Spari in tribunale, Mattarella ai funerali di Stato delle vittime della strage

Spari in tribunale, Mattarella ai funerali di Stato delle vittime della strage
Mercoledì 15 Aprile 2015, 15:59 - Ultimo agg. 16 Aprile, 21:40
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Le bare con le salme dell'avvocato Lorenzo Claris Appiani e del giudice Fernando Ciampi sono entrate poco prima delle 16 nel Duomo a Milano per i funerali di Stato alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ad accompagnare le bare nella cattedrale, le famiglie delle due vittime della strage in tribunale. Fuori dal Duomo un picchetto d'onore.

Applausi al passaggio delle bare. Le bare dell'avvocato Lorenzo Claris Appiani e del giudice Fernando Ciampi, due delle vittime della strage nel tribunale di Milano, sono state accolte in Duomo da applausi. Sulle bare dell'avvocato Lorenzo Claris Appiani e del giudice Fernando Ciampi sono state appoggiate le loro toghe, quelle che indossavano durante la loro attività nelle aule di giustizia.

Le due bare sono adagiate davanti all'altare affiancate dai carabinieri in alta uniforme. Partecipa ai funerali anche Pasquale Padovano, l'unico sopravvissuto al disastro aereo di Linate avvenuto l'8 ottobre 2001.

Le autorità. Ai funerali sono presenti fra gli altri anche il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, l'ex procuratore Francesco Saverio Borrelli, Umberto Ambrosoli, le parlamentari di Forza Italia Maria Stella Gelmini accompagnata dall'ex sottosegretario Giacomo Caliendo, Daniela Santanchè e Laura Ravetto, i parlamentari del Pd Ivan Scalfarotto ed Emanuele Fiano e l'ad del Milan Adriano Galliani.

La funzione. «In questa ora di pena ci accompagni una fede forte, una speranza certa». Questa la preghiera con cui il cardinale Angelo Scola ha introdotto la cerimonia funebre in Duomo. «In questa ora di pena ci accompagni una fede forte, una speranza certa».

I milanesi hanno «bisogno di fare di questo amore una sorgente di amicizia civica, anche in una società plurale, proprio perchè è una società plurale». «Possiamo fermarci alla comprensibile paura e angoscia, alla giusta ricerca di elaborazione di più rigorosi sistemi di sicurezza, a dialettica, talora strumentali, tra le parti? Se la morte chiede di essere abbracciata dall'amore non abbiamo forse bisogno di fare di questo amore una sorgente di amicizia civica, un incisivo criterio di edificazione di Milano e delle terre lombarde, in profonda trasformazione?».

«Da queste morti -prosegue- deve nascere una maggiore responsabilità di educazione civica, morale, religiosa, instancabilmente perseguita da tutte le agenzie educative, dalla famiglia, alla scuola fino alle istituzioni».

L'arcivescovo di Milano ha poi rivolto «un pensiero all'assassino. Le vittime innocenti di questo sciagurato pluriomicida ci chiedano almeno di pregare perchè Claudio Giardiello attraverso la giusta pena espiatoria, prenda consapevolezza del terribile male che ha compiuto fino a chiederne perdono a Dio e agli uomini che ha così brutalmente colpito». Per il cardinale è poi «quasi impossibile trovare parole per i familiari e per gli amici del giudice Fernando Ciampi, dell'avvocato Lorenzo Claris Appiani e di Giorgio Erba. Questa tragedia ci lascia ancor più sconcertati -prosegue- perchè si è consumata in un luogo emblematico, un pilastro costituito nella vita civile del Paese. Essa ci appare come tremenda espressione di un male inaccettabile. Come porvi rimedio? Come stare di fronte alle bare di questi nostri fratelli a cui la vita è stata rubata in modo tanto atroce e sconvolgente? Cerchiamo di affidarci alla convinzione universalmente valida del Libro della Sapienza: 'Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio. Nessun tormento le toccherà. La loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro dipartita da noi una rovina ma essi sono nella pace».

Le vittime della sparatoria in Tribunale sono «testimoni giusti, perchè quotidiani e discreti servitori del bene comune». «L'amore può vincere realmente la morte, anche questa orribile morte». Facendo riferimento al Libro della Sapienza («le anime dei giusti sono nelle mani di Dio. Nessun tormento le toccherà. La loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro dipartita una rovina. Ma essi sono nella pace. Coloro che gli sono fedeli vivranno presso di lui nell'amore») Scola ha detto che «non sono solo parole, sono realtà, e non unicamente per quanti sono stati battezzati in Cristo, ma per tutti». Così, che «l'amore può vincere realmente la morte» ha proseguito «ce lo insegnano i familiari delle vittime».

La tragedia consumata in tribunale «ci appare come una tremenda espressione di un male inaccettabile». «Come porvi rimedio? Come stare di fronte alle bare di questi nostri fratelli a cui la vita è stata rubata in modo tanto atroce e sconvolgente?», ha chiesto Scola ai fedeli in Duomo.

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