Controffensiva ucraina congelata, cosa sta succedendo? Kiev cambia i piani, guerra ormai in stallo

I due eserciti non riescono ad avanzare. La situazione potrebbe favorire la tregua

Controffensiva ucraina congelata, cosa sta succedendo? Kiev cambia i piani, così la guerra è in stallo
Controffensiva ucraina congelata, cosa sta succedendo? Kiev cambia i piani, così la guerra è in stallo
di Greta Cristini
Sabato 2 Dicembre 2023, 22:33 - Ultimo agg. 5 Dicembre, 10:04
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Qualcosa si muove sul fronte russo-ucraino. Dopo che il capo di tutte le Forze armate dell’Ucraina Valerij Zalužnyj un mese fa parlava di “stallo” bellico imposto dalla superiorità di risorse della Russia, anche il presidente Zelensky, alla fine, ha dovuto ammettere che la controffensiva ucraina è fallita e che l’inverno ha aperto «una nuova fase di guerra», ovvero quella della difensiva. È questo il messaggio combinato che il leader ucraino ha trasmesso nelle ultime ore. Prima, in un’intervista all’Associated Press, riconoscendo che la controffensiva non ha prodotto i risultati sperati, anche per via del mancato approvvigionamento da parte degli alleati delle armi necessarie: «Non abbiamo ottenuto tutte le armi che volevamo, non posso essere soddisfatto, ma non posso nemmeno lamentarmi troppo. Purtroppo, non abbiamo raggiunto i risultati desiderati. E questo è un dato di fatto».

Il rafforzamento

Poi, dopo aver incontrato i comandanti dei principali punti di pressione a Sud (attorno a Zaporizhzhia) e a Est (attorno a Kupyansk), nel suo discorso alla nazione di venerdì sera, Zelensky ha affermato che le difese ucraine devono essere rafforzate rapidamente su tutta la linea del fronte: «In tutti i principali settori in cui è necessario un rafforzamento, dobbiamo accelerare la costruzione di strutture».

 

Avdiivka e Maryinka 

«Massima attenzione» sarà data a settori chiave dell’Ucraina orientale come Avdiivka, Maryinka e altre città sotto fuoco russo nella regione di Donetsk, nonché alla linea difensiva a nord-est tra Kupyansk e Lyman nella regione di Kharkiv.

Bisogna chiedersi il perché di questa fretta. Nonostante mantenga l’iniziativa offensiva su quasi tutti i fronti, finora Mosca non ha sfruttato il vantaggio derivato dalla distrazione delle cancellerie occidentali dovuta alla nuova guerra in Medio Oriente per lanciarsi in nuove grandi conquiste territoriali. Al contrario, ha continuato a fortificare i territori già occupati attraverso una strategia difensiva articolata in molteplici linee fatte di trincee, fossati, campi minati, denti di drago e casematte.

La strategia di Mosca

Un approccio che lascerebbe intendere la volontà di Mosca di congelare il conflitto continuando a logorare l’avversario già in netta inferiorità numerica e con una capacità di riassorbimento drammaticamente minore. Anche le poche battaglie ancora attive, dal punto di vista russo, sembravano volte a porre le condizioni territoriali per un compromesso politico a tempo debito. Almeno due, infatti, restano gli obiettivi territoriali di Mosca. Avdiivka, città-fortezza ucraina già accerchiata e sensibile perché troppo vicina all’omonimo capoluogo dell’oblast di Donetsk in mano russa dal 2014. E Kupyansk, città rimasta erroneamente sguarnita dagli ucraini (che appunto solo ora pensano di rifortificare), la cui cattura serve ai russi per assicurarsi il controllo del fiume Oskil, confine naturale che il Cremlino potrebbe rivendicare durante le trattative per un cessate il fuoco che arresti e al contempo consolidi la presa russa dal Donbas settentrionale fino all’estuario del Dnepr.

Il decreto di Putin

Il Cremlino, insomma, non ha finora mostrato interesse a nuove grandi offensive perché ciò significherebbe gestire ulteriori soldati lungo una linea del fronte dove già sono stanziati 350 mila russi. Ma le cose potrebbero ancora cambiare. Sì, perché proprio ieri il presidente Putin ha firmato un decreto per aumentare del 15 per cento il numero dei soldati dell’esercito russo (per un totale di 170 mila unità in più), giustificandolo con «le crescenti minacce associate all’operazione militare speciale e alla continua espansione della Nato». Difficile, quindi, immaginare nel breve periodo un negoziato che, innanzitutto, dovrà essere spiegato e digerito da due opinioni pubbliche che attendono, ancora, la rispettiva vittoria. C’è chi invece le idee sul post-guerra le ha ben chiare. È la first lady Olena Zelenska che, già da tempo descritta dai più vicini come insofferente alla vita presidenziale in guerra, ha chiarito di non voler vedere il marito ricandidarsi alle prossime elezioni. Elezioni che però lo stesso Zelensky ha già rimandato a tempo indeterminato.

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