Roma Capitale, sì del governo
Bossi: «Ora quella del Nord»

Il Campidoglio
Il Campidoglio
Venerdì 17 Settembre 2010, 10:57 - Ultimo agg. 16 Ottobre, 19:15
3 Minuti di Lettura
ROMA (17 settembre) - Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi all'unanimit il decreto su "Roma Capitale". Il via libera è arrivato nonostante le perplessità dei leghisti e in particolare del leader Umberto Bossi.



Il provvedimento, previsto dalla legge sul federalismo fiscale, stabilisce che Roma capitale è un ente territoriale i cui confini sono quelli del comune di Roma. Dispone poi una speciale autonomia, statutaria, amministrativa e finanziaria nei limiti stabiliti dalla Costituzione alla città.



Il provvedimento, che attribuisce un nuovo status alla città di Roma, sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale domani, appena in tempo per il 140esimo anniversario della breccia di Porta Pia. Una coincidenza simbolica fortemente voluta dal sindaco, Gianni Alemanno, che lunedì in Campidoglio darà la cittadinanza onoraria al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.



L'approvazione del primo decreto per Roma capitale è il «primo passo necessario e importante per fare in modo che la nostra città abbia una governance adeguata non solo al ruolo di capitale d'Italia ma anche al valore internazionale della città», ha commentato il sindaco.



«Ora ci vuole quella del Nord», ha detto il leader della Lega, Umberto Bossi, nel corso di una conversazione con l'agenzia Ansa. Il Senatur scherza e si lascia poi andare ad una battuta: «Lo abbiamo votato solo perché il sindaco Alemanno è venuto piangendo», ha aggiunto riferendosi alla presenza del sindaco a Palazzo Chigi dopo la firma del provvedimento.



Scherzi e abbracci nel corso del Consiglio dei ministri che oggi ha approvato il decreto attuativo di Roma capitale. «Ho assistito personalmente alla firma del decreto da parte dei ministri Bossi e Calderoli», ha detto Alemanno, assicurando l'appoggio della Lega su questo primo decreto. Ma «alla fine della votazione il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi mi ha chiamato in Consiglio dei ministri mentre Gianni Letta, scherzando, mi diceva che i ministri della Lega avevano votato contro. Poi mi ha detto che, invece, sul decreto c'era unanimità». A quel punto, «ho ringraziato tutti e ho abbracciato il ministro Calderoli che è stato determinante in questo processo».



Dal Consiglio comunale trapela però già il malcontento per la riduzione a 48 dei consiglieri della nuova Assemblea capitolina (ora sono 60): troppo pochi, concordano maggioranza e opposizione, per una città di quasi tre milioni di abitanti. Malumori bipartisan emergono anche sulla riduzione dei municipi a 15. I capigruppo di Pdl, Pd e Udc in Consiglio comunale concordano poi nel lamentare un problema di adeguata rappresentanza per una città che ha più del doppio degli abitanti di Milano. Ma Alemanno assicura: «C'è l'impegno a rivedere il numero con la riforma del Codice delle autonomie». E malcontento c'è anche per il rinvio del discorso sulle indennità, che qualche consigliere spera di vedere aumentare visto il nuovo status di Roma Capitale.



Intanto i presidenti di Regione e Provincia Renata Polverini e Nicola Zingaretti esprimono la loro soddisfazione per il via libera al primo decreto e già guardano al secondo, il cui iter si preannuncia più complesso vista la più ampia diversità di vedute. E in effetti le opposizioni in Parlamento sottolineano che sarà sul secondo testo che si misurerà la tenuta della maggioranza. Anche perchè, aggiungono, il primo decreto ha disegnato solo la cornice, sancito uno status: «una prima parzialissima attuazione della Costituzione», secondo il Pd, un «decreto patacca», per l'Idv, un «barattolo vuoto» per l'Udc. La sostanza, concordano tutti, deve ancora arrivare.


© RIPRODUZIONE RISERVATA