Casa Montecarlo, Fini querela Feltri:
delirio diffamatorio, improbabili racconti

Gianfranco Fini con la compagna Elisabetta Tulliani
Gianfranco Fini con la compagna Elisabetta Tulliani
Venerdì 13 Agosto 2010, 12:10 - Ultimo agg. 11 Settembre, 23:41
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ROMA (13 agosto) - Ancora polemiche e veleni sulla casa di Montecarlo finita in affitto al cognato del presidente della Camera, Gianfranco Fini.



«Quanto pubblicato oggi da Il Giornale è l'ennesima dimostrazione di un delirio diffamatorio che ha portato Feltri ad abdicare ai doveri minimi del giornalista - dichiara in una nota Fabrizio Alfano, portavoce del presidente della Camera - Pur di denigrare il presidente Fini, Feltri propone ricostruzioni fantasiose basate su improbabili racconti di personaggi che si celano dietro l'anonimato: in questo modo la calunnia diventa notizia, e la realtà un dettaglio trascurabile. Il tribunale accerterà la grave diffamazione, e il Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti la violazione delle regole deontologiche».



«Fini mente». Il Giornale titola così oggi in prima pagina, e la «prova», secondo il quotidiano di Vittorio Feltri, sta nel fatto che è stato almeno «due volte» in un negozio di arredamento alle porte di Roma dove «tutti sapevano che c'era da fare una spedizione per la terza carica dello Stato a Montecarlo», come raccontano due ex dipendenti del negozio. La "prova mobile" è invece l'apertura di oggi di Libero e del Fatto quotidiano. Ma il Giornale va anche oltre: un vicino della casa monegasca dice anche di aver visto Fini «a Natale» nell'androne del palazzo Milton. Senza contare che il titolare dell'azienda che ha ristrutturato la casa racconta di «Giancarlo Tulliani sempre presente sul cantiere».



Il presidente della Camera, ironizza Feltri nel suo editoriale, «come accade a molti in difficoltà, non ha resistito alla tentazione di dire bugie nella speranza di aggirare il problema ma non gli è andata bene, ha smarronato». Ha detto «di non saperne nulla», quando invece «ha arredato personalmente, con l'aiuto della compagna Tulliani il quartierino» dopo che «l'alienazione a una società off shore dell'appartamento era stata firmata». Il Giornale ha recuperato «la fattura della cucina e di altri arredi». Oltre alla testimonianza di chi «ha trattato l'affare direttamente con la coppia».



Dopo varie visite della Tulliani, riferiscono i due ex dipendenti del mobilificio, «un bel giorno, forse un sabato, su una smart nera arriva lui, Fini, in jeans e giubbotto avion, insieme a Elisabetta. Ovviamente c'è chi gli chiede l'autografo, chi gli stringe la mano». Per «tutti - dicono - la percezione era che questi mobili fossero per casa loro all'estero, tanto che le telefonate per la spedizione venivano apertamente motivate "per la casa di Fini a Montecarlo"». Per Fini, insomma, considerato in primis il suo «tradimento» politico, «la rinuncia alla poltrona più alta di Montecitorio - conclude Feltri - è quantomeno opportuna». E il Giornale pubblica anche oggi altre

quattro pagine di firme per le sue dimissioni che sono arrivate «a più di 50mila».



La smentita del mobilificio. «La società Castellucci Maria Teresa, con esercizio in Roma via Aurelia Km 13,400, in relazione alle notizie di stampa apparse su alcuni quotidiani precisa di non aver mai effettuato trasporto o montaggio di mobili acquistati presso il proprio esercizio da Roma a Montecarlo, nell'interesse di Elisabetta Tulliani o suoi familiari o dell'onorevole Fini», specifica una nota della società, citata oggi nei servizi che accusano il presidente della Camera.



Il Pdl insiste: Fini deve solo andarsene. «L'obiettivo è entro settembre approvare il documento programmatico, cambiare il presidente della Camera e sciogliere il gruppo Futuro e LIbertà. Così si riprende a governare e si fa il processo breve». Lo dice alla Stampa Giorgio Straquadanio, deputato del Pdl, che non vuol sentire parlare di «tregua» perché «Fini deve solo andarsene». L'apertura di Berlusconi, aggiunge, «è stata verso i finiani, non verso Fini» che ha «tentato una congiura. E ovunque le congiure si chiudono facendo cadere le teste dei congiurati». Se «non c'è margine» perché il presidente della Camera «possa ricucire» con il premier, tra i finiani invece «secondo le mie stime sono una ventina i recuperabili». Sulla casa di Montecarlo, poi, «per ora tra le carte non c'è nulla di falso» anche se «c'è da vederne ancora», e Fini, è il pronostico di Straquadanio, «prima della ripresa sarà cascato».
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