Terni, la Consulta dice sì al sesso in carcere: accolto il ricorso di un giovane laziale detenuto a Sabbione

Terni, la Consulta dice sì al sesso in carcere: accolto il ricorso di un giovane laziale detenuto a Sabbione
di Nicoletta Gigli
Lunedì 5 Febbraio 2024, 00:15 - Ultimo agg. 14:51
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TERNI - No ai controlli a vista sui colloqui in cella col partner perché il diritto all’intimità dei detenuti in un ambiente di tipo domestico deve essere tutelato dal legislatore.

La sentenza con cui la Corte costituzionale dice sì al sesso in carcere nasce dal ricorso presentato da un detenuto laziale  ristretto a Sabbione.

Rivoluzionerà l’organizzazione dei penitenziari, che dovranno prevedere la realizzazione delle casette dell’amore di cui si discute da anni.

Il giovane detenuto laziale, in cella dal 2019 per tentato omicidio, furto aggravato ed evasione, trasferito nell’istituto di Terni a marzo 2022 e con fine pena ad aprile 2026, nel reclamo al magistrato di sorveglianza, lamentava di non poter avere colloqui intimi con la compagna e con la figlia di 3 anni.

A rimettere la questione alla Corte costituzionale è stato il magistrato di sorveglianza di Spoleto, Fabio Gianfilippi, che ritiene che il controllo a vista sui colloqui con il partner implichi per il detenuto «un vero e proprio divieto di esercitare l’affettività in una dimensione riservata, e segnatamente la sessualità».

Il procedimento partito dal carcere di Sabbione è andato avanti spedito e il detenuto del reparto di media sicurezza che ha sollevato il caso nel mese di ottobre ha lasciato Terni per essere trasferito a Capanne, dove sta scontando la condanna.

Nelle carte la presa di posizione dell’uomo, che non può avere permessi premio per incontrare intimamente la compagna e che, nel reclamo, non accetta di buon grado il divieto oppostogli dall’amministrazione circa lo svolgimento di colloqui intimi e riservati con la compagna e la figlia in tenera età.

L’interessato deduce, come riferisce l’ordinanza di rimessione alla Consulta, che «anche in assenza di permessi premio previsti in suo favore, un colloquio intimo costituisca l’unico strumento per esercitare il proprio diritto, un diritto che considera fondamentale, ad una serena relazione di coppia e ad assicurargli a pieno un ruolo genitoriale».

In queste ore il deposito della sentenza della Corte costituzionale, che dichiara «l’illegittimità costituzionale dell’articolo 18 della legge 354 del 26 luglio 1975 nella parte in cui non prevede che la persona detenuta possa essere ammessa, nei termini di cui in motivazione, a svolgere i colloqui con il coniuge, la parte dell’unione civile o la persona con lei stabilmente convivente, senza il controllo a vista del personale di custodia, quando, tenuto conto del comportamento della persona detenuta in carcere, non ostino ragioni di sicurezza o esigenze di mantenimento dell’ordine e della disciplina, né, riguardo all’imputato, ragioni giudiziarie». Nel procedimento, a sostegno delle ragioni del detenuto, è intervenuta l'associazione Antigone.

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