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Martina Scialdone uccisa dall'ex, prima del delitto dal ristorante è partita una telefonata alla polizia. «Abbiamo tentato di difenderla»

I dipendenti del ristorante Brado spiegano: «Abbiamo tentato di proteggerla, non è vero che l'abbiamo cacciata via dal bagno»

Martina Scialdone uccisa dall'ex, cosa sappiamo: la fuga in bagno, il segnale al cameriere e le responsabilità del locale (che si difende)
Martina Scialdone uccisa dall'ex, cosa sappiamo: la fuga in bagno, il segnale al cameriere e le responsabilità del locale (che si difende)
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Domenica 15 Gennaio 2023, 15:39 - Ultimo agg. : 16 Gennaio, 11:54
5 Minuti di Lettura

In viale Amelia, di fronte a quel locale con le serrande abbassate, iniziano ad essere lasciati dei mazzi di fiori. Non lontano, sullo stesso marciapiede dall’asfalto sconnesso, in quest’angolo di Roma (quartiere Tuscolano), venerdì sera una giovane donna di 35 anni è stata ammazzata dal suo ex compagno. Un colpo solo, esploso da una semiautomatica calibro 45, a distanza ravvicinata dritto al torace. E c’è una domanda che prevarica tante altre: quella donna, Martina Scialdone, avvocato civilista, poteva essere salvata? Qualcuno dei tanti che riempivano il ristorante “Brado” e che pure avevano assistito alla lite tra la donna e il suo ex compagno, Costantino Bonaiuti, 61enne, ingegnere dell’Enav, poteva salvarla o proteggerla?

APPROFONDIMENTI
«Lei voleva troncare una relazione sbagliata»
La fuga in bagno, poi l'ex che le spara in strada
Morta tra le braccia del fratello
Avvocato insulta la collega 

Il killer di Martina Scialdone, chi è Costantino Bonaiuti: la diagnosi di due tumori e la passione per le armi

 

 

È venerdì sera, un uomo e una donna sono seduti in un ristorante pieno di persone. Sembra una coppia come tante poi però i due iniziano a discutere. Da quello che finora è stato possibile accertare, la loro relazione durata qualche anno era giunta al termine: lei voleva chiudere definitivamente, lui sperava di ricucire. I ruoli erano delineati, le parole pronunciate in maniera chiara prima ancora di venerdì sera ma poi si erano nuovamente visti. «Le ho aperto il cancello proprio quella sera - racconta un vicino di Martina - erano le 19 più o meno stava rientrando, era sorridente come sempre». Forse quell’appuntamento era stato concordato più tardi, forse Martina non sarebbe neanche voluta andare. È lecito supporre che sia stato l’uomo ad insistere, in preda alla gelosia e incapace di accettare la rottura, che lei abbia acconsentito perché tuttavia, nonostante la fine, era stata la sua compagna per diversi anni in una relazione che aveva dato e tolto ad entrambi.

L’uomo però con sé aveva una pistola - dopo l’arresto con l’accusa di omicidio volontario la Procura gli contesta la premeditazione e di aver agito per motivi abietti e futili rappresentati dalla gelosia - che ha usato esplodendo un solo colpo al cuore della donna. La pistola ce l’aveva perché Bonaiuti aveva un regolare porto d’armi per uso sportivo ma ora, dopo il terzo femminicidio in Italia da inizio 2023, si chiede cautela. Lo stesso sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha detto: «Dovremmo fare una riflessione sulla necessità di limitare il possesso delle armi, riducendone il numero in circolazione, per aumentare la sicurezza di tutti». Prima di questa fine tragica c’è la lite e quanto accaduto dentro al locale che rientra nell’interesse investigativo proprio per cercare di trovare una risposta a quella domanda: Martina poteva essere salvata? 


I SOCCORSI
Al vaglio degli inquirenti anche le immagini dei sistemi di videosorveglianza mentre i proprietari del ristorante Brado, dopo una prima versione fornita agli agenti, saranno ascoltati oggi come persone informate sui fatti. C’è chi sostiene che la coppia sia stata allontanata dal locale, invitata ad uscire perché una coppia che litiga - e pure animatamente - desta “fastidio” nella clientela. C’è chi sostiene che Martina sia stata fatta uscire dal bagno dove effettivamente si era recata per contattare il fratello e chiedere aiuto forse perché minacciata dall’ex. Ma i titolari del locale sostengono un’altra versione, smentiscono di aver negato aiuto alla ragazza, smentiscono le richieste d’aiuto avanzate ad un cameriere e non colte nonché la vicenda del bagno e ribattono, invece, che tutto quello che potevano fare è stato fatto. Senza andare oltre perché invitati a non aggiungere altro con un’indagine ancora in corso. Martina si è alzata da tavola è andata in bagno contattando il fratello che arriverà poi al ristorante. Perché non è fuggita? Forse aveva capito che quell’uomo era armato o forse lui stesso l’ha minacciata dicendole se te ne vai faccio una strage? Tutte domande anch’esse a cui la polizia dovrà trovare una risposta. 


LE RICHIESTE DI INTERVENTO
Di certo ci sono due telefonate e su questo i proprietari non mentono: la prima parte al 112 per una richiesta di intervento per una lite nel locale, la segnalazione viene trasmessa alla sala operativa della Questura, ma è venerdì sera e quanti interventi vengono richiesti per una lite? Dopo un po’ i proprietari chiedono alla donna se vuole restare nel ristorante mentre Bonaiuti è già fuori ma continua ad urlare, lei stando alle loro parole, rifiuta: «No, no – dice - è tutto a posto». In viale Amelia la polizia non c’è ancora, ma parte la seconda segnalazione, sono le 23.38, è stavolta si denunciano gli spari. I primi a prestare soccorso, a detta dei ristoratori, sono anche alcuni clienti del locale tra cui un medico. Per la dinamica che segue è probabile che le volanti arrivate siano quelle partite per la prima segnalazione: Martina è ancora viva anche se gravemente ferita e l’uomo viene visto fuggire a bordo della sua Mercedes Classe A. Gli agenti impiegheranno poco tempo per verificare la targa di quel veicolo e risalire a Bonaiuti che verrà arrestato poco dopo la mezzanotte nel suo appartamento al quartiere Fidene. Oggi per lui l’interrogatorio di convalida a piazzale Clodio davanti al gip.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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