Regeni, Gabrielli contro il pm Zucca: «Da lui accuse infamanti»

Regeni, Gabrielli contro il pm Zucca: «Da lui accuse infamanti»
Mercoledì 21 Marzo 2018, 12:25 - Ultimo agg. 22 Marzo, 16:43
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Accuse «infamanti» e «oltraggiose», «arditi parallelismi che qualificano soltanto chi li pronuncia». Chiede «rispetto», «in nome di chi ha dato il sangue, di chi ha dato la vita», il capo della polizia Franco Gabrielli. Lo fa da Agrigento dove partecipa a un'iniziativa in ricordo di Beppe Montana, il responsabile della "catturandi" di Palermo ucciso dalla mafia nel 1985. La sua è una replica a muso duro al sostituto procuratore generale di Genova Enrico Zucca, pm del processo sul pestaggio alla scuola Diaz. Una risposta alla frase («i nostri torturatori sono al vertice della
polizia, come possiamo chiedere all'Egitto di consegnarci i loro torturatori?»
) con cui il magistrato ha accostato quel che accadde durante il G8 del 2001 alla vicenda di Giulio Regeni, il ricercatore italiano sequestrato, torturato e ucciso al Cairo. E si muove anche il Csm: una pratica è stata chiesta per valutare se il magistrato debba essere trasferito.

Gabrielli ricorda Montana e «i tantissimi troppi colleghi delle forze di polizia, magistrati, imprenditori, sindacalisti, rappresentanti delle pubbliche amministrazioni che hanno pagato con la loro vita quel loro impegno». Un esempio per chi ancora oggi ha compiti di responsabilità e che rende ancora più offensive «le parole di chi ha detto che ai vertici della polizia ci sono dei torturatori». «Noi facciamo i conti con la nostra storia ogni giorno, noi sappiamo riconoscere i nostri errori. Noi, al contrario di altri, sappiamo pesare i comportamenti», rivendica orgogliosamente il capo della polizia tra gli applausi.

Il pm finito nell'occhio del ciclone non arretra però di un millimetro. E rilancia, chiedendo al governo di spiegare perché ha tenuto ai vertici operativi della polizia di Stato funzionari che erano stati condannati con le sentenze Diaz e Bolzaneto. «La rimozione del funzionario condannato è un obbligo convenzionale, non una scelta politica», osserva Zucca; e se «noi violiamo le convenzioni è difficile farle rispettare ai Paesi non democratici». «Il mio messaggio di ieri era - spiega - "crediamo in primis noi ai principi, prima di pretendere che ci credano altri"».

Intanto si muove il Pg della Cassazione Riccardo Fuzio, titolare con il Guardasigilli dell'azione disciplinare nei
confronti dei magistrati, con l'avvio di accertamenti preliminari sulla vicenda. Mentre il ministero della Giustizia incarica il suo Ispettorato di acquisire la videoregistrazione integrale del convegno al quale è intervenuto Zucca e una relazione dettagliata sulla vicenda, predisposta dal Procuratore generale di Genova. Che ha fatto già sapere come la pensa: «Il collega Zucca ha fatto un discorso molto articolato e pienamente condivisibile. Sono dispiaciuta per le incomprensioni, ma il suo intento non era certo quello di fare paragoni inappropriati tra uno Stato democratico e una dittatura», ha detto Valeria Fazio.

Al Csm, l'apertura di una pratica sul pm è stata chiesta al dal presidente della prima commissione Antonio Leone per valutare se vi siano «profili di incompatibilità», cioè se il magistrato vada trasferito d'ufficio. Il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini ha detto che sottoporrà la questione al prossimo comitato di presidenza e ha definito doveroso l'intervento del Csm. Zucca ha espresso un «giudizio inappropriato sulla polizia di Stato», dice in apertura del plenum il numero due di Palazzo dei marescialli, manifestando «stima e fiducia» ai suoi vertici. Mentre il consigliere togato, Claudio Galoppi, di Magistratura Indipendente, definisce le accuse di Zucca di «inaudita gravità».

A Zucca arriva invece la solidarietà di Magistratura Democratica («partecipare al dibattito pubblico è un diritto di ogni magistrato» e «non è oltraggioso per la polizia ricordare che a Genova ci fu tortura»), ma anche dei genitori di Giulio Regeni, che gli manifestano «stima e gratitudine» per un «intervento preciso ed equilibrato».

Ma dal mondo politico giungono soprattutto critiche. 


 

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