Martina Scialdone uccisa dall’ex a colpi di pistola fuori da un ristorante, il pm: «Subito a processo»

La Procura chiede il giudizio immediato per Costantino Bonaiuti, accusato di omicidio

Martina uccisa dall’ex a colpi di pistola fuori da un ristorante, il pm: «Subito a processo»
Martina uccisa dall’ex a colpi di pistola fuori da un ristorante, il pm: «Subito a processo»
di Michela Allegri
Venerdì 14 Luglio 2023, 06:34 - Ultimo agg. 3 Ottobre, 08:43
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Controllava i suoi spostamenti in modo ossessivo e, per farlo, aveva messo sull’auto di lei un dispositivo gps che aveva collegato al suo cellulare. Quando Martina Scialdone ha deciso di interrompere la loro relazione, Costantino Bonaiuti le ha sparato davanti a un ristorante in zona Tuscolana. Per la giovane avvocatessa di 34 anni non c’era stato nulla da fare. E ora per Bonaiuti, 61 anni, i magistrati hanno chiesto il giudizio immediato, che lo porterebbe sul banco degli imputati saltando la fase dell’udienza preliminare. Le accuse sono omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla premeditazione.

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L’ARMA

Per gli inquirenti, Bonaiuti sarebbe uscito di casa con l’intento di uccidere la giovane: per questo aveva portato con sé la pistola che deteneva per uso sportivo e che non avrebbe potuto trasportare al di fuori del tragitto casa-poligono.

Questa circostanza gli costa anche l’accusa di porto abusivo della Glock usata nel delitto. Nel capo di imputazione si legge che l’uomo aveva con sé l’arma «essendo consapevole della volontà - di Martina, ndr - di interrompere definitivamente la relazione e controllando gli spostamenti» della donna «grazie all’installazione clandestina di un dispositivo gps», collegato «al suo cellulare». Ora l’uomo, assistito dall’avvocato Gabriele Vescio, attende che il gip fissi la data della prima udienza.

I fatti risalgono alla sera del 13 gennaio. Martina era andata a cena dal fratello con la madre, poi si era incontrata con Bonaiuti, ingegnere dell’Enav, al ristorante “Brado”. Lì i due avevano iniziato a litigare furiosamente. «Alle 23.09 Martina mi ha telefonato e ha chiesto con tono agitato se potevo andarla a prendere - ha raccontato il fratello agli inquirenti - Mi sono vestito di corsa e sono uscito a piedi. Qualche momento dopo, alle 23.12, mi ha richiamato dicendomi: non ti preoccupare, torno da sola». Lui, però, era andato lo stesso. Era preoccupato, «ho sentito in sottofondo Costantino che diceva: mi sta cornificando». Arrivato al ristorante, aveva assistito agli ultimi momenti della lite: Bonaiuti tratteneva la vittima per un braccio, poi, all’improvviso, lo sparo: «Nel momento in cui sono riuscito a dividerli lui ha tirato fuori la pistola e ha sparato». Il sessantunenne, dopo l’arresto, aveva rilasciato alcune dichiarazioni spontanee: «Non volevo uccidere Martina, volevo suicidarmi, il colpo è partito per sbaglio». Una versione che non era stata considerata credibile: per l’accusa, l’omicidio era stato pianificato.

 

IL MOVENTE

D’altronde, il fratello di Martina aveva raccontato anche di un possibile movente: «Mia sorella doveva incontrarsi con lui per dirgli che voleva chiudere definitivamente. Credo che nell’ultimo periodo glielo avesse fatto capire». La giovane aveva una nuova storia e Bonaiuti era geloso, «credo avesse scoperto di quest’altra persona che lei frequentava». Nell’ordinanza il gip aveva insistito sulla premeditazione, descrivendo come inverosimile la tesi del tentativo di suicidio: «Bonaiuti pur potendo, anche successivamente all’evento, rivolgere l’arma nei suoi stessi confronti, ha, con estrema lucidità, una volta uccisa la donna, diretto la sua azione esclusivamente alla fuga». Aveva telefonato alla ex moglie, che aveva raccontato agli investigatori: «Mi ha detto di avere sparato alla Scialdone a causa di un colpo partito per sbaglio». Poi era tornato a casa, dove era stato arrestato.

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