Papa Francesco riappare in pubblico dopo l'operazione, ringrazia per l'affetto ricevuto e pensa ai migranti morti a Kalamata

Bergoglio: "Dolore per le vittime in Grecia, il mare era calmo"

Papa Francesco si riappare in pubblico dopo l'operazione, ringrazia per l'affetto ricevuto e pensa ai migranti morti a Kalamata
Papa Francesco si riappare in pubblico dopo l'operazione, ringrazia per l'affetto ricevuto e pensa ai migranti morti a Kalamata
Franca Giansoldatidi Franca Giansoldati
Domenica 18 Giugno 2023, 12:28 - Ultimo agg. 14 Dicembre, 19:20
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Città del Vaticano – «Cari fratelli buon giorno. Voglio ringraziare subito tutti coloro che mi hanno mandato gli auguri e hanno pregato per me durante i giorni di ricovero al Gemelli. Questa vicinanza umana e spirituale è stata per me di grande conforto, grazie di cuore». Papa Francesco torna ad affacciarsi su piazza san Pietro dalla finestra del Palazzo Apostolico dopo la sospensione dovuta al decorso operatorio dell'intervento all'addome. I medici, la scorsa domenica, gli avevano suggerito di evitare ogni tipo di sforzo, persino il più lieve movimento, per non compromettere la cicatrizzazione dei punti di sutura a carico della parete addominale. L'Angelus precedente era così stato ridotto a momento privato e il pontefice, obtorto collo, aveva dovuto rinunciare alla tradizionale preghiera mariana domenicale dal balconcino del Gemelli come era stato fatto in precedenza.

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Il suo primo pensiero, espresso a braccio, al di fuori del discorso, è andato ai fedeli che lo hanno sorretto con l'affetto poi ha ribadito il dolore provato nel leggere le notizie del naufragio di migranti in Grecia. «Sembra persino che il mare fosse calmo».

Nella riflessione preparata e letta con voce forte e ferma, Francesco ha proposto ai fedeli qualche domanda sulla capacità di ognuno di affidarsi a Dio nei momenti più difficoltosi della vita. «Sappiamo sederci sulle ginocchia del Padre con la preghiera, con l’ascolto della Parola, accostandoci ai Sacramenti? E, infine, stretti a Lui, sappiamo infondere coraggio agli altri, farci vicini a chi soffre ed è solo, a chi è lontano e pure a chi ci è ostile?».

Francesco dice anche di essere scettico nei confronti dei «parolai», quelli che non mettono in pratica i dettami della fede. Poi ha assicurato i fedeli che – per chi crede - nessun uomo è solo sulla terra e «anche nelle difficoltà non perdiamo la fiducia. Ecco la prima cosa da dire alla gente: Dio non è distante, ma è Padre, ti conosce e ti ama; vuole tenerti per mano, anche quando vai per sentieri ripidi e accidentati, anche quando cadi e fai fatica a rialzarti e riprendere il cammino. Anzi, spesso nei momenti in cui sei più debole puoi sentire più forte la sua presenza».

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Papa Francesco è stato dimesso venerdi scorso dopo dieci giorni di ricovero ospedaliero. Secondo il chirurgo che lo ha operato, Sergio Alfieri, ora è in grado di tornare a svolgere l'attività di prima e viaggiare, naturalmente rispettando alcune accortezze relative alla convalescenza che si prevede lunga (non fare sforzi, perdere peso, riguardarsi un poco di più). «Potrà fare tutto più forte e meglio di prima». Uscendo dall'ospedale in carrozzella, con i giornalisti che lo aspettavano assiepati dietro le transenne, aveva scherzato: «Sono ancora vivo». 

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In questi giorni a Santa Marta il pontefice non ha interrotto le sue attività di governo e ha continuato a lavorare guardando le carte più importanti che gli mandavano i segretari, prendendo decisioni, rivedendo discorsi e, soprattutto, esercitando dietro le quinte il suo soft power per costruire attorno alla prossima missione del cardinale Matteo Zuppi a Mosca una piattaforma di fattibilità. La sua agenda prevede in settimana un incontro con due presidenti marcatamente filo-putiniani (e anti americani) capaci, dunque, di sfruttare potenziali canali di dialogo con Putin. Sono attesi in Vaticano il presidente brasiliano Lula e quello cubano Diaz. Con entrambi Papa Francesco ha consolidati rapporti di amicizia anche se la missione di Zuppi non si presenta facile date le premesse della vigilia. Putin, proprio ieri, ha liquidato anche il tentativo della delegazione degli stati africani, tra cui il sudafricano Cyril Ramaphosa. Poche ore prima i sei leader africani avevano incontrato a Kiev, sotto le bombe, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che era stato chiaro nel respingere le loro proposte. La delegazione non si è data per vinta e ha sottoposto anche a Putin un piano. Putin ha assicurato che la Russia «è aperta al dialogo con chiunque chieda la pace», e che sono gli ucraini a non volerlo. Il presidente è tornato a parlare di un accordo per il cessate il fuoco che secondo i russi Kiev aveva già siglato a Istanbul, alla fine di marzo del 2022, ma che gli ucraini hanno rinnegato dopo il ritiro delle truppe russe dalla regione di Kiev. Zelensky ha ribadito che non ci possono essere negoziati finché non ci sarà un completo ritiro delle truppe russe aggiungendo di non aver bisogno di una mediazione del Vaticano.

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Joe Biden ha, intanto, chiarito che per Kiev non ci sarà alcun percorso agevolato nella Nato rispetto alle normali procedure. Una possibilità alla quale si era mostrata invece aperta la Germania. Biden è poi tornato sull'annuncio fatto ieri da Putin che alcune testate nucleari tattiche russe sono già state dispiegate in Bielorussia e che il trasferimento previsto delle altre sarà completato entro la fine dell'anno. Una mossa «totalmente irresponsabile», l'ha definita l'inquilino della Casa Bianca


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