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Accoltellata a Termini, l'aggressore resta in cella: «È pericoloso». Lei: «La fine di un incubo»

Aleksander Chomiak, fermato a Milano, aveva con sé un coltello sporco di sangue

Accoltellata a Termini, l'aggressore resta in cella: «È pericoloso». Lei: «La fine di un incubo»
Accoltellata a Termini, l'aggressore resta in cella: «È pericoloso». Lei: «La fine di un incubo»
di Michela Allegri e Claudia Guasco
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 4 Gennaio 2023, 23:57 - Ultimo agg. : 6 Gennaio, 09:20
4 Minuti di Lettura

Tranquillo, fin troppo. «Non sono io quella persona. Non ho fatto niente», afferma quando gli mostrano le immagini dell’aggressione. Era a Termini la sera di San Silvestro? «Non ricordo se sono passato dalla stazione», replica. E quei coltelli, uno sporco di sangue? «Vivo per strada, mi servono per tagliare il pane e aprire le confezioni di cibo». Seduto davanti al gip, Aleksander Mateusz Chomiak, il ventiquattrenne polacco in carcere per aver accoltellato il 31 dicembre una turista israeliana, fornisce risposte strampalate ma «perfettamente lucide», anche se «generiche e contraddittorie». Che alla fine non fanno che confermare il «possente e univoco» quadro indiziario nei suoi confronti, scrive il giudice Natalia Imarisio nell’ordinanza di convalida del fermo per tentato omicidio e porto abusivo d’arma.

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SANGUE SULLA LAMA
Chomiak resta in carcere a San Vittore, il rischio di reiterazione del reato e il pericolo di fuga sono concreti. La sua vita randagia, senza fissa dimora, documenti e nemmeno un telefono, va di pari passo con un’inclinazione «alla violenza» e una «inquietante spregiudicatezza». Evidente nella scelta della sua vittima, Abigail Dresner, «una giovane donna sola», ma anche per l’assenza di scrupoli con la quale ha condotto il suo assalto, «in un luogo pubblico presidiato da sistemi di videosorveglianza e forze dell’ordine». Un’esistenza tutta «improntata alla devianza», con una serie di reati di cui non fa mistero: un precedente per resistenza in Polonia, l’ammissione di procacciarsi cibo arraffandolo nei negozi, di avere rubato almeno uno dei coltelli «perché non tagliava bene». Quando due giorni fa è stato bloccato da una coppia di carabinieri sul treno per Brescia aveva gli stessi vestiti della notte dell’agguato, un paio di sacchetti di plastica con del cibo e un piccolo arsenale. Nella tasca destra della felpa un coltello con 10 centimetri di lama e un taglierino da 16 centimetri, nella busta insieme al cibo un altro coltello da cucina «con tracce apparentemente ematiche di colore rosso», avvolto in un foglio di carta e «custodito in una confezione di barrette energetiche». Per gli investigatori potrebbe essere l’arma con la quale ha colpito Abigail due volte all’addome e una al torace, le analisi isoleranno il dna e riveleranno se è la stessa.

 

FOTOSEGNALATO A ROMA
Ora la giovane «sta meglio, è una ragazza forte, per noi è la fine di un incubo», dice sollevata la madre. La vittima, ascoltata in ospedale, «ha ipotizzato che l’aggressione potesse essere scatenata dalla sua nazionalità israeliana», scrive il gip, che tuttavia non contesta l’aggravante razziale: le scritte in ebraico sulla sacca che aveva in spalla «non hanno evidenza tale da poter essere prontamente collegate a un’appartenenza etnica o religiosa». Pare più il gesto di uno squilibrato, riflettono gli investigatori, anche se Chomiak tutto sembra tranne che un folle. Nell’interrogatorio nega, prova a depistare, fa mezze ammissioni. Racconta di essere in Italia da circa otto mesi, di sopravvivere mangiando alla Caritas e con l’aiuto della comunità polacca a Torino. Riferisce di aver «soggiornato a Roma» da «prima di Natale sino al primo gennaio» e di essere stato fotosegnalato il 27 dicembre dalla polizia di Roma per un tentato furto nel bar Marmorata: ha comprato cibo d’asporto ed è scappato senza pagare, inseguito dal gestore è stato intercettato da una pattuglia. Conferma anche di essere salito «su un autobus il 31 dicembre», come emerge dalle videocamere, e «di aver preso un treno da Roma Termini il primo gennaio».

Ma era da un po’ che gironzolava in zona. Già il pomeriggio di San Silvestro una guida turistica ha messo a verbale di avere notato «un uomo con il manico di un grande coltello che fuoriusciva dalla cintola», riconoscendolo poi come l’aggressore della stazione. Prima è stato un gran girovagare. Chomiak ha mostrato ai carabinieri un verbale redatto il 16 dicembre dalla Polstrada di Sapri, in provincia di Salerno, dove è stato fermato per furto in un negozio. Denunciato a piede libero, è stata contattata per il rimpatrio l’ambasciata polacca a Roma, che si è offerta di pagare il viaggio aereo. È stato messo in contatto con la madre, che lo ha pregato di tornare a casa. Aleksander ha promesso che lo avrebbe fatto ma è scappato di nuovo. Per ricomparire l’ultimo dell’anno davanti ad Abigail con un coltello in mano.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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