SANTO STEFANO DI CADORE (BELLUNO) - L'eccessiva velocità dell'auto di Angelika Hutter, l’automobilista tedesca di 33 anni che lo scorso 6 luglio ha travolto una famiglia in vacanza spezzando tre vite, sarebbe stata causata, secondo la sua difesa, da un guasto tecnico. Ma i parenti delle vittime, chiaramente, non ci stanno. Finora i familiari del piccolo Mattia Antoniello, del papà Marco e della nonna materna Maria Grazia Zuin, le vittime della strage di Santo Stefano di Cadore, nel Bellunese, hanno preferito non rilasciare dichiarazioni, mantenendo un profilo molto basso. Oggi però, giovedì 7 settembre, tramite lo studio dei propri legali - Studio3A - fanno sapere: «L’eccessiva velocità, determinante per le conseguenze terribili della tragedia, non dipende da “fattori terzi”, è inaccettabile addurre come alibi un guasto, e l’iniziale “disinteresse” pesa come un macigno: troppo facile provare rimorso adesso».
«Sarà la consulenza tecnica disposta dalla Procura di Belluno ad accertare la fondatezza di questa circostanza» premettono Elena Potente, che in un solo colpo ha perduto il figlioletto, il compagno e la mamma, e Rocco Antoniello, il fratello di Marco, alludendo alla perizia (senza contraddittorio tra le parti) affidata dal Pubblico Ministero della Procura di Belluno all’ingegner Andrea Calzavara per ricostruire la dinamica, le cause e le responsabilità del sinistro e di cui attendono con ansia le conclusioni.
Angelika Hutter non ricorda più nulla: «Ha rimosso tutto, piange sempre»
L'Audi A3 sulla quale era la donna «anche ammesso che abbia avuto un qualche problema tecnico - obiettano Elena Potente e Rocco Antoniello - non c’è il minimo dubbio che la causa principale della tragedia e delle sue proporzioni sia la velocità tenuta dalla Hutter, che andava quasi al doppio del limite vigente in quel tratto di strada, di 50 chilometri all’ora, com’è stato già ampiamente comprovato, e qui la responsabilità è tutta, solo e indiscutibilmente della conducente» proseguono.