Parkinson, da Napoli (Vanvitelli e Ceinge) nuove scoperte: si aprono prospettive per nuove cure

All'opera ricercatori di un network internazionale

I ricercatori del Lab di Neuroscienze Traslazionali del Ceinge diretto da Alessandro Usiello: da sx Francesco Errico, Anna Di Maio e Tommaso Nuzzo. nel tondo il prof. Usiello
I ricercatori del Lab di Neuroscienze Traslazionali del Ceinge diretto da Alessandro Usiello: da sx Francesco Errico, Anna Di Maio e Tommaso Nuzzo. nel tondo il prof. Usiello
di Ettore Mautone
Martedì 25 Luglio 2023, 12:51 - Ultimo agg. 26 Luglio, 08:03
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Un network internazionale composto da neuroscienziati, biochimici, neurologi e farmacologi ha messo in evidenza l’esistenza una nuova traccia neurochimica che correla i livelli cerebrali degli amino acidi D-serina e L-serine con la malattia di Parkinson. Questa ricerca è stata divulgata attraverso la pubblicazione di due articoli scientifici, strettamente interconnessi fra loro, sulla nota rivista internazionale di settore Neurobiology of Disease.

Il progetto di ricerca è guidato da Alessandro Usiello, ordinario di Biochimica Clinica presso l’Università “Vanvitelli”, è stata resa possibile grazie alla stretta collaborazione fra il CEINGE Biotecnologie avanzate Franco Salvatore di Napoli (nel quale Usiello dirige il Lab di Neuroscienze Traslazionali) con l'Istituto neurologico Mediterraneo Neuromed di Pozzilli, la Columbia University di New York, la Keio University school of medicine di Tokyo, l’Istituto di Neuroscienze di Bordeaux, le Università di Roma Tor Vergata e Cattolica Sacro Cuore, l’Università “Vanvitelli”, l’Università “Federico II” di Napoli e l’Università  di Cagliari.

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Grazie ai risultati di questa ricerca, sarà possibile in futuro testare innovativi approcci terapeutici volti a migliorare il quadro clinico e a combattere più efficacemente la progressione di questa devastante patologia. Ad oggi la cura del Parkinson, infatti, è limitata a causa degli effetti collaterali prodotti dai farmaci (le discinesie) e non è ancora riuscita a colmare i deficit cognitivi e comportamentali refrattari ai trattamenti al momento disponibili per i pazienti.

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