Pensionato derubato di tutto tenta di gettarsi nel Tevere: «Non so come pagare i debiti». Salvato da istruttore della Municipale

Dopo averlo messo al sicuro, gli agenti lo hanno portato al comando più vicino

Pensionato derubato di tutto tenta di gettarsi nel Tevere: «Non so come pagare i debiti». Colletta dei vigili
Pensionato derubato di tutto tenta di gettarsi nel Tevere: «Non so come pagare i debiti». Colletta dei vigili
di Luisa Urbani
Sabato 24 Febbraio 2024, 22:57 - Ultimo agg. 25 Febbraio, 13:27
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«Tremava. Era agitato e spaventato. Non voleva che nessuno si avvicinasse a lui, ma dovevo salvarlo a tutti i costi. Non potevo permettermi che si buttasse». È ancora visibilmente provato Pietro, l’agente di polizia locale che venerdì mattina ha salvato la vita a un romano di 64 anni che voleva gettarsi da Ponte Garibaldi, il viadotto che collega il lungotevere De’ Cenci e piazza Belli.

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LA DINAMICA

«Insieme ai colleghi Patrizia e Alessandro ero in auto per il consueto pattugliamento di zona.

Stavamo percorrendo il ponte in direzione Trastevere quando una ragazza sulla 30ina, molto preoccupata, ci ferma per dirci che c’era un signore che minacciava di uccidersi». Immediatamente gli agenti sono scesi e si sono diretti verso l’uomo che – sotto gli occhi sbalorditi dei passanti – aveva già scavalcato il parapetto. «Appena ci ha visti ha alzato la voce. Era molto agitato. Ripeteva “andate via, andate via. Se vi avvicinate mi butto”». Ma Pietro non si è fatto intimorire e, nonostante il 64enne cercasse di allontanarlo, lui, con molta pazienza, ha cercato di entrarci in contatto. «Non ho pensato a nulla, in certe situazioni non rifletti troppo. Se ragioni perdi tempo e in questi momenti non c’è tempo da perdere. Pensavo solo che dovevo salvarlo» prosegue il poliziotto. «Ho notato che indossava un cappellino della Roma e allora gli ho detto che anche io sono un gran tifoso romanista. Era un modo per spiegargli che eravamo amici, che volevo aiutarlo. Alle mie parole è come se dentro di lui fosse scattato qualcosa. Era comunque ancora molto agitato, ma almeno non mi respingeva più. Ha iniziato ad ascoltarmi e a parlarmi della sua passione per il calcio. Prima, quando lavorava, andava sempre in curva sud». Una dialogo di un quarto d’ora in cui l’uomo, pian piano, si è aperto con l’agente. «Quando ho visto che era un po’ più calmo gli ho chiesto perché era su quella balaustra facendogli capire che poteva fidarsi di me, che poteva raccontarmi tutto». Ed è in quel momento che il 64enne ha iniziato a confidare il suo dramma: il giorno prima, mentre era a passeggio, gli avevano rubato il marsupio con dentro tutti i documenti e i soldi, gli ultimi soldi rimasti per arrivare alla fine del mese. «Il problema più grande, quello che lo ha portato a decidere di volersi togliere la vita, è che dopo il furto non aveva il denaro necessario per rifare i documenti e senza documenti non poteva ritirare l’assegno di inclusione. Tutte cose che in realtà si potevano risolvere, ma non per una persona che vive da sola e in una situazione di semi indigenza» spiega Pietro. Alla fine, dopo aver raccontato tutto l’uomo si è calmato, ed è lì che Pietro lo ha afferrato per un braccio e grazie anche all’aiuto dei colleghi l’ha trascinato via, salvandogli la vita. Ma non finisce qui. 

LA RACCOLTA

Dopo averlo messo al sicuro, gli agenti lo hanno portato al comando più vicino. «Non si staccava più da me – prosegue Pietro – voleva per forza che stessi con lui». Arrivati in sede, con una piccola raccolta, gli agenti hanno consegnato all’uomo la cifra di cui aveva bisogno per rifare i documenti. Così ieri mattina, il 64enne ha potuto riottenere la sua carta di identità e quindi ritirare l’assegno. «Ci siamo scambiati i numeri di telefono perché lui mi ha promesso che vuole ridarci i soldi che gli abbiamo prestato. Ovviamente gli ho detto che non serve, ma che può chiamarmi quando vuole perché adesso ha un nuovo amico».

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