Coronavirus, a Bergamo il 57% dei cittadini sottoposti a test sierologico è positivo

Coronavirus, a Bergamo il 57% dei cittadini sottoposti a test sierologico è positivo
Lunedì 8 Giugno 2020, 21:34 - Ultimo agg. 9 Giugno, 11:54
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Hanno aderito in misura minore di quanto ci si aspettasse. Delude la risposta dei cittadini selezionati dall'Istat per effettuare i test sierologici, nell'ambito dell'indagine nazionale finalizzata a mappare la diffusione del nuovo coronavirus sul territorio. Sul campione di oltre 150.000 soggetti selezionati in 2mila comuni e tutti contattati dalla Croce Rossa, solo il 24% ha infatti risposto positivamente al primo contatto e di questi oltre la metà ha effettuato già il prelievo. Un 63% di persone è invece da ricontattare perchè, per vari motivi, non ha ancora risposto. Il 13% ha infine espresso un rifiuto temporaneo, che la Cri cercherà di «trasformare in risposte positive».

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Adesioni insufficienti che hanno portato alla decisione di prorogare l'indagine, partita lo scorso 25 maggio e che sarebbe dovuta durare due settimane, sino a fine giugno. Varie le cause dello scarso entusiasmo degli italiani, a partire dal timore di dover effettuare un periodo di quarantena non ben definito. Intanto, a fornire una prima fotografia della diffusione del virus in una delle aree più colpite è un'altra indagine, sempre con test sierologici, promossa dall'Azienda sanitaria Ats di Bergamo: dal 23 aprile al 3 giugno sono state sottoposte al test 20.369 persone, di cui 9.965 cittadini e 10.404 sanitari. Per i cittadini, la percentuale di positività è del 57%, mentre tra il personale sanitario scende al 30%. La rilevazione fornisce un primo quadro territoriale della 'quantità' di cittadini che hanno sviluppato anticorpi al virus. L'obiettivo, con l'indagine nazionale, è di allargare la mappatura a tutto il territorio. I tempi, però, si allungheranno a questo punto inevitabilmente. «Onestamente - ha affermato il vicepresidente della Croce rossa Rosario Valastro - ci aspettavamo più adesioni, più che altro perché c'era stata una grande mobilitazione popolare».

Tra le spiegazioni della bassa disponibilità dei cittadini a sottoporsi ai test, «abbiamo pagato lo scotto di un acuirsi delle fake news sui social, una presenza eccessiva di varietà di test, alcuni dei quali sono stati poi ritirati dal commercio, mentre questi attuali sono i più sicuri, e poi anche a causa di una non completa informazione, dal momento che la campagna di comunicazione è stata avviata parallelamente all'avvio delle telefonate. Tant'è che poi l'adesione è andata un pò crescendo», argomenta Valastro. Ma, sopratutto, a pesare è la mancanza di tempi certi tra il test sierologico e la somministrazione dei tamponi: proprio «i tempi incerti rappresentano una paura ricorrente. Abbiamo chiesto in tal senso al Ministero della Salute nel tavolo comune - ha precisato - ma questo dipende probabilmente dalle differenze territoriali». Nel momento in cui il cittadino riceve infatti i risultati del test sierologico, l'eventuale presenza di anticorpi viene segnalata all'azienda sanitaria che impone la quarantena alla persona finché non si farà il tampone che rivelerà se è positivo o si è negativizzato.

Ma quanto ai tempi dell'intera procedura, «noi - ha precisato Valastro - non possiamo dare alcuna scadenza perché dipende dai sistemi sanitari regionali, quindi non sappiamo i tempi entro cui i cittadini vengono poi sottoposti al tampone». Per questo, dalla Cri arriva un nuovo appello agli italiani selezionati: «L'appello che lanciamo a coloro che hanno ricevuto un sms di preallerta è che quando arriveranno le telefonate sappiano che non si tratta di pubblicità o altro, si tratta di un prelievo fatto in una struttura accreditata ed entro 15 giorni avrete i risultati della presenza o meno degli anticorpi». Ma come si fa a riconoscere che non sia una truffa? Le chiamate, ricorda il ministero della Salute, provengono dal numero di Croce Rossa le cui prime cifre sono 06.5510, e tale numero è inserito anche nello spot che andrà in onda sulle reti Rai.

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