Quirinale, da Rotondi a Gianni Letta: ecco chi sono gli "sherpa" a caccia di voti per il presidente della Repubblica

Quirinale, da Gianni Letta a Rotondi: ecco chi sono gli "sherpa" a caccia di voti per il presidente della Repubblica
Quirinale, da Gianni Letta a Rotondi: ecco chi sono gli "sherpa" a caccia di voti per il presidente della Repubblica
di Ernesto Menicucci
Mercoledì 19 Gennaio 2022, 15:45 - Ultimo agg. 20 Gennaio, 01:24
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Il più noto alle cronache, almeno di questi ultimi giorni, è di gran lunga Vittorio Sgarbi. Il "telefonista" di Berlusconi, o "l'acchiappa-farfalle" come lui stesso si è autodefinito del Cavaliere, l'uomo incaricato - ma con Silvio seduto al suo fianco - di provare la cosiddetta "operazione Scoiattolo", la caccia ai voti dell'ex premier nelle fila del gruppo misto, dei grillini o di chiunque lo voglia appoggiare nella battaglia per il Colle. Operazione, a detta dello stesso Sgarbi, in buona parte abortita, o comunque che si è molto raffreddata nelle ultime ore.

Gli sherpa dietro le quinte

Ma, dietro le quinte, sono moltissimi gli sherpa che si muovono all'ombra del Quirinale: qualcuno in proprio, molti per conto di altri, pochissimi per conto di varie ipotesi sul tavolo. Ce ne sono dentro il Parlamento, come uomini e donne di riferimento dei rispettivi leader politici, ma ce ne sono anche fuori, naturalmente. Tra questi, sicuramente l'intramontabile Gianni Letta, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il "Richelieu" di Berlusconi per oltre due decenni, uno dei consiglieri più fidati ed ascoltati ad Arcore. L'uomo che, rompendo il suo proverbiale riserbo, aveva lanciato un messaggio chiaro: «Per il Quirinale si mettano da parte gli interessi di parte». Un'uscita che, fatta da un uomo che ha abituato al silenzio più che alle parole, non è passata inosservata. Letta consiglia Berlusconi ma cuce anche una tela "istituzionale": non a caso, qualche giorno fa, è stato anche a colloquio a Palazzo Chigi da Mario Draghi. Ma intorno a Berlusconi, sempre fuori dal palazzo, si muovono anche altri storici consiglieri: uno è Fedele Confalonieri, che c'è sempre nelle occasioni che contano. L'altro è Denis Verdini che, pur se ai domiciliari, parla, ascolta, consiglia. Non solo il Cav, però. Verdini è anche il "regista" dietro a Matteo Salvini (di cui è, di fatto, il suocero) e mantiene un ottimo rapporto con Matteo Renzi, altro snodo fondamentale di questa strana elezione dove, alla fine, nessuno ha completamente in mano il boccino.

Gli sherpa in Parlamento

Ma gli sherpa, ovviamente, sono anche dentro al Parlamento. Perché alla fine è lì che si fanno i giochi, si intessono trattative e relazioni. E, detto che ogni leader fa molto da sé, è evidente che Enrico Letta si fidi molto di Filippo Andreatta, con il quale è praticamente cresciuto, del vicesegretario Pd Giuseppe Provenzano e della coppia composta dalle due capogruppo: Debora Serracchiani alla Camera, Simona Malpezzi al Senato.

Stesso discorso vale per Matteo Salvini, "costretto" ad un rapporto con Giancarlo Giorgetti ma che poi si appoggia molto sul suo vice Lorenzo Fontana e sui due capogruppo (Molinari alla Camera, Romeo al Senato). A loro spesso vengono affidati anche i messaggi "pubblici", attraverso interviste sui giornali o come dichiarazioni: quello che non può dire Salvini, lo dicono loro.

 

Matteo Renzi, invece, è uno che tesse molto in proprio la sua tela, anche perché ha solidi rapporti in diversi partiti: nel Pd, bastava vedere i conciliaboli avuti con diversi esponenti dem alla camera ardente per David Sassoli in Campidoglio, ma anche dentro Forza Italia (retaggi del Patto del Nazareno). E in proprio gioca anche Giorgia Meloni, anche se poi - per alcune missioni - si serve soprattutto di Ignazio La Russa. Finito? Ancora no. Tra i più "invisibili" sono i centristi, quelli che cuciono, smussano, ascoltano. Da Gaetano Quagliariello, già Forza Italia, poi nel governo Letta, ora con "Cambiamo" di Giovanni Toti, mediatore per definizione. Stesso discorso vale per Gianfranco Rotondi, l'ultimo democristiano, giornalista amante dei retroscena, avellinese in polemica con Ciriaco De Mita, tessitore a largo raggio, per Berlusconi ma non solo. Poi c'è Clemente Mastella, altro professionista della trattativa, centrista indefesso, sindaco di Benevento. Il suo Ceppaloni style, è quasi un marchio di fabbrica.

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