Carol Maltesi, l'ex fidanzato Davide Fontana condannato all'ergastolo. «Premeditazione e crudeltà». Lui: «Darei la vita per tornare indietro»

I giudici d'appello hanno riconosciuto le aggravanti, che erano cadute in primo grado. L'uomo per questo era stato condannato a trent'anni

Carol Maltesi, l'ex fidanzato Davide Fontana condannato all'ergastolo. «Premeditazione e crudeltà». Lui: «Darei la vita per tornare indietro»
Mercoledì 21 Febbraio 2024, 11:01 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 13:46
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MILANO La sentenza di primo grado aveva sollevato polemiche, rabbia e indignazione. Davide Fontana, reo confesso dell’omicidio di Carol Maltesi, definita dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio come una donna «disinibita», era stato condannato a 30 anni senza le aggravanti della premeditazione e della crudeltà. I giudici del processo d’appello le hanno riconosciute entrambe: l’ex bancario, che nel gennaio del 2022 ha ucciso la 26enne con una coltellata alla gola dopo averla colpita alla testa con 13 martellate, dovrà scontare la pena dell’ergastolo. Forte commozione in aula dopo la lettura del dispositivo, in particolare da parte della zia della vittima, che tra le lacrime ha abbracciato i legali di parte civile. «Sono felice - ha detto - perché deve pagare». In aula era presente anche Fontana, che all’inizio dell’udienza di ieri ha voluto rendere dichiarazioni spontanee e chiedere «ancora scusa a tutti» per ciò che ha commesso. L’uomo, che mesi fa ha avuto il via libera per fare richiesta di accedere a un percorso di giustizia riparativa, si è detto «fermamente deciso a voler riparare, per quanto possibile», alle sue azioni. «Non so se potrò mai essere perdonato per quello che ho fatto - ha aggiunto -, darei la vita per tornare indietro. Passerò il resto dei miei giorni ad aiutare gli altri». 


LO SCONTRO
Nel corso della mattinata, in aula, accusa e difesa si sono scontrate sul tema delle aggravanti. L’unica a non essere stata riconosciuta dalla Corte d’Assise d’appello di Milano è quella dei motivi futili e abietti, caduta anche in primo grado. Nelle motivazioni della sentenza di allora, proprio questo passaggio era finito al centro della bufera, in quanto il presidente Giuseppe Fazio specificava che l’uomo si era reso conto che Carol «si era servita di lui per meglio perseguire i propri interessi professionali» e da qui si era arrivati all’azione omicida.

Condannandolo alla pena massima, i giudici d’appello hanno anche stabilito un risarcimento di 168mila euro alla madre della vittima e una provvisionale di 180mila al figlio di 7 anni, che abita a in un’altra città. Nel periodo del delitto, la 26enne aveva proprio deciso di lasciare il paese in cui viveva nel Milanese, Rescaldina, per avvicinarsi al bimbo. Una scelta che a Fontana non sarebbe mai andata giù. I due, che avevano avuto una relazione, continuavano a frequentarsi per via del lavoro di lei, che creava contenuti per adulti sulla piattaforma Onlyfans. Il giorno dell’omicidio si erano incontrati nell’appartamento di Carol per girare un video in cui lei doveva apparire legata e incappucciata. A commissionarglielo tramite un falso profilo era stato proprio l’ex che, durante le riprese, ha iniziato a colpirla alla testa con un martello e l’ha poi uccisa sgozzandola.

 
IL DELITTO
Il difensore Stefano Paloschi, nel corso di una lunga arringa, ha insistito sull’assenza della premeditazione nel delitto, ricordando che il giorno prima Fontana si era sottoposto a un tampone per il Covid ed era finito in quarantena. In uno dei passaggi più significativi, ha poi sottolineato come, per oltre 70 giorni dalla sua morte, nessuno dei familiari e degli amici di Carol si sia preoccupato per lei. Dopo averla ammazzata, infatti, l’uomo ha fatto a pezzi il cadavere e ne ha conservato i resti in un congelatore comprato su Amazon per oltre due mesi. Non riuscendo a bruciarli su un barbecue, li ha quindi infilati in alcuni sacchi neri e gettati in una discarica nel Bresciano. Per tutto questo tempo, servendosi del cellulare della vittima e fingendo di essere lei, aveva risposto ai messaggi di chi la cercava. Il sostituto procuratore generale Massimo Gaballo ha concluso la requisitoria chiedendo l’ergastolo, l’avvocato Paloschi e la collega Giulia Ruggeri avevano chiesto che il bancario potesse essere giudicato con il rito abbreviato e ottenere lo sconto di un terzo sulla pena. Dopo oltre due ore di camera di consiglio, la Corte ha deciso.
 

 

 

 

 

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