Giulia Cecchettin, la lotta disperata e quell'ultimo colpo fatale al collo: per Turetta «l'aggravante della crudeltà»

Ecco i dettagli (orribili) che descrivono una terza fase del delitto e saranno forse decisivi per arrivare all’ergastolo di Filippo Turetta

Giulia Cecchettin, la lotta disperata e quell'ultimo colpo fatale al collo: per Turetta «l'aggravante della crudeltà»
Giulia Cecchettin, la lotta disperata e quell'ultimo colpo fatale al collo: per Turetta «l'aggravante della crudeltà»
Venerdì 1 Dicembre 2023, 11:31 - Ultimo agg. 20:46
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Oggi Filippo Turetta ha l’occasione di raccontare tutta la verità sull’uccisione della ex fidanzata. E gli inquirenti oggi potranno trovare una conferma sull’orribile sospetto che Giulia Cecchettin sia stata uccisa dopo una lotta disperata con il suo assassino. Dopo aver cercato di fermare la lama del coltello con le mani. Prima dell’ultimo colpo, profondo, fatale, al collo.

Giulia Cecchettin, il coltello e la lotta

 

Partendo dall’analisi di quelle 26 ferite trovate sul corpo della ragazza, lasciato in una scarpata vicino al lago di Barcis, e riportate nell’ordinanza firmata dal gip Benedetta Vitolo. Alcune inferte quando era già morta - riporta il Corriere della Sera -  altre segno del trascinamento del corpo, quelle alla testa causate dalla violenta caduta quando ha cercato disperatamente di scappare dall’auto di Turetta nell’area industriale di Fossò.

Ma è su una in particolare che si concentrerà l’esame autoptico che verrà eseguito alle 9 di oggi dall’anatomopatologo Guido Viel, nell’équipe anche l’entomologo che ha seguito il caso Elisa Claps. 

La lesione al «collo» nella «regione latero-cervicale sinistra» e «cervicale posteriore», dai «margini netti». Una ferita profonda, segno di una coltellata letale, quasi istantanea. Dopo che Giulia era già stata colpita molte volte. Un elemento decisivo, per gli inquirenti diretti dal procuratore di Venezia Bruno Cherchi, per poter contestare l’aggravante della «crudeltà». Perché i tagli ai palmi delle mani emersi nel primo esame medico legale fanno ipotizzare che Giulia abbia lottato con il suo assassino, cercando di fermare le coltellate impugnando a mani nude la lama.

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Dettagli orribili che descrivono una terza fase del delitto e saranno forse decisivi per arrivare all’ergastolo: le prime coltellate vicino a casa, l’aggressione a Fossò quando Giulia era ancora in grado di correre via con Filippo Turetta che la insegue, la butta a terra e le fa perdere i sensi. Ma Giulia è ancora viva, almeno fino al colpo finale. È anche per questo che Procura e carabinieri hanno voluto interrogare Turetta quasi in contemporanea con l’esame autoptico. Il magistrato e i difensori, gli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, arriveranno al carcere di Verona due ore dopo l’inizio dell’autopsia.

 

Dopo la decisione di non rispondere al gip martedì, limitandosi a spontanee dichiarazioni, è possibile che Turetta oggi faccia lo stesso. Ma i confronti ravvicinati con i legali di questi giorni e il rinvio dell’incontro con i genitori, sembrano il preludio di una nuova fase. Quanto esaustiva e dettagliata non si sa. Intanto ieri il comando generale dell’Arma ha diffuso una nota a tutti i comandi dei carabinieri. In «caso di violenze, maltrattamenti e atti persecutori» fondamentale «un’accurata e tempestiva gestione degli interventi». Ogni segnalazione deve essere «gestita con la massima attenzione».

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