Carol Maltesi “disinibita”? Il giudice: «Se fosse stata una suora avrei usato le stesse parole. E 30 anni non sono pochi»

Parla Giuseppe Fazio, presidente della Corte d’Assise che ha emesso la sentenza: spiega l'assenza di "motivi futili o abietti" a carico di Davide Fontana

Carol Maltesi “disinibita”? Il giudice: «Se fosse stata una suora avrei usato le stesse parole. E 30 anni non sono pochi»
Carol Maltesi “disinibita”? Il giudice: «Se fosse stata una suora avrei usato le stesse parole. E 30 anni non sono pochi»
Venerdì 14 Luglio 2023, 08:18 - Ultimo agg. 11:26
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Le accuse, la polemica e oggi il tentativo di spiegare una sentenza quanto meno discutibile. L'omicida «si è reso conto che la giovane e disinibita Carol Maltesi si era in qualche misura servita di lui per meglio perseguire i propri interessi personali e professionali e che lo aveva usato e ciò ha scatenato l'azione omicida». Questo scrivono i giudici per spiegare l'assenza di motivi futili o abietti a carico di Davide Fontana, bancario di 44 anni, che è stato condannato a 30 anni e non all'ergastolo (come chiedeva il pm) per aver ucciso a martellate e con una coltellata alla gola l'11 gennaio 2022 Carol Maltesi, 26 anni, a Rescaldina, nel Milanese, facendone poi a pezzi il corpo che fu trovato mesi dopo nel Bresciano, dentro alcuni sacchi dell'immondizia.

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«Stereotipi di genere? Vittimizzazione secondaria? Sono allibito, è il contrario di quello che abbiamo scritto nelle motivazioni. Ora capisco come si poteva sentire un pediatra ai tempi di Erode...». Giuseppe Fazio, presidente della Corte d’Assise di Busto Arsizio, con la giudice a latere e i sei popolari (di cui tre donne) dunque riscrivereste tutto? «Sì, perché sono convinto di non aver mancato di rispetto a nessuno, e non sarebbe stato diverso se la ragazza avesse fatto la suora anziché l’attrice.

Se non si capisce ciò che abbiamo scritto, è senz’altro un problema mio: ma anche chi legittimamente critica le motivazioni dovrebbe prima leggerle nella loro concatenazione su concetti giuridici che hanno significato diverso rispetto alla Treccani».

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I «motivi futili o abietti»? «Questa aggravante esiste se è espressione di un moto interiore del tutto ingiustificato e mero pretesto per sfogare un impulso criminale: e la giurisprudenza richiede sia il dato oggettivo, cioè la sproporzione tra reato e motivo, sia la componente soggettiva, che non può essere riferita ad un comportamento medio. Ecco, qui l’opinione anche del perito e dei consulenti psichiatri, che hanno studiato il funzionamento mentale dell’imputato, è stata che probabilmente a spingerlo ad uccidere non fu la gelosia adombrata dal pm, ma la consapevolezza di aver perso la donna amata, accompagnata dalla frustrazione per essere stato messo da parte da lei».

Dalla «giovane disinibita che «si era servita di lui»? «Dal punto di vista dell’imputato (così abbiamo scritto), valutando soggettivamente la sua condotta (l’abbiamo sottolineato), è stato il motivo/movente dell’omicidio: ma se è così, non è “abietto o futile” in senso tecnico-giuridico, oltre a non poter essere ritenuto più turpe di ogni altro movente di un delitto così cruento». Tredici martellate in testa, ma è stata esclusa anche l’aggravante della «crudeltà». «Che non è quella certa quota di crudeltà insita in ogni delitto cruento, ma per la giurisprudenza deve essere l’infliggere un male aggiuntivo e gratuito rispetto alla “normalità causale” del delitto: e qui per noi non c’era, non si può fare l’errore di desumere l’aggravante della crudeltà dal successivo raccapricciante scempio fatto sul cadavere». Perché le attenuanti generiche, che hanno pareggiato le aggravanti della minorata difesa e del legame affettivo? «Perché l’imputato, consentendo di acquisire molti atti d’indagini, ha fatto oggettivamente risparmiare tempi ed energie al processo». Sempre più spesso 30 anni vengono percepiti «pochi».

 

«Non è che ogni processo per un grave delitto debba finire con un ergastolo. Qui abbiano fissato la pena base nel massimo dell’omicidio semplice, 24 anni; e aggiunto il massimo della pena per lo scempio del cadavere, 7 anni più 3 di continuazione. Fanno 34 anni, ma il tetto massimo di legge è 30. Però faccia fare a me ora una domanda: con quale spirito tra pochi giorni la mia Corte d’Assise affronterà un altro processo per un fatto altrettanto cruento? Il giudice non è qui apposta per valutare le circostanze? Se no, ci dicano che possono fare a meno del giudice. E, al suo posto, metterci un juke-box».

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