Elezioni midterm/ America al voto, vincono i Repubblicani: guidano Camera e Senato

Elezioni midterm/ America al voto, vincono i Repubblicani: guidano Camera e Senato
di Anna Guaita
Mercoledì 5 Novembre 2014, 01:12 - Ultimo agg. 19:34
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I numeri hanno dato ragione ai sondaggi: man mano che i seggi hanno chiuso è diventato chiaro che i repubblicani stavano riscuotendo il forte successo in cui speravano alle elezioni di midterm americane.

Il trend è stato tanto chiaro, che mentre la maggior parte dei seggi era ancora aperto, il presidente Obama, chiaramente consapevole della pesante bocciatura, ha offerto ai rivali un ramoscello d'ulivo, invitando i leader dei due partiti sia della Camera che del Senato a un incontro alla Casa Bianca, venerdì.

Gli elettori sono andati alle urne per rinnovare i 435 seggi della Camera, 36 dei 100 seggi senatoriali e 36 dei 50 governatorati.

Il partito repubblicano ha conquistato dunque la maggioranza del Senato e ampliato il controllo che già aveva alla Camera dei Rappresentanti. Secondo i primi risultati, i candidati del Great Old Party si sono aggiudicati al Senato almeno 10 dei 13 seggi che erano in bilico, con vittorie in Colorado, Arkansas, Montana, Sud Dakota, West Virginia e Carolina del Nord, oltre all'Iowa, lo Stato dove Barack Obama aveva vinto le primarie dando inizio alla sua corsa verso la presidenza. Inoltre alla Camera hanno ampliato il loro controllo, ottenendo almeno 10 seggi più della scorsa legislatura.

La prima vittoria repubblicana della giornata è stata quella di Mitch McConnell, 72enne senatore repubblicano del Kentucky, leader dell'attuale minoranza repubblicana alla Camera Alta, che ha riportato il 52% dei voti contro il 46 della sfidante democratica Alison Lundergan Grimes. Il senatore, al suo sesto mandato a Washington, ha salutato con eleganza la sua rivale, riconoscendo che aveva condotto una gara «piena di forza e carattere». McConnell sarà dunque da gennaio a capo di un Senato a maggioranza repubblicana, e ha già promesso di "rimettere il Paese sulla giusta carreggiata". Il senatore è stato uno degli oppositori più costanti e decisi del preisdente Obama, fin dal giorno della sua elezione nel 2008.

Subito dopo la conferma di McConnell è arrivata la vittoria nella West Virginia, che era data per scontata e puntualmente è stata confermata. Con l'affermazione della loro candidata, Shelley Moore Capito, i repubblicani hanno strappato ai democratici il primo dei seggi loro necessari in Senato per conquistare la maggioranza. Capito ha battuto la democratica Natalie Tennant per il seggio che era appartenuto al democratico Jay Rockefeller (che è andato in pensione) ed è diventata la prima senatrice donna repubblicana dello "Stato delle Montagne".

Scontate subito dopo anche le affermazioni di Lindsey Graham e Tim Scott, entrambi senatori della Carolina del sud, e di Ted Cochran nel Mississippi. Scott è il primo senatore nero a essere eletto per voto popolare in Senato.

Repubblicani. Per i repubblicani sono state particolarmente significative la vittorie nell'Arkansas, Georgia, Colorado, Carolina del nord e Iowa. Nell'Arkansas hanno strappato il seggio all'uscente democratico Mark Pryor: a rappresentare lo Stato natio dell'ex presidente Bill Clinton sarà ora il senatore Tom Cotton, un veterano che ha combattuto sia in Iraq che in Afghanistan. Nella Georgia, altro stato chiave per la conquista del Senato, il repubblicano David Perdue ha stravinto contro la democratica Michelle Nunn, un brutto colpo per i democratici che avevano puntato molto sulla Nunn, figlia di un ex senatore democratico molto amato nello Stato. Ma anche più bruciante la sconfitta nel Colorado, uno Stato dove Obama aveva vinto sia nel 2008 che nel 2012: Mark Udall è stato spazzato via dallo sfidante Cory Gardner, nonostante gli enormi sforzi di tutti i vip del partito, incluso Bill Clinton. Convinto che i suoi problemi fossero legati al presidente, Udall si era progressivamente distanziato da Obama tanto che la scorsa estate non si era neanche presentato a un comizio che il presidente aveva tenuto proprio per sostenerlo. Nell'Iowa, altro Stato dove Obama aveva vinto in tutte e due le elezioni presidenziali, il seggio è andato a Joni Ernst, una donna che aveva fatto sensazione raccontando che era cresciuta "in una fattoria, imparando a castrare maiali sin da ragazza". Nella colonna delle sconfitte drammatiche per i democratici, va anche il seggio di governatore della Florida, dove il democratico Charlie Crist sfidava l'uscente repubblicano Rick Scott, ma non è riuscito a sconfiggerlo, nonostante fosse dato per favorito. Nella North Carolina il vantaggio della democratica uscente Kay Hagan sullo sfidante repubblicano Thom Tillis si è andato riducendo, con grave disappunto del partito, e in tarda serata la sua sconfitta è stata inevitabile. Un'analista della Cnn, Ana Navarro, ha sostenuto che le sconfitte dei democratici nella Georgia, nel Colorado, nella Carolina del nord e nella Florida - tutte di misura - sono state causate proprio dalla "mancanza di lealtà verso il presidente" espressa dai candidati democratici, che avrebbe tenuto a casa gli elettori afro-americani.

Le (poche) vittorie dei dem. La serratissima battaglia nella Virginia fra il democratico Mark Warner e lo sfidante Ed Gillespie, si è conclusa di misura con la vittoria dei democratici, dopop ore di severa preoccuoazione. Un altro po' di ottimismo l'hanno dato il New Hampshire, Stato del nord che i democratici rischiavano di perdere, dove la senatrice democratica Jeanne Shaheen ha vinto contro Scott Brown con una maggioranza del 55 per cento contro il 44. Vittorie scontate e attese per i democratici sono state registrate nel Massachusetts, nel Rhode Island e nel New Jersey, dove sono stati confermati i senatori Ed Markey, Jack Reed e Cory Booker. Invece nella Lousiana - Stato che richiede una maggioranza di almeno il 50 per cento per assegnare un seggio - i due sfidanti non sono riusciti a raggiungere il tetto, quindi l'uscente democratica Mary Landrieu e lo sfidante repubblicano Bill Cassidy dovranno scontrarsi di nuovo in un ballottaggio a gennaio.

Le donne. Per la prima volta nella storia americana, al Congresso si conteranno 100 donne: 20 senatrici e 80 deputate. La presenza femminile è trasversale: 16 senatrici democratiche e 4 repubblicane, 20 deputate repubblicane e 60 democratiche

Le file ai seggi. Lunghe file hanno tardato la chiusura di molti seggi. I partiti hanno sollecitato i propri sostenitori a restare in fila e non arrendersi. Anche il cantante Kanye West ha incitato i suoi sostenitori (ha oltre dieci milioni di followers su Twitter) a andare a votare: anche se è tardi, siete ancora in tempo, ha detto.

I referendum. L'Arkansas e il Nebraska hanno approvato il referendum per alzare il salario minimo dei lavoratori, attualmente fermo a 7 dollari e 25 centesimi. Nel 2017 nell'Arkansas passerà invece a 8,50, e nel Nebraska passerà a 9 dollari entro il 2016.

La Florida ha votato in maggioranza per l'approvazione della marijuana a scopo medico, ma non è stata raggiunta la supermaggioranza del 60 per cento necessaria a farla diventare legale.

Transgender. In Nevada potrebbe essere eletto il primo transgender. Il repubblicano Lauren Scoot potrebbe diventare il primo transgender dichiarato mai eletto negli Stati Uniti. È candidato alla 30/ma assemblea distrettuale del Nevada, che include alcune aree di Reno, la capitale dello stato, e di Sparks. Scott ha fondato "Equality Nevada", una organizzazione per fare lobby a favore dei diritti di gay, lesbiche, bisessuali e transgender. È diventata repubblicana nel 2011, spiegando di essere in disaccordo con i democratici su temi come il fisco e le imprese e descrivendosi di centro. Alle primarie ha battuto un candidato repubblicano più conservatore di lei.

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