Stellantis, a Pomigliano c'è fiducia tra gli operai: «Noi capaci di produrre modelli diversi»

Domani l'assemblea degli iscritti Fiom Cgil

Operai al lavoro nella fabbrica Stellantis di Pomigliano
Operai al lavoro nella fabbrica Stellantis di Pomigliano
di Nando Santonastaso
Martedì 6 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 18:01
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Francese la direttrice dello stabilimento, brasiliano il responsabile della produzione, italiano il capo del personale. A Pomigliano l'appartenenza alla multinazionale Stellantis è anche questo ma il dato è quasi trascurabile rispetto alle preoccupazioni sollevate dalle parole del Ceo del Gruppo Carlos Tavares sul futuro del sito. Il clima interno per la verità non racconta di particolari tensioni tra la manodopera (4.200 diretti, compresi i circa 1.300 trasfertisti provenienti da Melfi) anche se domani la Fiom Cgil ha previsto un'assemblea con i propri iscritti aggiornando i temi originariamente previsti per l'appuntamento. Decisamente più cauti tutti gli altri sindacati firmatari dello storico accordo del 2010 con l'allora Ad Sergio Marchionne che prese il via proprio a Pomigliano e si estese poi agli altri impianti dell'allora Fiat. «La certezza di poter continuare a produrre fino al 2026 la Panda, che oggi è tra le prime tre auto di tutto il Gruppo Stellantis per qualità, è un dato importante - commenta Giuseppe Raso, segretario della Fismic Confsal - E non va trascurato il fatto che qui siamo in grado di produrre modelli di segmenti diversi, come Panda e Tonale, dimostrando una flessibilità tecnologica che ci viene invidiata. Pensare di dover rinunciare a questo valore è semplicemente assurdo». 

È il dopo-Panda il nodo da sciogliere anche se, come ricorda Ferdinando Uliano, segretario della Fim Cisl, «l'azienda aveva già chiarito che si andrà avanti con la produzione di Panda fino ad esaurimento e che verrà annunciata a tempo debito la nuova missione. È ovvio che dopo le parole di Tavares certi dubbi sono riapparsi: ma non vorrei che dinamiche strettamente legate alla campagna elettorale influenzassero il confronto tra governo e Stellantis.

Il tavolo va fissato al più presto e ci aspettiamo che l'azienda indichi dove produrre i nuovi modelli per arrivare al milione chiesto dal governo».

Qualche ulteriore elemento di valutazione sui possibili scenari arriverà il 15 febbraio prossimo quando Stellantis presenterà i dati finanziari relativi al 2023. «Il Gruppo vale in Borsa 62 miliardi di euro contro i 61 miliardi di Volkswagen. Il dato è di venerdì 26 gennaio scorso - scrive Diodato Pirone sul sito Carblogger.it - Un anno fa, invece, il gruppo italo-franco-statunitense con sede ad Amsterdam valeva 44 miliardi mentre i tedeschi erano a quota 66 miliardi. La rincorsa è stata lunga e costante, non un colpo di fortuna: è da prima di Natale che Stellantis viene valutata dagli investitori più di Volkswagen». Naturalmente i risultati di Borsa vanno presi sempre un po' con le molle, ma di sicuro indicano una traiettoria di crescita che, come dimostra il caso di Pomigliano, non può essere ignorata.

Il vero nodo da sciogliere, perciò, anche in Campania rimane l'elettrico, prospettiva che al momento mette paradossalmente al riparo proprio Pomigliano dove l'all electric non c'è. «In attesa di capire se gli incentivi rilanceranno l'acquisto di questo tipo di modelli e in che tempi, viste le difficoltà del mercato soprattutto in Italia - spiega Raso - dobbiamo restare su ciò che garantisce l'attuale stabilità produttiva e occupazionale dello stabilimento». Insomma, navigazione prudente ma attenta. Anche perché, come spiega Carblogger.it, la partita mondiale in cui gioca anche l'Italia ha già numeri impressionanti: «I cinesi l'anno scorso hanno esportato oltre 5 milioni di vetture, quasi 600mila in Ue contro le 130 mila del 2017. Possibile che nessuno ricordi che nel 2018 la Germania ha prodotto quasi 6 milioni di veicoli, scesi a 3,5 milioni nel 2022? E la Francia? I suoi 3 milioni di vetture annue sono tramontati da un pezzo». 

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Per il momento, insomma, la distanza tra Italia e resto del mondo rimane ampia, ma di sicuro la sfida che passa per Pomigliano poggia su basi solide. Non a caso il sito intitolato a Giovan Battista Vico è ormai considerato un laboratorio a tutti gli effetti per le trasformazioni che, partite da qui, hanno poi condizionato tutto il Gruppo. Di sicuro nessuna correlazione esiste tra la Cassa integrazione annunciata a Mirafiori e Pomigliano, sebbene si tratti proprio dei due stabilimenti indicati da Tavares come a rischio nella discutibile intervista di qualche giorno fa. A Mirafiori i problemi della 500 elettrica e dei modelli Maserati si erano presentati già prima della fine dell'anno scorso e il ricorso alla Cig era abbondantemente atteso, mentre Pomigliano ha iniziato il 2023 senza ammortizzatori sociali, come non accadeva da 15 anni. 

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