Governo, Grillo avverte Di Maio: non inseguire poltrone. Rivolta anti-Rousseau

Governo, Grillo avverte Di Maio: non inseguire poltrone. Rivolta anti-Rousseau
di Simone Canettieri
Giovedì 29 Agosto 2019, 08:27 - Ultimo agg. 13:41
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ROMA La tensione esplode all'ora di cena. Quando Beppe Grillo con un post irrompe nella snervante trattativa sul ruolo di Luigi Di Maio nel futuro esecutivo: «Oggi è l'occasione di dimostrare a noi stessi ed agli altri che le poltrone non c'entrano nulla: i ministri vanno individuati in un pool di personalità del mondo della competenza, assolutamente al di fuori dalla politica». Una mazzata sulle ambizioni del capo politico grillino che in questa fase si trova a camminare in un tunnel dove non ritrova più i punti di riferimento: se si volta non c'è più Matteo Salvini, ma l'odiato Pd (dato di cronaca: ieri al Quirinale per la prima volta ha pronunciato questo nome dopo 20 giorni di crisi), ma soprattutto sembra venire meno il potere contrattuale nei confronti di Giuseppe Conte. Ecco perché parla Grillo, ma tutti lo interpretano come una stoccata che il comico rivolge a «Luigi» in asse con il premier. Grillo parla di «poltronofilia» propone che il ruolo politico lo svolgano «i sottosegretari». Tutti gli indizi portano a un unico destinatario: Di Maio.

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STOCCATA
Dopo la stoccata di Grillo, lo staff del vicepremier che vuole succedere a se stesso fa trapelare questa versione. Una telefonata tra i due che viene raccontato a mo' di toppa così: «Sei tu il capo politico, e decidi tu per il Movimento, il mio è stato un paradosso». C'è infine un passaggio del Garante che sembra un ulteriore assist a Conte addirittura contro la liturgia del M5S: «In questa crisi che sembra un guasto nell'ascensore, non ci sono i tempi né per un contratto e neppure per chiarirci su ogni aspetto, anche fintamente politico, delle realtà che i ministeri dovranno affrontare». Sembra una mossa per depotenziare il voto su Rousseau. Intorno alla piattaforma di Casaleggio chiamata a dare il via libera al Conte-bis, prima che «l'avvocato del popolo» sciolga la riserva si scatena l'ultima guerra interna. In batteria escono una serie di parlamentari contrari al voto: con la Lega avvenne prima dell'incarico, questa volta dopo. Su Facebook il deputato Michele Nitti si dice «sorpreso» che «si sia fatta passare per una decisione deliberata in assemblea ciò che non è stato affatto deliberato». Anche l'area di Roberto Fico è abbastanza scettica. Continuano sotterranee le critiche a Di Maio. Tanto che Buffagni si immola: «Qui tocca Luigi, tocca il Movimento». I pretoriani del vicepremier si scagliano con dichiarazioni incrociate contro i dissidenti. Aria da resa dei conti, ancora una volta.

TUTTI CONTRO TUTTI
Manlio Di Stefano se la prende con i colleghi: «Chi è abituato alle liste scritte dal capo o a scelte imposte non ne capisce il senso, ma lamentarsi del voto su Rousseau è inaccettabile». Il capo politico è assediato, big di peso si fanno largo e potrebbero essere scelti da Conte nella squadra di governo in virtù di un rapporto di stima con il premier. E' il caso di Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia. C'è nervosismo anche tra gli staff di Di Maio e quelli di Conte. Quando si fa largo, dopo le acque aperte da Grillo, la proposta di ministri tecnici a Di Maio saltano i nervi. E i fedelissimi del vicepremier commentano: «Se sarà il governo tecnico faticherà a prendersi la nostra fiducia in Senato». Parole dal sen fuggite indicatrici di una tensione inedita. Tutta interna al Movimento, ora pende anche il voto di Rousseau. In molti guardano con timore al giorno del voto, atteso all'inizio della prossima settimana. Un post negativo di Di Battista potrebbe indirizzare le intenzioni dei 100mila iscritti alla piattaforma. «L'attenzione deve essere sui temi, il resto verrà da sé», avverte il fichiano Riccardo Ricciardi. Prima i programmi, poi le poltrone.
 

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