Città del Vaticano – Anche in Nuova Zelanda è saltato il tappo che finora impediva di osservare con chiarezza l'estensione del fenomeno della pedofilia nella Chiesa cattolica: per la prima volta la conferenza episcopale neozelandese ha ammesso pubblicamente che dagli anni Cinquanta ad oggi i fatti accertati, riguardanti molestie e violenze a sfondo sessuale commessi da sacerdoti o da altri religiosi, hanno causato oltre 1000 vittime, la metà delle quali minorenni. Il 75% di questi presunti abusi si sono verificati prima degli anni Novanta, quando nella Chiesa i vescovi erano orientati ad osservare regole ben precise su come gestire gli abusi. La preoccupazione maggiore era di preservare il buon nome della istituzione che non tutelare le vittime.
In questo quadro, di conseguenza, maturava la cultura del silenzio e i preti abusatori venivano spostati da un posto all'altro, senza clamori, nella speranza che si ravvedessero, si curassero, ma senza che venissero denunciati per non causare scandalo.
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L'ammissione della Chiesa neozelandese è arrivata attraverso una dichiarazione che ha letteralmente choccato l'opinione pubblica.
Il rapporto è stato stilato dalla Chiesa neozelandese dopo che una commissione governativa (istituita nel 2018 dal primo ministro Jacinda Ardern) ha imposto ai vescovi di indagare sugli abusi. Questa indagine negli archivi interni probabilmente non ci sarebbe mai stata se due anni fa il governo non si fosse imposto, indicando possibili stime del fenomeno della pedofilia (si disse che fossero almeno 250 mila tra bambini e adulti vulnerabili abusati dagli anni 50). Oggi la fotografia sembra essere reale, ancorché terribile.
Il cardinale John Dew, presidente della Conferenza dei vescovi della Nuova Zelanda, in una dichiarazione ha chiarito che queste statistiche «sono orribili e sono qualcosa di cui vergognarsi profondamente».
Molti abusi nel corso degli anni si sono concentrati soprattutto dentro due strutture simbolo, la Marylands Schools e all'Hebron Trust. Ma evidentemente le segnalazioni che arrivavano alle diocesi sono state tutte tacitate nel tempo.