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Vaticano, i monsignori nottambuli che violano il coprifuoco. A Santa Marta spunta il cartello: «Basta rientrare all'alba»

Vaticano, i monsignori nottambuli che violano il coprifuoco. A Santa Marta spunta il cartello: «Basta rientrare all'alba»
Vaticano, i monsignori nottambuli che violano il coprifuoco. A Santa Marta spunta il cartello: «Basta rientrare all'alba»
di Franca Giansoldati
Articolo riservato agli abbonati
Martedì 20 Aprile 2021, 11:52
3 Minuti di Lettura

Città del Vaticano – L'episodio sta creando non pochi imbarazzi al di là del Tevere. Sono stati fermati dai carabinieri durante i controlli di routine che vengono fatti ogni notte, dopo le ore 22, quando scatta il lockdown imposto dal governo su tutto il territorio per contenere la pandemia. Si tratta di alcuni sacerdoti nottambuli che vivono nella Casa del clero di via della Scrofa, la stessa che utilizzava papa Francesco fino all'entrata del conclave nel 2013.

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Mentre rientravano hanno naturalmente dovuto dimostrare alle forze dell'ordine che erano fuori per motivi di servizio e fornire le ragioni attraverso l'autocertificazione, cosa che ha ovviamente richiesto la conferma del responsabile della Casa del Clero intitolata a Paolo VI, monsignor Paolo Ricca, lo stesso prelato che per conto di Papa Francesco dirige altre tre strutture vaticane in cui vivono seminaristi, sacerdoti, teologi, ex nunzi in pensione: a Via dell'Erba, vicino al Vaticano, a Via della Traspontina e la Casa Santa Marta, la residenza scelta dal pontefice dopo che è diventato Papa. Monsignor Ricca che vive a via della Scrofa si sarebbe dovuto svegliare nel cuore della notte un paio di volte e dare la conferma alle forze dell'ordine che i monsignori risiedevano effettivamente nella struttura, in zona extraterritoriale. 

Questi episodi hanno costretto il direttore a scrivere una nota interna che è stata affissa in bacheca perchè la potessero vedere tutti nella quale ovviamente lamentava la violazione delle regole, pregando i residenti a rispettare le misure governative. 

L'avviso

«Pur essendo spiacevole, sono costretto a richiamare ai Reverendi Ospiti la necessità di rispettare coscienziosamente il coprifuoco imposto dalle Autorità Stata. Mi sembra oltremodo fuori luogo e pericoloso che vi siano rientri in Casa alle 0,30, 2.00 e 2.15 di notte» ha scritto Ricca che aggiunge di seguito:  «Il sottoscritto pur essendo molto disponibile, non è tenuto ad alzarsi in piena notte per soccorrere qualche confratello incappato nei rigori delle Forze dell'Ordine. Pertanto a chi capita, spetterà l'onere di dimostrare chi sono, che cosa facevano in giro in piena notte o verso l'alba».

La Domus Paolo VI si compone di un centinaio di stanze, di cui solo una sessantina in questo periodo sono occupate stabilmente da residenti che lavorano o studiano nelle strutture pontificie o accademiche. Le quaranta stanze rimanenti, invece, sono libere perché con il covid non ci sono più prelati stranieri in transito a Roma, come normalmente accadeva.

Per contenere il Covid il regolamento interno alle residenze pontificie è piuttosto rigoroso: in mensa i tavoli non possono ospitare più di quattro commensali e per questo vengono fatti due turni e non si possono nemmeno ricevere visite. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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