Terremoto ad Amatrice, crollo dell’hotel Roma: condannato il responsabile dei lavori

Terremoto ad Amatrice, crollo dell’hotel Roma: condannato il responsabile dei lavori
Terremoto ad Amatrice, crollo dell’hotel Roma: condannato il responsabile dei lavori
di Luca Brugnara e Emanuele Faraone
Mercoledì 2 Novembre 2022, 00:05 - Ultimo agg. 00:08
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Condannato in primo grado a 5 anni e 6 mesi di reclusione l’84enne ingegnere, Ottaviano Boni, unico imputato rimasto in vita, per il crollo dell’Hotel Roma di Amatrice. Nella notte del terremoto del 24 agosto del 2016, la struttura ricettiva, molto conosciuta anche per il ristorante, collassò, causando la morte di sette persone, che occupavano le trenta stanze. Nei confronti di Boni - all’epoca dei fatti, progettista strutturale e direttore dei lavori - le accuse sono di omicidio e disastro colposi. Quello relativo all’Hotel Roma è stato il procedimento penale più rapido (come durata processuale) tra quelli che si sono conclusi sui crolli per il sisma ad Amatrice, per via della presenza di un solo imputato. In realtà, inizialmente, gli imputati individuati dalla Procura di Rieti (pubblici ministeri Lorenzo Francia e Rocco Gustavo Maruotti) erano complessivamente cinque, ma quattro di loro sono deceduti negli anni o nel corso della fase istruttoria.

I PASSAGGI

Il procedimento penale aveva preso il via il 24 giugno del 2021, a quasi cinque anni dal sisma, con il rinvio a giudizio di Boni.

Nelle fasi cruciali del dibattimento era stata più volte ripercorsa dai consulenti tecnici della Procura di Rieti la lunga e tortuosa storia edilizia del complesso di edifici che costituivano l’Hotel Roma, meta di numerose persone anche da Roma: i primi carteggi risalivano al 1968, a cui si aggiunsero varianti, alcune ristrutturazioni (del 1975), opere di sistemazione esterne (1977), lavori di rifacimento degli interni (1978), ampliamenti e completamento dei muri di contenimento (1988) fino ad arrivare alla realizzazione di un parcheggio esterno (2002). La difesa (avvocato Marco Oliveti) aveva invece sempre ribadito che si trattò - per quanto di competenza dell’ingegner Boni - «di intervento parziale, di un piccolo ampliamento laterale tra il 1973 ed il 1975» e, proprio rispetto a questa tipologia di opera strutturale, «il realizzato di Boni fu l’unica parte di edificio che rimase in piedi, resistendo alla sollecitazione sismica». In aula - parte civile rappresentata dal proprio avvocato, Gregorio Equizi del foro di L’Aquila - c’era anche Marco Gianlorenzi che, nel crollo della struttura ricettiva, perse il fratello Matteo, venditore ambulante orvietano di 44 anni e la cognata Barbara Marinelli, insegnante 42enne, moglie di quest’ultimo: «Per noi non è una soddisfazione, perché in aula c’era solo un uomo anziano, colpevole di aver costruito male un albergo che, crollando, ha ucciso sette persone, tra cui Barbara e Matteo. Quell’uomo - ha commentato - rappresenta solo uno dei tanti ingranaggi di un sistema che, per decenni, potrebbe avere costruito, forse senza studi specifici, anche in zone ad alto rischio sismico, come Amatrice. La sua condanna non è un risarcimento, ma alimenta la speranza di poter creare un precedente migliore per Comuni, Regioni, Genio Civile e imprese, per tutelare l’incolumità e la vita delle persone. Non sono le calamità a causare morti, ma le violazioni delle normative antisismiche».

 

IL SIMBOLO

L’Hotel Roma era il più rinomato dell’Amatriciano. In quelle giornate della seconda parte dell’estate 2016 ospitava almeno 70 persone nelle trenta stanze, turisti arrivati in città per la 50ma Sagra degli Spaghetti all’Amatriciana, che era in programma nel successivo fine settimana (il crollo avvenne nella notte tra il martedì e il mercoledì precedenti). Aperto inizialmente solo come ristorante da Antonio Bucci e Maria Gianni, da cinquant’anni si era trasformato in albergo. Lo chef del Roma aveva avuto l’onore di cucinare per Giovanni Paolo II e, da quel momento, nel menù, era stato inserito il “risotto papale”, cucinato con i formaggi dei pastori dei monti della Laga.
 

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