Cina: la stretta al sistema scolastico di Hong Kong

Cina: la stretta al sistema scolastico di Hong Kong
di Erminia Voccia
Venerdì 26 Febbraio 2021, 17:18 - Ultimo agg. 17:19
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«Ama la Cina e non fare domande». È l'imperativo del governo centrale di Pechino rivolto agli studenti di Hong Kong. Attraverso nuovi programmi per l'educazione e costosi progetti editoriali, la Cina punta all'assimilazione culturale delle future generazioni dell'ex possedimento britannico. Il New York Times dedica un approfondito articolo al tema, spiegando come la Repubblica Popolare si stia impegnando a riscrivere la storia di Hong Kong apportando modifiche al sistema locale per l'insegnamento scolastico e cancellando così il sorgere di ogni pensiero critico nelle menti dei giovani studenti locali.

I bambini di Hong Kong impareranno a la storia e le tradizioni cinesi su libri illustrati e capiranno l'importanza di siti storici celebri come, ad esempio, la Città Proibita o la Grande Muraglia.

E fin qui non ci sarebbe nulla di strano, ma lo scopo di Pechino non è semplicemente quello di nutrire l'interesse per il grande passato dell'ex Celeste Impero, bensì sviluppare un senso di forte appartenenza culturale verso la Cina instillare la lealtà verso i leader e le autorità cinesi. Una tattica ben nota a Pechino e adottata già in Tibet e nello Xinjiang.

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Secondo le linee guida per l'insegnamento della sicurezza nazionale nei curricula scolastici, emanate a inizio febbraio, i nuovi programmi educativi serviranno a sviluppare negli studenti «il senso di appartenenza al Paese, l'affezione al popolo cinese, il senso di identità nazionale, come la consapevolezza e il senso di responsabilità necessari alla salvaguardia della sicurezza nazionale». Per le autorità, la narrazione è fondamentale per «correggere» Hong Kong e permettere la stabilità politica e l'unità alla Cina. Secondo i critici, invece, è una strategia per plasmare le menti dei bambini e dei giovani.

Il governo locale di Hong Kong, filocinese, ha già lanciato diversi anni fa una vasta campagna finalizzata all'indottrinamento delle future generazioni di cittadini, usando la storia come strumento per inculcare nell'animo degli studenti i semi dell'obbedienza e del patriottismo cinese. Una campagna che aveva dato vita alle prime proteste contro Pechino. Tali programmi scolastici sono un modo per stroncare sul nascere il dissenso politico e prevenire nuove proteste a favore della democrazia, come quelle viste in tutta la loro drammaticità durante il 2019. Ma sono anche un meccanismo ancora più subdolo utile a rafforzare la presa del Partito Comunista Cinese sull'ex colonia britannica. La legge sulla sicurezza nazionale approvata lo scorso luglio aveva aumentato il potere controllo di Pechino si Hong Kong, permettendo l'arresto di chiunque sia accusato di «attività terroristiche» e atti di «sedizione, sovversione e secessione». Una formula utile a reprimere le proteste a favore della democrazia. La contestata legge ha di fatto segnato la fine del principio “un Paese, due sistemi”, con cui il territorio di Hong Kong era passato alla Cina nel 1997 e che avrebbe dovuto garantire l'autonomia del territorio. E proprio durante i mesi più caldi di quelle manifestazioni del 2019, le autorità fedeli a Pechino avevano puntato il dito contro il sistema scolastico, responsabile, ai loro occhi, di aver promosso i valori liberali. In base alle nuove direttive, i bambini dai sei anni in poi saranno istruiti sui reati previsti dalla legge sulla sicurezza nazionale. Alle scuole, inoltre, è richiesto di monitorare il comportamento dei bambini e qualsiasi atteggiamento a supporto del movimento per la democrazia di Hong Kong. 

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A dicembre è stato pubblicato “Hong Kong Chronicles”, un vastissimo progetto, diviso in 66 volumi dal valore di cento milioni di dollari, che fornisce una rilettura complessiva e ufficiale della storia di Hong Kong degli ultimi 7mila anni. Nelle università sono invece state ridotte alla metà le ore per l'insegnamento liberale, uno dei lasciti della cultura anglosassone, perché considerato pericoloso per la diffusione dei valori democratici. Nella Cina continentale eventi come il massacro di Piazza Tiananmen del 1989 sono censurati dai libri di storia. Il “porto profumato” di Hong Kong e l’altra ex colonia straniera di Macao, invece, sono gli unici luoghi dove è ammesso il ricordo di Tiananmen. Ma i critici della Cina temono che tale censura venga imposta anche alla città di Hong Kong. In settimana, il regime di Pechino ha stabilito che gli organi governativi di Hong Kong siano occupati solo da patrioti.

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