Ancona, il padre del 18enne omicida: è stata lei a dirgli "spara"

Ancona, il padre del 18enne omicida: è stata lei a dirgli "spara"
Sabato 21 Novembre 2015, 09:27 - Ultimo agg. 8 Novembre, 14:11
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«L'hanno descritto come un mostro, ma mio figlio è un ragazzo buono: lei lo ha plagiato. La porta di casa dei genitori l'ha aperta lei. C'è stata una colluttazione, e lei ha detto sparagli!..». Così Carlo Tagliata, il padre di Antonio racconta dettagli tutti da verificare sul delitto di Ancona. E' come se gli avesse «messo la pistola in mano», ha aggiunto. Raccontanto anche che i fidanzatini in passato avevano tentato di uccidersi: «La ragazza due volte, ha i segni ai polsi. Mio figlio si stava buttando dalla finestra» per quel loro amore ostacolato dai genitori di lei.

Anche ieri, dopo l'omicidio, continua Tagliata, il figlio avrebbe chiamato la madre al cellulare dicendo «mi ammazzo», ma «senza spiegare cosa aveva fatto». In casa, un appartamento di corso Amendola, i Tagliata avrebbero trovato anche un bigliettino di Antonio, con frasi che li hanno fatti temere il peggio.

Per questo avrebbero avvertito la polizia, per poi andare «in caserma dai carabinieri», dove Antonio e la fidanzata, rintracciati nella stazione di Falconara marittima, sono stati poi portati per gli interrogatori e il fermo.

«Mio figlio non è un mostro come avete scritto sui giornali - continua l'uomo - è un bravo ragazzo, il 'gigante buono' lo chiamano, che se la sposava pure la fidanzata». Lei invece «è molto sveglia, l'ha plagiato, l'ha sedotto», gli ha «messo in mano la pistola». Carlo Tagliata è un fiume in piena. Prima non ne vuole sapere di parlare con i giornalisti, da dietro la porta di casa grida «fuori, andate via, ci avete rovinato...», poi però si convince a uscire sul pianerottolo: vuole difendere il figlio, spiegare, ma appena vede una telecamera o un telefonino si infuria, e minaccia di cacciare tutti giù dalle scale. È originario della Puglia, ha una moglie (una donna minuta, bruna, che appare solo per un attimo) e altri figli piccoli.

Nel 2005 venne sfiorato da un'indagine sull'omicidio del custode pugliese del cimitero di Ancona, Mario Bonfitto, ma poi uscì dalle indagini: non accetta che si parli di quella vecchia storia, forse il vero motivo per cui la famiglia Giacconi voleva che la figlia interrompesse la relazione con Antonio, cominciata pochi mesi fa. «All'inizio - racconta Carlo - andava tutto bene. La ragazza è stata qui da noi per un periodo, la portava la mamma. Mio figlio andava da lei, non c'erano problemi». Poi le cose sono cambiate, la ragazzina viveva «segregata. Non volevano che vedesse Antonio». Lei ha tentato «di ammazzarsi due volte, ha i segni ai polsi. Mio figlio si stava buttando dalla finestra».

Non solo, sempre secondo la versione di Carlo Tagliata, la sedicenne sarebbe andata «a denunciare il papà e la mamma: in quella casa c'erano regole dure, sono militari...». «Non la facevano uscire, non la mandavano neanche a scuola, è stata ricoverata in ospedale». Un quadro di fragilità dietro al quale ci sarebbe stata anche una brutta esperienza sentimentale vissuta dalla minore «a 12 anni». «Mio figlio è un bravo ragazzo. Lei è molto sveglia, l'ha plagiato. Antonio è solare, il 'Gigante buonò lo chiamano, gioca a boxe, doveva cominciare a lavorare come cuoco, e invece...».

Tagliata sostiene di aver visto ieri notte in caserma la sedicenne, e di essersi trovato davanti un volto «di ghiaccio». Una giovane donna che «praticamente a mio figlio lo stava facendo ammazzare. Pure lui due volte ha cercato di suicidarsi. Si stava buttando dalla finestra, era depresso». Ieri, dopo la tragedia, «ha telefonato alla madre e le ha detto 'mi ammazzò, ma senza spiegare cosa avesse fatto». Il sottufficiale Fabio Giacconi, questa la versione del Tagliata padre, «aveva detto che voleva farci arrestare a me e a mio figlio», per quel fidanzamento che non riusciva ad accettare. «Lo sanno tutti - ripete Carlo - che Antonio voleva bene a quella ragazza. Lei gli voleva far fare un figlio: lo ha scritto lei in una lettera, in cui parla delle violenze subite dai genitori».

E poi, l'accusa più pesante, forse l'estremo tentativo di un padre di addossare ad altri ogni colpa: «la porta di casa, ieri, l'ha aperta lei, c'è stata una colluttazione e lei gli ha detto 'sparagli!..». Prima di andare «gli ha messo la pistola in mano» ripete, e non si capisce se è una metafora o un'accusa diretta. Alla fine, prima di rientrare in casa, un appello ai cronisti: «attenti, stiamo a giocare con la vita di tutti. Noi in questa città non abbiamo avuto una vita facile. I figli abbiamo cercato di educarli, ma non possiamo stare a controllare ogni minuto cosa fanno, e con chi stanno: solo vi prego di scrivere che Antonio non è un mostro». E la cal. 9X21, un'arma potentissima, in mano a un ragazzino?: «Non ne so niente. Ora basta... buongiorno».

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