In Giappone nascono sempre meno bambini
Nel 2018 il numero di nascite più basso di sempre

In Giappone nascono sempre meno bambini Nel 2018 il numero di nascite più basso di sempre
di Erminia Voccia
Sabato 29 Dicembre 2018, 07:40
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Il numero di bambini nati in Giappone nel 2018 è stato il più basso da quando esistono le statistiche, ovvero dal 1899, ha fatto sapere l'agenzia Kyodo che ha fornito i numeri sull'invecchiamento della popolazione giapponese e sul problema demografico dell'arcipelago. Il numero stimato di nascite per quest'anno sarebbe stato 921 mila, vale a dire 25 mila in meno rispetto a un anno fa, al di sotto della cifra di 1 milione per il terzo anno consecutivo. Il numero dei decessi è invece è stato 1,37 milioni, un altro record dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, con un numero di morti per cause naturali pari a 448 mila, il più alto di sempre, secondo il Ministero della Salute e del Lavoro. I dati dunque mostrano un'accelerazione nel declino demografico e quanto sia difficile per il governo giapponese raggiungere l'obiettivo di un tasso di fertilità pari a 1,8 entro la fine dell'anno fiscale 2025. Il tasso di fertilità viene calcolato in base al numero medio di bambini nati da ciascuna donna, adeguato all'età della popolazione femminile. Nel 2017 in Giappone si è attestato a 1.43 e nel 2016 a 1.44.


Il basso tasso di natalità in Giappone risente del problema che incontrano molte donne, ovvero la difficoltà di dare alla luce dei figli e di crescerli mantenendo allo stesso tempo il proprio impiego. Il problema è particolarmente sentito nelle grandi città, dove gli affitti sono più alti e dove è più difficile avere dei bambini e accudirli. Il Giappone è tra i Paesi più sviluppati ad avere il numero minore di donne impegnate nella società: nella classifica delle Nazioni Unite è al 110° posto per l'uguaglianza di genere su un totale di 149 nazioni considerate. Il governo nipponico sta provando a aumentare le forme di assistenza all'infanzia e a stimolare il ruolo delle donne nell'economia attraverso l'insieme di misure della womenomics, parte del vasto piano economico lanciato dal premier Shinzo Abe nel 2014 e finalizzato a portare il Paese fuori dalla stagnazione. Fino a questo momento il contributo di tali misure è servito ad alzare la percentuale di donne lavoratrici portando il tasso di partecipazione femminile alla forza lavoro al 69,4 % nel 2017 rispetto al 60,7% del 2012, secondo i numeri forniti da una ricerca recente del Ministero degli Affari Interni. Ad ottobre 2017, ha scritto Nikkei, l'assistenza all'infanzia è stata estesa fino ai 2 anni di età del bambino, rendendo possibile a molte donne il ritorno al lavoro. Nonostante i progressi, la maggior parte delle donne giapponesi ha impieghi part time e sottopagati e ciò naturalmente ha ricadute sul tasso di natalità e si riflette sull'andamento dell'economia. Secondo il report citato da Nikkei, la percentuale di donne lavoratrici tra i 30 e i 34 anni è salita al 75,2% nel 2017 rispetto al 50% di 30 anni fa, ma lo studio spiega anche che le donne guadagnano in media il 27% in meno degli uomini, e molte sono lavoratrici non regolari.
Come ha scritto sul Japan Times Haruaki Deguchi, presidente della Ritsumeikan Asia Pacific University di Beppu, nella prefettura di Oita, non basterà al Giappone accogliere più immigrati, ma sarà necessario creare un tipo di società in cui allevare dei figli dovrà essere più semplice rispetto a qualsiasi altro posto del mondo. Questo sarà possibile favorendo l'inserimento delle donne nella società, magari attraverso un sistema di quote, e permettendo loro di pensare alla carriera, ma anche alla famiglia, come avviene in alcuni Paesi europei.
 
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