Pfizer seconda dose, Vaia: «Protetti già dopo la prima iniezione, va bene la seconda dopo 40 giorni»

Pfizer seconda dose, Vaia: «Protetti già dopo la prima iniezione, va bene la seconda dopo 40 giorni»
di Emilio Fabio Torsello
Venerdì 14 Maggio 2021, 15:00
4 Minuti di Lettura

Direttore dell'Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani, Francesco Vaia, qual è la situazione vista dal suo osservatorio?
«Nelle ultime due settimane abbiamo avuto solo notizie confortanti: stanno scendendo sia l'indice di contagiosità sia i ricoveri. La mortalità è ancora alta sebbene inizi a ridursi. È il segno che il vaccino e le terapie innovative stanno funzionando: la vaccinazione abbatte quasi completamente la mortalità e l'ospedalizzazione».

L'età media dei malati di Covid si sta abbassando?
«L'abbassamento dell'età media dei contagiati e dei ricoverati deriva proprio dai vaccini: abbiamo protetto le persone più anziane con il vaccino e dal momento che i vaccini sono sicuri ed efficaci il virus adesso colpisce chi non è ancora vaccinato, quindi i più giovani».

Lasciando da parte il discorso sui vaccini, sul fronte delle cure, qual è la situazione?
«Quando iniziò la pandemia siamo stati i primi a utilizzare antinfiammatori, farmaci retrovirali, etc.

Oggi siamo tra i primi a usare gli anticorpi monoclonali. E siamo nella fase 3 della sperimentazione degli anticorpi monoclonali da somministrare non per via endovenosa come accade adesso ma intramuscolo. È poi allo studio la possibilità di usare gli anticorpi monoclonali in chiave di prevenzione, per dare una immunità passiva sebbene limitata nel tempo».

Quando bisogna somministrare gli anticorpi monoclonali?
«Gli anticorpi monoclonali vanno somministrati nei primi giorni della malattia alle persone a rischio ingravescenza e che quindi hanno una o più patologie che unite al Covid - possono complicare il quadro clinico: ipertensione, grandi obesità e diabete mellito. Abbiamo visto che oltre il 90% delle persone trattate con l'anticorpo monoclonale nei primi giorni della malattia, non ha le conseguenze gravi dovute al Covid. Gli anticorpi monoclonali si possono ricevere attraverso il medico di famiglia o presso i pronto soccorso. Sul sito dello Spallanzani sono disponibili tutte le informazioni».

Cosa pensa della possibilità di dilazionare la seconda dose di Pfizer?
«Noi riteniamo che l'immunità possa durare tra i nove e i dodici mesi. La decisione di dilazionare nel tempo la seconda dose Pfizer mi trova d'accordo, sebbene auspico che questo accada per un tempo limitato. Abbiamo però elementi scientifici per dire che questo ritardo non pregiudica in alcun modo la protezione e l'immunità, considerato poi che già dopo la prima dose il corpo è protetto oltre l'80% dalla malattia. In Israele hanno organizzato il carnevale dopo aver vaccinato oltre metà della popolazione con la prima dose e il 40% con la seconda dose. Possiamo riuscirci anche noi. Quello che bisogna fare è approvvigionarci sempre di più e devo dire che la macchina della vaccinazione sta girando già in modo migliore rispetto a prima. Bisogna quindi mettere a sistema vaccinazioni e aperture. Dal Covid se ne uscirà solo mettendo a sistema la vaccinazione, incentivando le terapie innovative e disinnescando i luoghi del contagio: i trasporti, la scuola e le zone di socialità. Bisogna intervenire con un piano Marshall in questo senso prima della prossima riapertura delle scuole. Ma è necessario anche combattere questo nemico con il buon senso e un ottimismo che sappia guardare al futuro. Per dirla in napoletano: arricreiamoci».

In questi giorni si fa un gran parlare del blocco dei matrimoni. Ad oggi i matrimoni si celebrano con le persone in chiesa, quindi al chiuso, ma rispettando le regole antiCovid: perché poi non si può andare in un ristorante a festeggiare con un numero magari ristretto di amici e parenti?
«L'importante è usare sempre buonsenso e la responsabilità nel rispetto delle regole. Tra le altre novità, l'indice RT che misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva e determina i colori delle regioni andrà in pensione. L'RT è uno strumento obsoleto e superato. Bisogna parlare dell'incidenza ogni centomila abitanti, oltre al tasso di ospedalizzazione nei reparti ordinari e nei reparti di terapia intensiva. Più dei colori e di RT, ragionerei tenendo conto di questi tre parametri».

Cosa si rischia riaprendo?
«È giusto riaprire ma con gradualità e in modo sistemico, portando in parallelo le vaccinazioni all'estremo delle loro possibilità e mettendo in sicurezza i luoghi della socialità. In ogni scelta o decisione ci vogliono trasparenza, buon senso e responsabilità da parte di tutti». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA