Il Piotta rapinato al mercato di Porta Portese: «Cercavo un vinile, ci ho rimesso il portafogli»

Tommaso Zanello racconta: «Bisogna stare attenti. Arrabbiato? No, mi scoccia solo dover rifare i documenti»

Il Piotta rapinato al mercatino di Porta Portese: «Cercavo un vinile, ci ho rimesso il portafogli»
Il Piotta rapinato al mercatino di Porta Portese: «Cercavo un vinile, ci ho rimesso il portafogli»
di Alessia Marani
Lunedì 4 Marzo 2024, 00:07 - Ultimo agg. 5 Marzo, 08:14
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Come ogni romano doc che si rispetti anche il Piotta, al secolo Tommaso Zanello, cinquantenne rapper e cantautore, produttore discografico e scrittore, ama quando ne ha la possibilità farsi un giro tra i banchi dello storico mercato di Porta Portese. E anche lui, purtroppo, che ha pure rappato le musiche della fiction di storie di mala, “Suburra”, è stato vittima delle batterie di borseggiatori, mai dome e sempre in agguato.

Tommaso ci racconta la sua disavventura?
«C’è poco da dire.

Ero in cerca di un vinile, ormai i negozi che li espongono praticamente non esistono più. Un conto è ricercarli online ma maneggiarli, osservarli da vicino, è sempre una emozione. Ora poi sarò parecchio impegnato con i nuovi live e così, l’altra domenica, mi sono ritagliato un po’ di tempo per andare a Porta Portese a sbirciare a caccia di qualche “chicca” da riportare a casa. Invece, al momento di andare a pagare, il portafogli era sparito».

Ha subito un gran danno?
«Non vado mai in giro con chissà quanti contanti, ma andando al mercato mi ero portato dietro duecentocinquanta euro. Poi avevo praticamente tutti i documenti e quella è la scocciatura più grande: il doverli rifare, dovere sprecare ore preziose in burocrazia quando si lavora. Scoccia dovere andare a fare la denuncia, aspettare per riaverli. Cosa buona è che della maggior parte avevo fatto una fotocopia o li avevo scansionati, così alcune procedure risulteranno facilitate».

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Ha capito chi può essere stato?
«La denuncia, ovviamente, è contro ignoti. Però, di fatto, appena mi sono reso conto di essere stato derubato, ho pensato a due tipi particolari che mi sono ritrovato intorno mentre stavo curiosando tra le raccolte esposte. Almeno apparentemente sembravano scollegati l’uno dall’altro e lì per lì non ci ho fatto caso. Chissà».

Sa chi erano?
«Chi siano non lo so davvero. Sta di fatto che erano dei ragazzi giovani, come tanti. Uno era addirittura in sella a una bicicletta e la circostanza mi aveva incuriosito: gironzolare per il mercato in bici era un po’ bizzarro. Mentre guardavo i dischi, poi, un altro ragazzo mi si è avvicinato. Forse mi aveva riconosciuto, oppure no. Mi ha rivolto la parola chiedendomi un commento su un album, quindi in quel frangente di sicuro mi sono distratto o, comunque, la mia attenzione era attirata da lui. Mi aveva colpito perché aveva i dread, i capelli rasta. Subito dopo è sparito. Non ha più comprato nulla». 

 

È arrabbiato? 
«Può capitare a chiunque e ovunque, è inutile arrabbiarsi. Bisogna solo stare più attenti».

Tornerà a Porta Portese?
«Certo, non a brevissimo però».

Prima dovrà portare in giro per l’Italia il suo nuovo album, “’Na botta infame”...
«Sì, è uscito il primo marzo ed è un lavoro a cui tengo molto perché legato anche a mio fratello che non c’è più. Ho ricevuto tante chiamate di amici e fan che hanno apprezzato musica e contenuti. Anche da parte di molti colleghi, il che non accade sempre e non è scontato. Insomma, una bella soddisfazione».

A volte anche Roma, però, si dimostra “infame”...
«Ma Roma è Roma, sempre bellissima. Ogni quartiere, ogni Rione, ha un suo fascino. Anche Trastevere con il suo scippo infame».

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