Il ministro Carlo Nordio al teatro San Carlo di Napoli: «Toghe, ok a carriere divise ma solo dopo il premierato»

«A mio avviso è inammissibile che sui giornali vengano pubblicati i nomi di persone estranee alle indagini»

Il ministro Carlo Nordio al teatro San Carlo di Napoli
Il ministro Carlo Nordio al teatro San Carlo di Napoli
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 22 Novembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 23 Novembre, 07:21
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La separazione delle carriere tra giudici e pm non è archiviata: si farà, ma arriverà solo dopo la riforma costituzionale sul premierato. E no all'abbassamento dell'età punibile, tema particolarmente dibattuto a Napoli dopo l'uccisione di Francesco Pio Maimone e Giogiò Cutolo. Parola del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il Guardasigilli è intervenuto ieri ad un dibattito organizzato nel foyer del Teatro San Carlo dall'associazione Polo Sud presieduta da Amedeo Laboccetta e moderato dal direttore del Mattino, Francesco de Core. L'incontro si è articolato in un vivace faccia a faccia con due magistrati e due avvocati: l'ex pm Arcibaldo Miller, il sostituto procuratore Paolo Itri e i penalisti Vincenzo Maiello e Carmine Ippolito. 

Quando si parla di giustizia e delle sue riforme eternamente incompiute c'è sempre carne al fuoco. Dopo il saluto di Laboccetta e del sindaco Gaetano Manfredi, Nordio ha affrontato davanti a una sala gremita le linee portanti della riforma che oggi è al vaglio del Parlamento.

Stimolato dall'avvocato Maiello - che gli chiedeva se dopo l'insediamento a via Arenula e il primo discorso alle Camere il nodo della separazione delle carriere tra pm e giudici sia rimasto un sogno - ha spiegato che «la separazione resta nel programma del governo, ma richiede una modifica costituzionale e un processo di revisione che non è breve», ma che - soprattutto - «non potrà che arrivare solo dopo la riforma costituzionale sul premierato, che è una scelta politica alla quale si è dovuta dare precedenza».

Il Guardasigilli ha così approfondito i temi portanti della sua riforma del codice di procedura penale, sintetizzandolo per punti: oltre alla separazione delle carriere, le linee guida riguarderanno l'udienza collegiale, che dovrà coinvolgere anche i magistrati del Riesame quando si emetteranno ordinanze cautelari; l'interrogatorio di garanzia che dovrà avvenire prima, non dopo l'arresto dell'indagato; l'abolizione del reato di abuso di ufficio che - dice Nordio - «ci è stato sollecitato da tutti i sindaci italiani, e di ogni parte politica»; infine, le intercettazioni: «A mio avviso è inammissibile che sui giornali vengano pubblicati i nomi di persone estranee alle indagini, che magari vengono citate nel tentativo ingiusto di coinvolgerle nelle inchieste». 

Nordio, che per 40 anni ha indossato la toga di pm, è anche un esperto di diritto penale e procedurale comparato. Conosce bene il sistema giudiziario anglosassone, sul quale pure un suo predecessore al ministero, Giuliano Vassalli, volle impostare nel 1988 la riforma del codice di procedura penale. E su questo risponde alle riflessioni poste dai magistrati Miller e Itri. «Il pm italiano - ragiona - è l'unico soggetto al mondo che ha un potere enorme senza però alcuna responsabilità. Nel processo anglosassone statunitense il procuratore che non ha successo viene mandato a casa. In Inghilterra è l'avvocato dell'accusa, senza tuttavia essere a capo della polizia giudiziaria». Di fronte a quest'anomalia, argomenta il ministro, urge una riforma: «E non c'è nessuna ragione logica che possa indurre qualcuno a dire che così il pm sia assoggettato all'esecutivo. Questa è una balla colossale». 

 

Capitolo Csm. Il progetto di riforma punta ad una rivoluzione nella nomina dei componenti a Palazzo dei Marescialli, e il ministro ne spiega contenuti e motivazioni. «Punteremo al sorteggio degli eletti al Csm - spiega - affidato a un ampio comitato di personalità qualificatissime. Ciò permetterà di troncare il legame tra elettori ed eletti, perché poi chi viene eletto spesso si sente in dovere di restituire il favore a chi lo ha votato». Nordio, che anche durante gli anni di servizio alla Procura di Venezia è stato raffinato editorialista e commentatore sui giornali in materia di giustizia, non ha mai nascosto che per la composizione dell'organo di autogoverno della magistratura servisse un intervento di riforma.

Quanto alle riforme legate al Pnrr, quesito sollevato dall'avvocato Ippolito, il Guardasigilli è stato netto: «I vincoli assunti con l'Europa esistono e, sebbene siano stati assunti dal governo che ci ha preceduti, vanno rispettati. Si possono tuttavia rimodulare alcune richieste originali per razionalizzare le riforme». C'è ancora spazio per un'ultima domanda, quella rivolta dal direttore del Mattino, de Core, sulla eventualità dell'abbassamento dell'età imputabile dei minori che delinquono: «Non solo è contraria alla razionalità e all'etica, ma anche a una ragione minima». 

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