Utero in affitto solidale, nel Pd cresce il fronte del no: ecco chi voterà contro in dissenso dal partito

Madia e De Micheli voteranno contro in dissenso dal partito (che sceglie l’Aventino)

Utero in affitto solidale, nel Pd cresce il fronte del no: ecco chi voterà contro in dissenso dal partito
Utero in affitto solidale, nel Pd cresce il fronte del no: ecco chi voterà contro in dissenso dal partito
di Andrea Bulleri
Giovedì 20 Luglio 2023, 00:51 - Ultimo agg. 17:57
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Doveva essere la soluzione per togliersi dall’impiccio. La mossa anti imbarazzi, che avrebbe evitato al Pd di dare (di nuovo) l’immagine di un partito spaccato. Invece la scelta di uscire dall’Aula, quando martedì a Montecitorio si voterà sulla cosiddetta maternità surrogata «solidale», potrebbe rappresentare la proverbiale toppa peggiore del buco. Perché già due parlamentari dem, durante la convulsa riunione fiume di lunedì e martedì, hanno fatto sapere che non rispetteranno l’ordine di scuderia arrivato da Elly Schlein. E voteranno No a quella che qualcuno, anche tra i dem, definisce «una legalizzazione di fatto dell’utero in affitto». E il fronte dei “ribelli”, in cinque giorni di tempo pare destinato ad allargarsi. 

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CRISI DI NERVI
Un passo indietro.

A mandare sull’orlo di una crisi di nervi il Nazareno, stavolta, ci ha pensato un emendamento a prima firma di Riccardo Magi di +Europa. Una proposta di modifica al ddl di Fratelli d’Italia che vuole rendere la gestazione per altri (gpa) un «reato universale». L’obiettivo dell’emendamento’emendamento di +Europa invece punta all’esatto contrario: permettere la surrogata «solidale», ossia senza passaggi di denaro. E anche se la proposta, pallottoliere alla mano, non ha alcuna possibilità di passare, nel Pd è scattato l’allarme: che fare? Perché se la segretaria è notoriamente a favore della gpa, la maggioranza dei gruppi parlamentari è schierata nettamente contro (la conta emersa dall’assemblea del gruppo parla di 50 no e 19 sì). Dunque, il gruppo dirigente all’inzio decide di provare a salvare capra e cavoli: astensione. Scelta che però scatena la rivolta nelle chat interne. «Perché dovremmo astenerci se siamo tutti contro?», si domanda più d’uno. Altri, come Lia Quartapelle, chiedono che venga lasciata libertà di voto. Niente da fare: «Rischieremmo – è la risposta – di dare un’immagine di scarsa unità». E anche, maligna qualcuno, di mostrare plasticamente che la posizione della segretaria è in netta minoranza tra i parlamentari. Così matura il cambio di strategia: Aventino. «Sull’emendamento Magi – è la nuova linea – non parteciperemo al voto». 


LA LINEA DEL DISSENSO
Ma ecco che, verso fine della riunione di martedì, Paola De Micheli e Marianna Madia, annunciano il loro dissenso. «Sulle questioni etiche – è il senso degli interventi delle due deputate dell’area riformista – non si può ammettere disciplina di partito. E noi, sulla possibilità di aprire alla surrogata, voteremo no». Una posizione che difficilmente resterà isolata. Tra i deputati c’è chi è pronto a scommettere che il fronte dei malpancisti potrebbe allargarsi a Lorenzo Guerini. E ad altri cattolici come Stefano Lepri e Silvia Costa. Ma pure Paolo Ciani, vice capogruppo vicinissimo alla comunità di Sant’Egidio, viene indicato tra i potenziali “disertori” dell’Aventino, in favore del no. E qualcuno non esclude che alla fine il Nazareno possa decidere di fare (di nuovo) retromarcia e lasciare libertà di voto, se arriveranno segnali che la linea De Micheli-Madia si va allargando. Anche perché nel frattempo, in calendario, c’è la due giorni di Stefano Bonaccini a Cesena (domani e sabato). E dal momento che il governatore dell’Emilia non ha mai fatto mistero di essere contrario alla gpa, è probabile che il nodo dell’uscita dall’Aula venga di nuovo al pettine. 


Proprio Bonaccini, ieri, è tornato a tendere una mano alla segretaria, negando di voler dar vita a una corrente: «Se indebolissimo Elly, taglieremmo il ramo su cui siamo seduti». Un assist che Schlein ha intenzione di sfruttare: sul palco di Cesena la segretaria ci sarà. Anche solo per provare a dare un segnale di unità interna, in quello che – almeno nei piani iniziali – doveva essere l’evento di lancio dell’area del controcanto alla leader. Unità che nei piani della segretaria dovrebbe andare di pari passo con la costruzione di una «identità chiara», nei dieci mesi che la separano dalle Europee. I segnali, però, non incoraggiano. Né sulla gpa, né su altri fronti che si apriranno a breve, come la proposta (del gruppo delle Autonomie in commissione affari costituzionali al Senato) di concedere un terzo mandato per sindaci e amministratori. Schlein è contraria, perché un sì spalancherebbe le porte a una ricandidatura di Enzo De Luca in Campania. Ma gli amministratori dem, da Dario Nardella a Matteo Ricci e Antonio Decaro, premono per un sì. Così come sull’addio all’abuso d’ufficio, che invece la segretaria vorrebbe mantenere. «Troveremo una quadra», la promessa recapitata ai sindaci dal Nazareno. Per ora, senza seguito. Con buona pace della chiarezza. 
 

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