Omicidio Giulia Cecchettin, il ministro Valditara a Napoli: «Maschilismo da bruciare, ora patto scuola-famiglie»

«Abbiamo bisogno di genitori presenti, autorevoli, che sappiano dire dei no. E la scuola deve sostenerli»

Il ministro Giuseppe Valditara all'Istituto Comprensivo 46 Scialoja Cortese
Il ministro Giuseppe Valditara all'Istituto Comprensivo 46 Scialoja Cortese
di Marilicia Salvia
Mercoledì 22 Novembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:43
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«Dovete rispettare i no. È importante che cresciate con valori positivi, dobbiamo recuperare il senso del buono e cacciare il male, non coltivarlo mai». Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara è a Napoli per presentare i progetti di Agenda Sud per il potenziamento dell'offerta formativa. Ma alle 11 scatta il minuto di silenzio in memoria di Giulia Cecchettin e di tutte le donne vittime della violenza di genere: nella 4B dell'Istituto comprensivo Scialoja-Cortese di San Giovanni a Teduccio, periferia ex operaia, dove il ministro si è fermato a chiacchierare con gli alunni che dai banchi gli rispondono emozionati e compunti, l'atmosfera gioiosa è rotta dal suono della sirena. È un silenzio commosso, cui partecipa l'intera scuola, consapevole di rappresentare in questi sessanta secondi tutte le scuole d'Italia. «Non bisogna bruciare tutto, ma il maschilismo, anzi il machismo sì», dirà al termine il ministro, invitando gli alunni ad «essere uniti, trovare i valori giusti e l'esempio giusto» e la politica «ad evitare polemiche, anche un po' squallide». Il riferimento è al progetto di «educazione affettiva e sentimentale» da attuare nelle scuole, che sarà presentato oggi dal governo. E alla presunta nomina come coordinatore del professor Alessandro Amadori, suo consigliere alla comunicazione, finito nel mirino di Pd e M5S per le tesi sull'aggressività femminile da lui sostenute nel libro “L'Italia che vogliamo”. Nomina che Valditara smentisce, mentre l'opposizione gli chiede di riferire in Parlamento. 

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Ministro, quanto può fare effettivamente la scuola nella lotta a questa piaga insopportabile?
«La scuola ha un ruolo decisivo, deve soprattutto saper motivare i ragazzi, valorizzare i loro talenti, abituarli al rispetto delle regole e al senso di lavorare per la comunità.

Fin dal principio ho detto che la scuola costituzionale è la scuola che mette al centro la persona, che si fonda sul rispetto di ogni persona. Perciò anche la lotta contro la violenza di genere rientra in quella più ampia visione di una scuola che è improntata al rispetto della persona».

Però a quanto è trapelato introdurrete questi corsi solo nelle superiori e solo su base volontaria: per l'opposizione è troppo tardi e troppo poco. Non pensa che anche bambini come quelli che ha incontrato alla Scialoja-Cortese siano pronti ad affrontare temi di cui sentono parlare ai telegiornali e in famiglia?
«Ci saranno corsi di educazione civica per questa fascia d'età, in cui si parlerà di parità di genere, di rispetto tra le persone. Ne parleremo presentando il progetto. Che, voglio sottolinearlo, è frutto di una consultazione molto ampia, che ha coinvolto le associazioni dei genitori, studenti, sindacati, le associazioni dei docenti, l'Ordine degli psicologi, giuristi e pedagogisti. È un progetto nato all'indomani della notizia degli stupri di Caivano, poi elaborato e sviluppato, modificato e migliorato. Ed è un progetto mio, coordinato dalla segreteria tecnica del Ministero: in giornate di questo tipo e di fronte a una intenzione così forte e ferma di questo governo, di questo ministro di affrontare decisamente questo tema, trovo fuori luogo certe polemiche. Per fortuna qui a Napoli ho trovato scenari ben più confortanti».

Conforto in due scuole, la Scialoja-Cortese e l'Alberghiero Cavalcanti, tra quelle che si suole definire di trincea?
«Nella prima ho visto un'aula affollata di mamme che partecipavano a un corso di informatica insieme ai loro figli, per poterli aiutare, per accrescere il proprio bagaglio di conoscenze: l'ho trovata un'iniziativa bellissima. È anche così che la scuola riesce a coinvolgere le famiglie, a portarle dalla sua parte».

Così da evitare, magari, certe intemperanze ai danni dei professori?
«Il ricorso alla violenza, le sfide agli insegnanti sono frutto della deriva social. Abbiamo bisogno di genitori presenti, autorevoli, che sappiano dire dei no. La scuola deve sostenerli, stimolarli. Occorre ricostruire una grande alleanza tra famiglia e scuola».

Che scuola è, quella che ha incontrato nella sua mattinata napoletana?
«Ho incontrato dirigenti appassionati e docenti motivati, preparati e pieni di cuore e di umanità: il cuore è importantissimo, quando si ha a che fare con i giovani. E poi ho visto ragazzi meravigliosi, con tanta voglia di apprendere e tanta creatività. Sono intelligenze e sensibilità che ci fanno sperare, che è necessario assecondare e far crescere: è appunto quello che ci proponiamo con gli interventi di Agenda Sud. Non è più accettabile che sul piano formativo l'Italia sia spaccata in due».

Una sonora bocciatura del sistema basato sull'autonomia scolastica?
«No, l'autonomia scolastica non c'entra. Come ho ricordato nella mia visita all'Apple Academy, realtà preziosa di San Giovanni a Teduccio, tutti gli indicatori internazionali testimoniano questo gap, da superare assolutamente. Con Agenda Sud finanziamo interventi per 256 milioni nelle scuole del Mezzogiorno con maggiori difficoltà: in tutto duemila primarie e 245 scuole medie e superiori. Alla Campania andranno 63 milioni e 320mila euro, destinati a tutte le scuole primarie e a 28 secondarie do primo e secondo grado».

Soldi distribuiti a pioggia?
«Tutt'altro. Per la prima volta si fa un ragionamento strategico. Si tratta di interventi mirati, studiati dall'Invalsi: le azioni di supporto sono numerose e diverse, investiremo su laboratori e sulla formazione degli insegnanti, che aumenteranno di numero e verranno pagati per l'impegno extracurriculare oltre ad acquisire un punteggio maggiore, se accetteranno sedi più difficili. Si lavorerà per attrarre i ragazzi e battere l'enorme dispersione scolastica».

Per quest'ultimo punto ci sarà da vedersela con l'attrattività del welfare di camorra.
«Su questo fronte voglio lanciare una sfida. Il lavoro di forze dell'ordine e magistratura è ovviamente fondamentale. Ma io dico che nel medio-lungo periodo sarà la scuola a sconfiggere la criminalità».

Libri e computer contro il guadagno facile offerto dallo spaccio?
«Si tratta di creare una filiera che accompagni il ragazzo nella sua formazione fino al mercato del lavoro».

È lo spirito del progetto di Campus che ha annunciato alla Apple?
«Ci stiamo lavorando: uno sarà realizzato senz'altro a Napoli, presumibilmente nell'area di San Giovanni a Teduccio. Si tratta di mettere insieme l'istruzione tecnico-professionale statale, la formazione professionale regionale, gli Its, le Università e ovviamente il mondo dell'impresa, che è fondamentale per rendere questo tipo di istruzione e formazione coerente con le necessità del mondo produttivo, e quindi per dare opportunità formative e lavorative sempre più importanti ai nostri giovani. E al territorio un motivo per svilupparsi e crescere». 

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