Stellantis, Tavares avverte: «Faremo tagli in Italia se entreranno i cinesi»

L'annuncio del manager: «La Pandina a Pomigliano proseguirà fino al 2030»

Carlos Tavares
Carlos Tavares
di Nando Santonastaso
Giovedì 11 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 17:33
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Una smentita secca sulle voci di un presunto disimpegno dall'Italia («Sono fake news. Noi qui ci sentiamo a casa, siamo i leader di questo mercato, abbiamo una quota del 34%»). Una frecciata al ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso che conferma anche ieri il possibile arrivo di produttori cinesi di auto nel nostro Paese («Loro producono auto elettriche ad un prezzo inferiore del 30%: introdurre i produttori cinesi in Italia e in Europa avrà degli impatti sociali forti»). E un annuncio molto positivo e inaspettato per gli stabilimenti del Gruppo nel Mezzogiorno («La Pandina a Pomigliano proseguirà fino al 2030», tre anni in più dell'ultima, recentissima proroga, mentre a Pratola Serra è confermata la produzione in esclusiva per tutto il Gruppo dei motori diesel B22 per i veicoli commerciali). 

Le incognite 

Da Torino, dove incontra i sindacati di categoria e inaugura una nuova linea di cambi per auto elettriche a Mirafiori, l'ad di Stellantis Carlos Tavares prova a sgombrare il campo dalle incognite emerse in questi giorni sul futuro degli impianti italiani, in particolare quelli piemontesi e di Cassino dove i dati del primo trimestre sono piuttosto critici (domani, non a caso, si svolgerà lo sciopero proclamato nella regione dalle sigle metalmeccaniche).

Ma è soprattutto lo spettro cinese ad agitare il manager portoghese: «Siamo in grado di tenere testa ai competitor cinesi, se qualcuno vuole introdurre competitor cinesi sarà responsabile delle decisioni impopolari che dovranno essere prese», dice sulle prime, per poi puntualizzare meglio il concetto. E cioè: «L'arrivo di un competitor porta a ridurre la quota di mercato di chi è leader come noi in Italia. Se siamo sotto pressione possiamo accelerare la produttività per ridurre i costi. Inoltre, se perdiamo quote di mercato servono meno stabilimenti. Introdurre la concorrenza cinese è una grande minaccia per Stellantis. Noi combatteremo, ma quando si combatte possono esserci vittime. Non aspettatevi che usciremo vincitori senza cicatrici». 

A stretto giro sempre ieri arriva la risposta del ministro Urso: «Quando il governo ha proposto a Tavares di produrre un milione di auto all'anno in Italia, l'obiettivo è stato da lui condiviso. Quindi ora non è più un obiettivo del governo ma di Stellantis quello di arrivare a questo numero nel più breve tempo possibile, che deve essere in un arco di tempo più breve del 2030», osserva Urso. Che, come aveva fatto anche al seminario napoletano di Merita, ribadisce che «l'Italia è l'unico Paese ad avere una sola casa automobilistica. Altri paesi ne hanno 4, 5, 6, 7 come Germania, Polonia, Slovacchia e anche Francia. La conseguenza è che il divario fra auto prodotte in Italia, 450 mila all'anno, e auto immatricolate, 1,5 milioni, è enorme ed esiste solo in Italia. Nei Paesi appena citati si producono più auto di quelle immatricolate. È un'anomalia italiana che va colmata». Insomma, è Stellantis che deve rassicurare il governo e l'Italia e non viceversa.

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Le reazioni 

I sindacati restano cauti. Il leader Uilm per l'auto Gianluca Ficco dice che «bisogna evitare uno scontro fra governo e azienda e lavorare per rinsaldare un rapporto di fiducia fra l'Italia e Stellantis», giudicando positivo il confronto di ieri perché ha permesso di «ascoltare il punto di vista di Stellantis su come affrontare la transizione all'elettrico». Sorpreso positivamente dall'annuncio della Pandina a Pomigliano fino al 2030 il segretario della Fim Cisl Ferdinando Uliano che rimarca come nel complesso «rimangono però ancora aperte le garanzie relative all'indotto e alla componentistica del Gruppo in Italia. Tavares ha parlato di 15 nuovi modelli sviluppati nei prossimi anni negli stabilimenti italiani e ricordato di aver investito circa 5 miliardi negli ultimi 5 anni ma ha anche sottolineato che per rispettare questi impegni si deve concludere positivamente il confronto aperto in sede ministeriale sottoscrivendo con il Governo, le Istituzioni, l'Anfia e le organizzazioni sindacali l'accordo di sviluppo del settore automotive». Non a caso, ricorda ancora Ficco, il manager ha chiarito che «solo alla fine del 2024 sarà in grado di decidere se accelerare o rallentare le elettrificazioni di tutti i veicoli dal 2028 al 2035, in una logica di flessibilità». Insomma, le parole valgono, specie per la ribadita centralità dell'Italia nelle strategie del Gruppo, «ma abbiamo bisogno di corroborare queste intenzioni con investimenti e missioni produttive che garantiscano in concreto il rilancio della produzione, la saturazione dell'occupazione e il superamento della cassa integrazione». 

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