Decreto Sud, primo sì: Zes unica dal 2024 e più poteri al governo

Molte le critiche delle opposizioni: «È la tomba per il Mezzogiorno»

Primo sì al Decreto sud
Primo sì al Decreto sud
di Nando Santonastaso
Mercoledì 1 Novembre 2023, 08:00 - Ultimo agg. 2 Novembre, 06:53
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«Il provvedimento rappresenta un importante risultato, a conferma di quanto il Mezzogiorno d'Italia sia una priorità del governo». Il ministro per gli Affari europei, il Sud, il Pnrr e le politiche di coesione, Raffaele Fitto, esprime così la soddisfazione per il via libera della Camera (184 sì, 106 no, 2 astenuti) al Decreto Sud di cui è stato il principale ispiratore. Il provvedimento, nel quale sono state inserite anche misure per la gestione dei Centri di prima accoglienza per gli immigrati, passa ora al Senato che dovrà licenziarlo entro il 18 novembre, completando l'iter della conversione in legge. Zes unica per tutto il Mezzogiorno, nuova strategia per le Aree Interne, stretta sulle Regioni per la spesa delle risorse del Fondo Sviluppo Coesione e circa 2.200 nuove assunzioni concorsuali, in gran parte per i Comuni, i punti più significativi del testo che recepisce anche gli emendamenti per il nuovo aeroporto di Agrigento e il superamento degli svantaggi dell'insularità per Sicilia e Sardegna. Scontata l'approvazione dopo il voto di fiducia deciso dal governo ma il dibattito che la precede è a dir poco vivace, con un nutrito botta e risposta tra opposizioni e maggioranza. 

Fitto risponde a molte delle perplessità sollevate dalla minoranza anche in Commissione.

Come a proposito del rischio con il Decreto di scoraggiare gli investimenti nel Sud appena rilanciati dalle Zes: «Ma questa è esattamente la situazione attuale che il governo invece intende ribaltare», spiega. E puntualizza: «In particolare viene assicurato il maggiore coordinamento tra le risorse europee e nazionali della coesione e quelle del Pnrr, e rafforzata l'efficienza dell'uso delle risorse del Fondo Sviluppo Coesione attraverso la conclusione di accordi tra il governo e le amministrazioni locali, tra l'altro già avviati nelle scorse settimane con le Regioni Liguria e Marche, e che proseguiranno con ogni singola regione, con una definizione ben precisa degli interventi previsti in base ad un cronoprogramma concordato». La Zes unica, inoltre, risponde per il ministro alla nuova centralità del Sud in chiave euromediterranea e permetterà «eguali chance di sviluppo a tutte le imprese insediate nel Sud, o che in esso volessero insediarsi, estendendo le medesime semplificazioni e prevedendo il medesimo credito d'imposta per investimenti riconosciuto alle imprese operanti nel territorio delle otto Zes». 

Confermato altresì che non ci sarà alcun vuoto di potere nel passaggio dai Commissari alle Struttura di missione prevista a Palazzo Chigi nel 2024 per la gestione della Zes unica: «Le attuali Strutture di supporto degli otto Commissari continueranno a svolgere le proprie attività fino a quando non sarà pienamente operativa la Struttura di missione, evitando in tal modo ogni interruzione relativamente alle attività in corso», dice Fitto senza sbilanciarsi su una data approssimativa. Difficile immaginare che il nuovo scenario si aprirà a gennaio, molto più probabile che se ne riparli in primavera.

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Molte le critiche delle opposizioni che vanno all'attacco e parlano di «tomba per il Mezzogiorno». Dura l'ex ministra per il Sud e presidente di Azione Mara Carfagna, mentre secondo Marco Grimaldi di Alleanza Verdi Sinistra «con questo decreto appare in maniera plastica l'idea di Stato di questo governo che regala l'autonomia differenziata al Nord e commissaria il Sud». Marco Sarracino del Pd ironizza sulla presenza delle norme sugli immigrati nel Decreto («Ma l'avete scritto a Pontida? Che c'entra con il Sud?») mentre Daniela Torto (M5s) spara ad alzo zero contro il provvedimento «che ucciderà il Sud e in particolare le piccole e medie imprese» mentre l'altro giorno il presidente della Federazione dei Consorzi Industriali Antonio Visconti aveva parlato della decisione del governo sulla Zes unica come di «uno schiaffo ai territori» e della cancellazione di fatto del ruolo dei Consorzi. Altrettanto vivace la replica della maggioranza. Per Mauro D'Attis di Forza Italia «il decreto è un passo in avanti verso lo sviluppo del Mezzogiorno, ma soprattutto è un provvedimento straordinario perché istituisce l'area Zes più grande d'Europa». Nessun problema, aggiunge il deputato pugliese, sulla copertura del credito d'imposta destinato alla Zes unica: «Se dovessimo tornare in aula da qui a qualche mese per una variazione di bilancio in aumento vorrà dire che ci abbiamo visto giusto». Pieno sostegno al provvedimento anche da Maria Carolina Varchi di Fratelli d'Italia, e dal leghista Andrea Barbotti mentre l'ex ministro Francesco Saverio Romano di Noi con l'Italia osserva che «non esistono ricette semplici o scorciatoie ma occorre concentrare le strategie e razionalizzare le risorse con una programmazione su obiettivi prioritari come infrastrutture, beni pubblici, ricerca ed innovazione, istruzione e competenza, decisivi per lo sviluppo del Mezzogiorno». 

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