Raid di fuoco nella Kyoto Animation tempio degli anime, il Giappone fa i conti con la violenza

CGNT, via Twitter
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di Erminia Voccia
Sabato 20 Luglio 2019, 13:07 - Ultimo agg. 17:56
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È l'attacco più grave degli ultimi 20 anni in Giappone quello avvenuto il 18 luglio allo studio di animazione Kyoto Animation. Il bilancio delle vittime del rogo sabato mattina è salito a 34, riferiscono i media nipponici, dopo che un altro ferito è morto in ospedale. La polizia ha identificato l'uomo sospettato di aver appiccato l'incendio: Shinji Aoba di 41 anni delle vicinanze di Tokyo, che è ricoverato a causa delle gravi ferite riportate durante il rogo e non è ancora stato interrogato. L'attenato a Kyoto ha scosso il Paese e il resto del mondo. Un attacco al cuore del Giappone, le cui vittime erano artisti raffinati. La polizia sta indagando sulle cause dell'attentato mentre nell'arcipelago cresce il timore che possano verificarsi di nuovo episodi simili. Sembra che il Giappone, Paese di norma molto sicuro, stia riscoprendo la violenza. 


Photo: The Asahi Shimbun/Hikaru Uchida

Aoba avrebbe trascorso 3 anni e mezzo in carcere per una rapina in un minimarket nel 2012, avrebbe vissuto grazie alle sovvenzioni del governo e in passato avrebbe sofferto di malattia mentale. I media giapponesi raccontano che avrebbe accusato lo studio di plagio. «Kyoto Animation ha rubato il mio romanzo», ha detto Aoba alla polizia subito dopo aver dato alle fiamme l'edificio e ammettendo la sua colpevolezza. «Morite!», avrebbe urlato prima di compiere il folle gesto. Secondo le ricostruzioni, l'attentatore avrebbe comprato due taniche di benzina da 20 litri in una vicina stazione di servizio e poi avrebbe lanciato del liquido infiammabile all'ingresso, dentro lo studio e contro i dipendenti, dopo essere entrato dalla porta principale. Le fiamme si sarebbero subito diffuse fino al terzo piano a causa di una scala al centro dell'edificio e per via dei tanti fogli di carta sparsi nelle stanze. «Troppe vittime in uno spazio tanto stretto», ha commentato il capo della polizia di Kyoto. Sul posto sono stati trovati dei coltelli ma non è ancora chiaro di chi fossero. Lo studio in passato aveva ricevuto minacce di morte via mail, ma non sembra ci siano collegamenti con il rogo.




Il pensiero dei giapponesi e degli osservatori è tornato al 20 marzo del 1995, giorno degli attentati alla metropolitana di Tokyo. Quel giorno i membri di una setta religiosa uccisero 12 persone e ne intossicarono 5,500 con il gas Sarin, compiendo attacchi in punti diversi della metro. Gli attentati terroristici, a cui i giapponesi non erano abituati, sconvolsero il Paese. Ma il rogo allo studio di animazione segue altri eventi sanguinosi avvenuti negli ultimi anni. Non più di un paio di mesi fa un uomo ha accoltellato un gruppo studentesse a una fermata dell'autobus fuori Tokyo, ha ucciso due persone e ne ha ferite 17, prima di togliersi lui stesso la vita. L'uomo, scrive Ap, era uno delle persone che si autoescludono dal resto della società, un fenomeno ormai famoso e frequente anche in Occidente chiamato hikikomori. Non solo, il 2018 è stato un altro anno record per la violenza domestica. Il 15esimo anno consecutivo in cui il numero di chiamate alla polizia è cresciuto ancora, più di 77,400 solo nel 2018 scrive la rivista The Diplomat, dopo il picco toccato nel 2003. Gli episodi di violenza domestica sarebbero sempre di più, in particolare tra le donne. Le vittime sarebbero i compagni uomini, spiega un articolo del Scmp. Il 31 maggio scorso la polizia della Prefettura di Saitama, nella zona nord di Tokyo, ha arrestato una donna di 44 anni sospettata di aver ucciso il marito pugnalandolo alla nuca e al ventre con un coltello da cucina. A marzo un'altra donna di 43 anni è stata arrestata nel sobborgo di Machida, a Tokyo, con l'accusa di aver drogato il compagno e di averlo colpito 10 volte con un coltello.

Come se non bastasse, c'è anche chi contribuisce a diffondere l'odio.

Commentando l'attacco alla Kyoto Animation, lo scrittore nazionalista Hyakuta ha detto che la pena di morte andrebbe estesa e non abolita, riferisce Sky. Secondo le ultime stime di Amnesty International, il Giappone è uno dei Paesi dove le condanne a morte aumentano invece di diminuire. 

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