Papa Francesco canonizza due santi simbolo dell'immigrazione: «Non aprire i porti è schifoso e criminale»

Papa Francesco canonizza due santi simbolo dell'immigrazione: «Non aprire i porti è schifoso e criminale»
Papa Francesco canonizza due santi simbolo dell'immigrazione: «Non aprire i porti è schifoso e criminale»
di Franca Giansoldati
Domenica 9 Ottobre 2022, 11:15 - Ultimo agg. 15:40
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Città del Vaticano – Papa Francesco si rivolge alla Chiesa (sempre più lacerata al suo interno da ampie spaccature) e mentre canonizza due santi italiani esempi indiscussi di inclusione degli immigrati, diffonde un potente messaggio all'esterno della Chiesa con l'intento di farsi ascoltare dal mondo della politica, tendenzialmente sordo all'immigrazione: «Ho paura quando vedo comunità cristiane che dividono il mondo in buoni e cattivi, in santi e peccatori: così si finisce per sentirsi migliori degli altri e tenere fuori tanti che Dio vuole abbracciare. Per favore, includere sempre: nella Chiesa come nella società, ancora segnata da tante disuguaglianze ed emarginazioni»

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L'appello del Papa

Poi a braccio ha aggiunto parole durissime verso quei governi che non aprono i porti. «E' scandalosa la esclusione dei migranti, anzi è criminale. Muoiono davanti a noi e così abbiamo il Mediterraneo che è diventato il cimitero più grande del modo. Una situazione peccaminosa, schifosa, criminale non aprire le porte a chi ha bisogno. Non escludiamo, non rimandiamoli nei lagher dove sono sfruttati e venduti come schiavi, pensiamo ai nostri migranti, sia quelli che muoiono che quelli che sono capaci di entrare: siamo capaci di essere fratelli o li sfruttiamo?»

«Se abbiamo un atteggiamento accogliente – non solo con le parole ma con gesti concreti – verso chi è lontano e verso tutti coloro che si avvicinano a noi, sentendosi inadeguati a causa dei loro travagliati percorsi di vita. Li facciamo sentire parte della comunità oppure li escludiamo?» La domanda la pone alla folla presente in piazza, tra cui il gruppo dei Mariachi più famosi del Messico, è densa di problemi che il fenomeno migratorio porta sempre inevitabilmente con se. Sul sagrato, tra le autorità presenti, c'è anche la ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese e Isabella Rauti, senatrice e responsabile del settore famiglia di Fdi.

In ogni caso è festa grande a San Pietro e in tutta la Chiesa per i due nuovi santi (italiani) che hanno realizzato in America Latina, durante l'epoca della massiccia emigrazione a cavallo dell'inizio del secolo scorso, opere non solo umanitarie e caritative ma sono stati punti di riferimento per la integrazione di milioni di migranti.

Artemide Zatti è un laico salesiano nativo di Boretto, il paese emiliano nel quale Guareschi ha ambientato la saga di Don Camillo e Peppone – il prete democristiano e il sindaco comunista fedele al partito che insegnavano gli opposti a dialogare -, mentre il secondo santo e' Giovanni Battista Scalabrini, già vescovo di Piacenza e fondatore della Congregazione dei Missionari di San Carlo in prima linea con il fenomeno dell'immigrazione. Entrambi sono figure alle quali Papa Francesco è particolarmente legato e per le quali ha seguito con attenzione tutto il complesso iter canonico che ha portato alla loro canonizzazione. Zatti è considerato una sorta di santo infermiere della Patagonia. Scalabrini, invece, per l'eredità enorme che ha lasciato alla Chiesa diventerà il patrono dei migranti. 

LE CANONIZZAZIONI

Scalabrini viene definito «un invito alla Chiesa, alla società e alla comunità internazionale a ricordare la corresponsabilità che abbiamo nell’accoglienza e nella protezione delle persone migranti e rifugiate, oltre all’impegno di promuovere il diritto allo sviluppo e alla pace per evitare le migrazioni forzate. Papa Francesco ci invita a seguire l’esempio del nostro fondatore» spiega il brasiliano padre Leonir Chiarello, superiore generale dei missionari scalabriniani. Scalabrini è nato a Fino Mornasco (Como) l’8 luglio 1839, è diventato sacerdote a 24 anni e nel 1887 ha dato vita ai missionari con l’associazione laicale “San Raffaele”: li voleva sulle navi, nei porti e nei Paesi di approdo a servizio degli emigrati italiani e di tutti i migranti che gli avevano toccato il cuore, perché costretti a lasciare l’Italia alla ricerca di un futuro migliore per le loro famiglie. E' morto a Piacenza a 65 anni, è stato beatificato il 9 novembre 1997 da Giovanni Paolo II. Per appoggiare la canonizzazione sono arrivate in Vaticano lettere di sostegno firmato da cardinali e vescovi di tutto il mondo che attestavano la devozione diffusa di un santo che non voleva abbandonare i migranti. profeta antesignano: non voleva far mancare ai migranti la vicinanza spirituale e materiale e non voleva abbandonarli nella fede. Credeva che dove vi è il popolo, lì deve esserci anche la Chiesa»

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