il mondo prosegue inarrestabile la sua corsa nella produzione di vaccini per contrastare l'emergenza Covid. Prosegue a rilento però la produzione del vaccino indiano Covaxin, realizzato dalla compagnia farmaceutica Bharat Biotech. Il quotidiano The Times of India scrive che l'azienda, a otto mesi dal lancio della campagna vaccinale nazionale, fatica a incrementare la produzione. Krishna Ella, presidente e direttore operativo dell'azienda, ha annunciato che a ottobre l'offerta salirà a 55 milioni di dosi, 15 milioni in più delle attuali 35, ma sempre poco più della metà dei cento milioni mensili che la Bharat prevedeva di produrre. Il Covaxin, interamente elaborato in India, negli stessi tempi degli altri vaccini usati nel mondo, è stato somministrato anche al premier Narendra Modi, che si è sempre dichiarato orgoglioso del «vaccino indigeno».
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Ma la compagnia di Hyderabad, per via di numerosi problemi logistici, tra cui l'inadeguato approvvigionamento di alcune sostanze e le difficoltà nel delicato processo dell'infialamento, non ha raggiunto gli obiettivi. Non è chiaro se questo annuncio metterà in discussione la decisione del governo di Delhi, che la settimana scorsa aveva anticipato che da ottobre avrebbe ripreso le esportazioni, sospese cinque mesi fa per affrontare «in casa» la travolgente seconda ondata della pandemia. In India, oltre alla Bharat Biotech, opera il Serum Institute of India, la più grande azienda al mondo di vaccini, che produce il vaccino Astra Zeneca, chiamato in India Covishield. Il Paese è uno dei principali protagonisti dell'alleanza globale Covax, che fornisce ai 92 Stati economicamente più arretrati dosi gratuite. La sospensione del contributo di dosi da parte dell'India ha fatto segnare il passo anche a questa campagna internazionale.
India, 430 mln dosi di vaccini, ma la campagna stenta: ritardi di produzione, logistica e diffidenza
Numerosi ospedali privati indiani stanno intanto cancellando gli ordini per il vaccino Sputnik V, prodotto e distribuito in India dalla farmaceutica Dr Reddy, su licenza russa, dai primi di giugno.