Agnelli, caccia ai testamenti: una pista porta in Svizzera. I sospetti per l’italiano stentato dei documenti

In arrivo le rogatorie per verificare se le firme di Marella sono autentiche

Agnelli, caccia ai testamenti: una pista porta in Svizzera. I sospetti per l’italiano stentato dei documenti
Agnelli, caccia ai testamenti: una pista porta in Svizzera. I sospetti per l’italiano stentato dei documenti
di Valeria Di Corrado
Martedì 20 Febbraio 2024, 00:04 - Ultimo agg. 11:33
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Un altro mistero nella “dynasty” degli Agnelli. Porta in Svizzera la caccia all’originale dell’ultima versione del testamento con cui Marella Caracciolo ha lasciato tutta l’eredità ai suoi tre nipoti prediletti: John, Lapo e Ginevra Elkann. È infatti a Gstaad, nel cantone di Berna, che la moglie dell’Avvocato avrebbe sottoscritto il 22 agosto 2014 la seconda aggiunta alle sue ultime volontà. Il condizionale è d’obbligo perché in realtà, sulla base di una perizia calligrafica eseguita sulla copia di quel documento, gli inquirenti della Procura di Torino hanno il sospetto che si tratti di una firma apocrifa. Proprio in quell’atto, scritto in un italiano stentato, viene specificato chi avrà il compito di custodirlo: il notaio che lo aveva redatto, ossia lo svizzero Urs Robert Von Gruenigen, ora indagato per aver concorso con John Elkann e con il commercialista di famiglia Gianluca Ferrero nel reato di «dichiarazione fraudolenta mediante altri artifizi», «al fine di evadere l’imposta sul reddito».
«Questo testamento sera stentato in uno solo esempio a destinazione della signora Marella Caracciolo Agnelli. Il originale rimane con il notaio», scrive Von Gruenigen in un italiano approssimativo.

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«È mio desiderio che il mio esecutore testamentario si consulti con i miei eredi e che si attenga ai loro desideri, finché questi ultimi tra loro sono concordi», si legge nella copia del documento. Considerato che - al termine delle perquisizioni dell’8 febbraio presso il domicilio fiscale di Von Gruenigen, in via Amerigo Vespucci, a Torino - i finanziari non hanno trovato gli originali del testamento del 12 agosto 2011 e delle due aggiunte fatte nel 2012 e nel 2014, il sospetto dei pm è che si trovino nello studio svizzero del notaio.

Per arrivare lì, gli inquirenti hanno solo la strada della rogatoria. Ma i tempi per ottenere una risposta sono lunghi. Senza contare che il tipo di reato per cui si procede, al momento, non consente nemmeno un’accelerazione.

 

Intanto ieri i legali di Elkann e quelli di Ferrero (presidente della Juventus, carica del tutto slegata dalle indagini) hanno impugnato davanti al Tribunale del riesame di Torino il decreto di perquisizione, anche su sistemi informatici, emesso il 7 febbraio dalla Procura subalpina. Una mossa che permetterà alle due difese di conoscere di fatto le carte in mano al pool formato dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai sostituti procuratori Mario Bendoni e Giulia Marchetti, titolari dell’inchiesta. I penalisti contestano il fatto che gli investigatori abbiano sequestrato dei documenti precedenti rispetto agli anni oggetto della presunta evasione fiscale: ossia il 2018 e il 2019. L’erede designato da Gianni Agnelli è accusato infatti di aver contribuito a impedire «l’assoggettamento all’imposizione fiscale della rendita vitalizia» che Marella riceveva dalla figlia: poco più di 8 milioni di euro nel 2018 e circa 580mila fino al 23 febbraio 2019, quando poi “lady Fiat” morì. L’evasione fiscale è stata calcolata in oltre 3,7 milioni di euro (senza contare gli interessi su questi redditi).

LA GENESI

L’indagine è partita nel dicembre 2022 dopo l’esposto presentato da Margherita Agnelli, secondogenita dell’Avvocato. La battaglia legale che la vede contrapposta ai tre figli avuti con l’ex marito Alain Elkann è iniziata quando, dopo il decesso di sua madre, si è resa conto che le sarebbero stata nascosta una parte cospicua dell’eredità dei genitori, secondo lei occultata nei paradisi fiscali. Effettivamente, dalle indagini eseguite finora, è emersa «l’esistenza di ulteriori beni, produttivi di reddito, derivanti dall’eredità del senatore Giovanni Agnelli, detenuti da società terze (tra cui le offshore Bundeena Consulting e Sikestone Invest con sede nelle Isole Vergini Britanniche, ndr) collocate in paradisi fiscali, di cui Marella Caracciolo è risultata essere titolare effettiva». Con la “scusa” della residenza fittizia in Svizzera - secondo i pm - avrebbe occultato al Fisco rendite da milioni di euro che potrebbero aver generato, a loro volta, interessi da capogiro, anche questi rimasti esenti da tassazione. 

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