Le condizioni di Matteo al premier:
subito il doppio turno o tutti a casa

Le condizioni di Matteo al premier: subito il doppio turno o tutti a casa
di Marco Conti
Martedì 10 Dicembre 2013, 08:06
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​Lavoreremo bene insieme, scrivono da palazzo Chigi dopo l’incontro di oltre un’ora. Segue la foto dei due dietro la scrivania da presidente del Consiglio. Una scrivania che Enrico Letta vorrebbe continuare ad occupare e che Matteo Renzi finge solo di ignorare. Un’ora di colloquio tutto in salita che inizia mettendo insieme la soddisfazione per «la strepitosa affluenza» alle primarie mentre tocca a Letta rivendicare l’assoluta «neutralità» giocata dal governo lungo tutta la sfida elettorale. Così come a Renzi dare garanzie sulla voglia di tenere unito il partito di cui Letta è stato vicesegretario fino a qualche mese fa. Lo scambio di reciproci attestati di stima «per il travolgente successo» e «per il duro compito che ti sei assunto», si chiude quando Letta esordisce con un «che facciamo ora?». Una domanda che Renzi si sentirà rivolgere più o meno nelle stesse forme dal capo dello Stato nell’incontro che i due si sono ripromessi di avere nelle prossimi ore. L’imprevedibilità e la velocità del sindaco di Firenze preoccupano e rendono fragili quelle larghe intese - già di per sè precarie - e che lo stesso Renzi domenica sera ha derubricato ad «inciucio».



ULTIMATUM

Con l’incontro di ieri pomeriggio si è chiusa la fase dei sondaggi sulle mosse di Renzi che Letta nei mesi scorsi aveva affidato a Dario Franceschini. Ora la sfida è diretta tra colui che ha preso l’impegno di traghettare il Paese sino al 2015 e colui che teme di arrivarci vieppiù logorato da una crisi economica del Paese che «non si affronta con la dovuta energia» e alle prese con una sistema elettorale ed istituzionale che condannerebbero il Pd a nuove larghe intese. Renzi ieri pomeriggio qualche carta l’ha scoperta chiedendo a Letta di impegnare la maggioranza per una rapida approvazione della legge che cancella le province e della legge di stabilità. Poi, da gennaio, «come un sol uomo» la maggioranza deve dotare «subito il Paese di una nuova legge elettorale». «Subito e senza rinvii - ha incalzato Renzi - ed è per questo che continuo a pensare che si debba cominciare dalla Camera». Basta con i tavoli, basta con i saggi», Renzi vuole subito il doppio turno di coalizione del sindaco d’Italia. Entro gennaio. Uno schema che manda in fibrillazione il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. Il vicepremier ed ex segretario Pdl teme infatti che fatta la legge elettorale si vada subito al voto. E’ per questo che ieri ha rilanciato il patto di coalizione. Proprio per rassicurare Letta ieri pomeriggio Renzi si è detto disponibile a siglare «un contratto di coalizione», ma «solo dopo che avrò sentito in Parlamento l’impegno del governo».



RASSICURAZIONI

Il discorso che Letta terrà domani in aula per ottenere una nuova fiducia che sancirà l’uscita di Forza Italia dalla maggioranza, deve segnare - secondo le richieste di Renzi - uno spartiacque proprio in tema di riforme. «Io voglio l’abolizione del Senato, la riduzione dei parlamentari e il taglio ai finanziamenti della politica, ma non mi faccio infinocchiare da tavoli e comitati ristretti. Tu prendi l’impegno in aula e il Pd metterà nero su bianco il testo della legge». Renzi non si fida e non lo nasconde: «Se qualcuno non si fida di me, io non mi fido di loro. Se non facciamo la legge elettorale è inutile prenderci in giro e ripeschiamo il Mattarellum sul quale sono d’accordo anche Berlusconi e Grillo». Se non è un aut aut, quello di Renzi a Letta poco ci manca. Al punto che il presidente del Consiglio, dopo aver velocemente illustrato le possibili reazioni degli alleati centristi, ha chiesto al segretario del Pd altro tempo. «Ci sentiamo domani, e ti faccio sapere». La trasferta in Sudafrica per i funerali di Nelson Mandela obbliga Letta a tempi stretti. Un timing che coincide con quello di Renzi che anche ieri si è confermato poco incline alla trattativa con quella che definisce «vecchia politica».
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