Rieti, peste suina: veterinari in arrivo dall'Europa

Cinghiali
Cinghiali
di Giacomo Cavoli
Venerdì 24 Giugno 2022, 00:10
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RIETI - Una delegazione di veterinari europei sarà a Rieti per raccogliere dati e informazioni sul caso di peste suina africana rilevato sulla carcassa di cinghiale rinvenuta il 26 maggio a Borgo Velino. È il pool di specialisti che la Commissione europea invierà a Rieti martedì 28 giugno, quasi un mese dopo l’istituzione della zona infetta dal Ministero della Salute, nei Comuni di Borgo Velino, Micigliano, Posta, Borbona, Cittaducale, Castel Sant’Angelo, Antrodoco, Petrella Salto e Fiamignano. I tre veterinari arriveranno a Rieti per confrontarsi con il gruppo dei loro colleghi della Asl di Rieti impegnati nel monitoraggio di tutte le possibili evoluzioni della peste suina. I tre esperti europei raccoglieranno dati e relazioni prodotte nell’ultimo mese sul primo e unico caso di peste rilevato in provincia di Rieti, valutando i risultati delle battute di ricerca che, finora, hanno portato a perlustrare 40 chilometri di territorio tra i Comuni di Borgo Velino, Micigliano, Antrodoco, Castel Sant’Angelo e, in minima parte, Cittaducale. Ricerche condotte dai cacciatori riuniti dalle associazioni venatorie su spinta della Asl, che però finora non hanno rintracciato nessun altra carcassa positiva al virus, ma soltanto gruppi di cinghiali vivi e in un apparente stato di buona salute.

Le ricerche.

Le ultime ricerche sui 40 chilometri esplorati si sono concluse a metà giugno: per consegnare al pool europeo dati quanto più possibili aggiornati, nei giorni scorsi giorni la Asl ha chiesto nuovamente aiuto alle associazioni venatorie, per riunire il maggior numero possibile di cacciatori da impiegare in nuove battute di ricerca che, tra domani e domenica, verrebbero chiamati (su base volontaria e a titolo gratuito) ad esplorare i circa 7-8 chilometri più prossimi all’area di Borgo Velino, per scongiurare fino all’ultimo la presenza di nuove carcasse di cinghiali infetti. Un’impresa ritenuta particolarmente onerosa dalle associazioni venatorie e legata perlopiù alla disponibilità fornita dai cacciatori, che in due soli giorni potrebbero non essere in un numero sufficiente per esplorare quasi dieci chilometri di territorio. Le adesioni delle doppiette non sono tuttavia mancate e continuano ad arrivare, perché in ballo c’è la consapevolezza che dati positivi e recenti da fornire al pool europeo potrebbero aiutare a ridimensionare la portata dell’emergenza nel Reatino, aiutando così a ridurre anche la durata della zona infetta.

Il rischio. Sullo sfondo si affaccia però il rischio che la zona infetta istituita nel Reatino il 1° giugno, possa protrarsi per un intero anno, fino al giugno 2023. Finora non c’è nulla di certo e si tratta solo di un’ipotesi ventilata nella riunione della scorsa settimana tra Regione e associazioni venatorie: alla base di una decisione del genere ci sarebbe la volontà di azzerare qualsiasi rischio legato alla presenza della peste suina che, in mancanza di ogni possibile riscontro in un intero anno, potrebbe portare la provincia di Rieti a proclamare lo scampato pericolo, evitando così le centinaia di macellazioni che rischierebbero di colpire gli allevamenti locali di suini. Dall’altra parte, tuttavia, mantenere per un anno la zona infetta rischierebbe di compromettere, nelle zone interessate, molte altre attività come la caccia, semplici passeggiate, raccolte di funghi e frutti.

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