Il nodo prevenzione/ La violenza vigliacca difficile da fermare

di Alessandro Orsini
Domenica 8 Aprile 2018, 00:12
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Un camion è piombato sulla folla a Munster, in Germania, uccidendo tre persone. 
L’uomo è un cittadino tedesco di 48 anni con problemi psichici, per i quali si era fatto notare già nel 2014 e nel 2016. Anche se non si è trattato di un militante dell’Isis, questo terribile evento ci richiama alla realtà. In primo luogo, dimostra che, nonostante i progressi nel campo dell’antiterrorismo, non esiste alcuna difesa definitiva contro gli attentati. Per comprendere il senso di questa affermazione, occorre sapere che cos’è il terrorismo. Molti credono che si tratti di una mentalità o di un’ideologia, ma non è così. 

Il terrorismo non è un modo di pensare, ma un modo di agire. Più precisamente, è una tecnica di combattimento basata sulla “violenza vigliacca” e cioè una forma di violenza esercitata contro persone indifese che non possono scappare. Anche se quello di Munster non è stato un attentato dell’Isis, è pur sempre una forma di violenza vigliacca. E siccome le persone indifese sono milioni, ne consegue che il terrorismo, inteso come tecnica di combattimento, non può essere debellato in via definitiva. Non esiste infatti alcuna possibilità di difendere milioni di persone mentre interagiscono nella loro vita quotidiana, fatta di passeggiate, aperitivi al bar e cene al ristorante. 

La strage di Munster cade un anno dopo l’attentato in Svezia del 7 aprile 2017, quando Rakhmat Akilov, un cittadino dell’Uzbekistan, la cui domanda d’asilo era stata respinta, si lanciava contro la folla con un camion uccidendo cinque passanti per le strade di Stoccolma. La facilità con cui è possibile esercitare la violenza vigliacca è la ragione per cui i servizi segreti e Marco Minniti ricordano, periodicamente, che dobbiamo essere preparati all’eventualità di nuovi attacchi. Dobbiamo esserlo soprattutto in questa nuova fase del terrorismo dell’Isis, che ha deciso di affidarsi ai lupi solitari. 

Eppure, le nuove tecniche d’attacco hanno finito per avere un effetto paradossale, ritorcendosi contro i capi dell’Isis. I vertici dell’organizzazione jihadista ambivano a delegittimare i governi europei, dimostrando che non sono in grado di proteggere la vita dei loro concittadini. Avevano pensato che, strage dopo strage, i governi sarebbero stati travolti dalle proteste popolari. Ecco il paradosso: mostrando, con i camion e i fuoristrada, quanto sia vigliacca la violenza del terrorismo, i capi dell’Isis hanno avvicinato i cittadini ai governi. 
A nessuno è venuto in mente di incolpare il governo tedesco per l’attentato contro il mercato natalizio di Berlino del 19 dicembre 2016, quando Anis Amri si lanciò contro la folla con un furgone. A tutti, però, è venuto in mente di scendere in piazza accanto ai vertici dello Stato. L’Isis aveva esordito, in Europa, con la strage del 13 novembre 2015, giurando che avrebbe disfatto le nostre comunità politiche. 

Il risultato è stato opposto. Rendendo evidente la natura vigliacca della sua violenza, l’Isis ha rafforzato i legami tra i cittadini e le forze dell’ordine, che oggi sono viste, sempre di più, come forze positive. Ha anche rafforzato la solidarietà e la cooperazione tra i governi europei. La facilità con cui si è svolto il massacro di Munster ci ricorda che è impossibile difenderci dalla violenza vigliacca. 
Ma ci ricorda anche che questa particolare forma di violenza, che aggredisce i deboli e gli indifesi, essendo circondata da un grande disprezzo, può mietere vittime, ma non raccoglie consensi e non scompagina le nostre comunità. 

aorsini@luiss.it 
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