«Lo dirò con chiarezza: non c’è correlazione fra l’intensità del limite al contante e la diffusione dell’economia sommersa». Dopo il passaggio a Montecitorio di martedì - nonostante sia il giorno dell’intervento di Silvio Berlusconi - Giorgia Meloni si prende scena e fiducia anche a palazzo Madama. Ieri infatti, accolta e più volte interrotta dagli applausi dell’emiciclo, la premier ha ascoltato le osservazioni dei senatori sul discorso tenuto davanti ai deputati, replicando una ad una a tutte le critiche che le sono state mosse, a cominciare dai temi più economici.
E quindi ecco la chiosa sul salario minimo che non risolve il problema dei «bassi salari» e sul Pnrr - fiore all’occhiello della gestione Draghi - di cui si è speso finora solo la metà dei fondi. Ma anche il rinnovato annuncio per una Commissione che indagherà sulla gestione Covid e, appunto, per un nuovo tetto al contante.
Nel suo intervento da 49 minuti Meloni infila una serie di critiche e proposte che chiariscono ad un’Italia finora «senza visione», che non trova soluzioni «efficaci» a tanti problemi, come cambierà tutto.
Tornando alla premier, nel corso del suo intervento respinge le accuse dell’ex magistrato Roberto Scarpinato sottolineando di non essere stupita da un approccio «smaccatamente ideologico», quando il senatore del M5S sostiene (Meloni che si mette visibilmente le mani nei capelli) che «non bastano le prese di distanze dal fascismo per dichiarare chiusi i ponti con il passato». Un biasimo che, per la leader di FdI, è lo stesso di «parte della magistratura» che negli anni hanno costruito sulla base di «teoremi» processi «fallimentari» a cominciare da via D’Amelio.
Al netto degli scambi di accuse con l’opposizione e delle inevitabili schermaglie, tra gli eventi più attesi della giornata c’è senza dubbio il discorso di Silvio Berlusconi, il primo in Aula dopo 9 anni, da quando dovette lasciare l’incarico di parlamentare. E quindi, nell’ormai iconico doppiopetto blu e prima di affondare sul cavallo di battaglia che è la necessità di una riforma della Giustizia, Berlusconi mette subito in piedi il suo show: «Oggi io non farò sfoggio della mia eloquenza, perché ho tante, tante, cose da dire, e quindi mi sono scritto diligentemente tutto quanto... Quindi, signor presidente del Senato, onorevoli senatori, signor presidente del Consiglio, sono felice di essere qui e devo dirvi che sono felice anche perchè 3 ore fa ho avuto il mio 17esimo nipotino...Evviva!».
Una mossa da nonno d’Italia, utile a rasserenare gli animi anche nel centrodestra dopo i dissapori dei giorni scorsi durante la formazione dell’esecutivo (e che rischiano di riproporsi per il completamento della squadra). A completare la pacificazione del resto, ci aveva pensato anche Licia Ronzulli che ha teso la sua mano a Meloni dicendo che «ci descrivono divise», ma invece «combatteremo insieme» in tutte le battaglie che il nuovo esecutivo dovrà fare.