Covid, tamponi in ospedale solo per i sintomatici. Variante Eris prevalente in Italia, ecco i sintomi

La variante Eris è prevalente: è stata sequenziata per il 42% delle volte rispetto al totale dei sequenziamenti

Covid, variante Eris prevalente in Italia: aumento casi +44% in una settimana. I sintomi dell'infezione
Covid, variante Eris prevalente in Italia: aumento casi +44% in una settimana. I sintomi dell'infezione
di Stefania Piras
Venerdì 8 Settembre 2023, 11:45 - Ultimo agg. 9 Settembre, 08:28
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La crescita di nuovi casi Covid in Italia si mantiene bassa anche se in aumento da tre settimane. Pure l’impatto sugli ospedali rimane limitato, in leggero aumento sia nelle aree mediche che nelle terapie intensive. Quante sono le nuove infezioni? In sette giorni sono 21.309 i nuovi casi, in aumento rispetto agli 14.866 della scorsa settimana (+44%), secondo quanto emerge dal bollettino settimanale del Ministero della Salute e dell'ISS. La variante Eris è prevalente: è stata sequenziata per il 42% delle volte rispetto al totale dei sequenziamenti.

Sale anche l'incidenza a 31 casi per 100 mila abitanti rispetto ai 24 della scorsa settimana. Si registra una lieve crescita dei ricoveri in Area medica al 3% rispetto al 2,7% della scorsa settimana con un totale di 1.872 posti letto occupati. Cresce lievemente anche l'occupazione delle terapie intensive (0,6% rispetto allo 0,4% della precedente rilevazione) dove sono ricoverate 49 persone.

La situazione, dunque, non è allarmante. E non ci sono prove che l'infezione con una delle varianti che circolano ora sia associata a una malattia più grave. Abbiamo intervistato Massimo Andreoni, professore di malattie infettive all’Università Tor Vergata di Roma che fa il punto sulla situazione attuale e sulle eventuali precauzioni da prendere. 

Covid, contagi in aumento. Andreoni: «Per proteggerci mascherina, antivirali e isolamento»

I dati dei nuovi contagi, è importante ricordarlo, sono quelli che emergono grazie ai test diagnostici. Solo chi esegue un tampone e scopre di essere positivo finisce nel monitoraggio. Bisogna considerare dunque una parte di popolazione asintomatica, o che sospetta di essersi infettata, ma non esegue il test.

Perché, allora, è giusto monitorare ancora i contagi Covid? Vediamo.

​Grafico: fonte ISS

 

Circolare ministero: test Covid in ospedale ai sintomatici

Niente tamponi Covid per gli asintomatici che arrivano al Pronto soccorso, mentre per i sintomatici scattano i test, anche per la ricerca di altri virus (influenzali A e B, VRS, Adenovirus, Bocavirus, Coronavirus umani diversi da SARS-CoV-2, Metapneumovirus, virus Parainfluenzali, Rhinovirus, Enterovirus). Lo indica la nuova circolare del Ministero della Salute, firmata dal direttore della prevenzione Francesco Vaia «esaminato l'attuale andamento clinico-epidemiologico».

Previsto il tampone nei trasferimenti da una struttura all'altra e nelle Rsa. In caso di sintomi si indica di evitare l'ingresso nelle strutture sanitarie.

Il test - continua la circolare del Ministero della Salute - è indicato anche per i pazienti che «dichiarano di aver avuto contatti stretti con un caso confermato Covid-19, con esposizione negli ultimi 5 giorni». Inoltre, oltre all'indicazione per i visitatori e accompagnatori che presentano sintomi, di «evitare di accedere» alle strutture sanitarie«, la circolare indica anche la necessità per gli operatori sanitari con sintomi compatibili con il Covid «di evitare di accedere in setting assistenziali, sia di degenza che ambulatoriali, dove sono presenti pazienti immunocompromessi e fragili, secondo le modalità e le procedure adottate dalle direzioni delle strutture».

  

Perché si consulta (ancora) il monitoraggio

L'aumento dei casi c'è, per la terza settimana di seguito, ma è basso. Bisogna capire, in prospettiva, che situazione avremo questo autunno e l'inverno quando ci sarà una sovrapposizione di influenza, Covid e altri virus respiratori. Motivo per il quale le mascherine potrebbero diventare di nuovo fondamentali in alcuni luoghi. 

Reinfezioni in aumento

La fascia di età che registra il più alto tasso di incidenza settimanale per 100.000 abitanti è la fascia degli anziani con più di 90 anni (69 casi per 100.000 abitanti), «in aumento rispetto alla settimana precedente» e «l'incidenza è in aumento anche in tutte le altre fasce d'età. L'età mediana alla diagnosi è di 56 anni, sostanzialmente stabile rispetto alle settimane precedenti». La percentuale di reinfezioni è in aumento e intorno al 39%.

​Grafico: fonte ISS

 

Varianti

Al momento (i dati si riferiscono alla settimana dal 21 al 27 agosto 2023) in Italia sono dominanti queste varianti, in queste proporzioni: Eris - EG.5 (41,9%), Arcturus - XBB.1.16 (16,5%), Kraken - XBB.1.5 (13,4%), Hyperion - XBB.1.9 (12,0%), XBB.2.3 (7,8%), XBB (5,1%) e Orthurus - CH.1.1 (2,3%).

Grafico, fonte ISS

 

Sintomi della variante Eris

La variante Eris (EG.5) in questo momento è prevalente in Italia. È una "parente" della variante Omicron (XBB.1.9.2) .  L' Organizzazione Mondiale della Sanità l'ha classificata come "variante di interesse", vuol dire che presenta mutazioni genetiche che le conferiscono un vantaggio a eludere gli anticorpi sviluppati dal sistema immunitario, e la sua prevalenza è in aumento. 

Gli esperti affermano che questa variante non rappresenta una minaccia sostanziale, o almeno non più di una qualsiasi delle altre varianti principali attualmente in circolazione. «È preoccupante che sia in aumento, ma non sembra qualcosa di molto diverso da quello che è già circolato», ha detto Andrew Pekosz, professore di microbiologia molecolare e immunologia alla Johns Hopkins University Bloomberg School of Public Health. 

La buona notizia è che la variante Eris, come confermato ieri anche dal centro Ecdc, non sembra avere nuove e più aggressive capacità per quanto riguarda la contagiosità, i sintomi o la probabilità di causare malattie gravi. I test diagnostici e i trattamenti come il Paxlovid continuano a essere efficaci contro questo virus, ha dichiarato il dottor Pekosz.

La variante Eris tende a infettare le vie respiratorie superiori, come le altre sottovarianti di Omicron, causando sintomi simili a un raffreddore, come naso che cola e mal di gola. L'Istituto di ricerca Mario Negri fa notare che  «è poco probabile che si verifichi un significativo aumento delle ospedalizzazioni per Covid-19 rispetto agli inverni precedenti, poiché EG.5 è una variante lievemente patogenetica e i trattamenti antivirali come il Paxlovid dovrebbero funzionare».

Grafico: fonte ISS

 

La variante Pirola

La variante Pirola (BA.2.86) è molto meno diffusa ma gli scienziati sono allarmati dal numero di mutazioni che porta con sé. Molte di esse riguardano la proteina spike, che è quella che il virus usa per infettare le cellule umane e che il nostro sistema immunitario usa per identificarlo. Secondo Jesse Bloom, professore del Fred Hutchinson Cancer Center specializzato nell'evoluzione dei virus, le mutazioni in BA.2.86 rappresentano «un salto evolutivo di dimensioni simili» ai cambiamenti della prima variante di Omicron rispetto al ceppo originale di coronavirus. Fino al 21 agosto, la variante è stata segnalata in 6 casi in 4 paesi: Israele, Danimarca, Regno Unito e Stati Uniti.

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