Diagnosi precoce e chirurgia mini-invasiva: i maestri internazionali dell’endoscopia a Napoli per il corso nazionale della Sied

Dall’esofago al colon: le nuove tecnologie endoscopiche al servizio della prevenzione e della cura oncologica

Lo scienziato Yuichi Mori con i vertici della Sied
Lo scienziato Yuichi Mori con i vertici della Sied
Giovedì 26 Ottobre 2023, 11:00
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«Diagnosi precoce, differenziazione selettiva e tecniche resettive avanzate delle lesioni precoci sono le tre mosse fondamentali per aggredire alcuni dei tumori più pericolosi in circolazione: quelli del tubo digerente». Giuseppe Galloro, segretario generale della Sied, la Società italiana di endoscopia digestiva, presenta le nuove sfide del Corso Nazionale Sied che quest’anno si tiene a Napoli, nel Centro congressi della Stazione Marittima fino a venerdì 27 ottobre.

Un corso nazionale con maestri internazionali perché la Sied ha radunato a Napoli i numeri uno al mondo nel settore dell’endoscopia digestiva diagnostica ed operatoria: i medici del National Cancer Center Hospital di Tokyo. «In Giappone, infatti, - evidenzia Galloro, professore di Chirurgia generale all'Università Federico II di Napoli e da 20 anni pilastro dell’Endoscopia digestiva del Policlinico federiciano - c’è il più alto tasso mondiale di diffusione dei tumori di esofago, stomaco e colon-retto e questo ha spinto la ricerca clinica ed informatica allo sviluppo delle più avanzate tecnologie endoscopiche come ho potuto verificare sul campo durante i miei numerosi soggiorni di studio e ricerca a Tokyo».

Ma anche in Italia i tumori dell’apparato digerente sono tra i più pericolosi. «Il cancro del colon-retto è, ad esempio, quello che in medicina si definisce un big killer - sottolinea il presidente della SIED, Maria Caterina Parodi, direttore della Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva del Policlinico San Martino di Genova - e rappresenta la seconda causa di morte per tumori nei soggetti di sesso femminile e la terza in quelli di sesso maschile».

Secondo i dati più recenti in Europa si verificano circa 500mila nuovi casi all’anno di cui il 10% circa (50.000) in Italia, con 23.500 decessi l’anno. 

Ciò vuol dire che in Italia muore circa 1 paziente ogni 25 minuti di cancro del colon-retto. Per altro l’interruzione delle procedure endoscopiche e delle visite di screening nel periodo CoVid-19 ha già peggiorato le cose determinando un aumento del tasso di incidenza dei tumori colon-rettali che sarà del 23-25% nei prossimi anni.

Ecco che allora la prevenzione è fondamentale. «Tra i fattori di rischio per tale malattia - chiarisce la Parodi - ve ne sono alcuni immodificabili (storia familiare, alterazioni genetiche, presenza di determinate malattie intestinali) ed altri invece modificabili: sedentarietà, consumo di alcool, fumo, dieta. Ma tra questi ultimi il più importante, che incide per circa il 34%, è la mancata attivazione dei protocolli di screening di colonscopia il cui obiettivo è quello di intercettare eventuali precursori benigni del cancro o tumori ancora in fase precoce, la cui rimozione di fatto guarisce definitivamente il paziente».

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In particolare va evidenziato un dato allarmante che riguarda i programmi di screening per il cancro del colon retto: in Italia nelle regioni del nord e del centro l’estensione degli inviti a sottoporsi alla colonscopia raggiunge il 94 e il 93% dei cittadini rispettivamente, mentre nelle regioni meridionali raggiunge solo il 43% della popolazione. E di conseguenza mentre nelle regioni del nord e del centro l’adesione ad eseguire la colonscopia interessa rispettivamente il 50 e 36%, nelle regioni meridionali ciò avviene solo nel 31% dei casi.

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