Anzio, clochard grave in ospedale: «Mi hanno dato fuoco. Stavo dormendo, dei ragazzi mi hanno gettato alcol addosso»

L'agguato sarebbe avvenuto intorno alle nove di ieri mattina nei pressi di un'altra stazione della ferrovia che collega Roma ad Anzio, in prossimità della fermata "Padiglione"

Anzio, clochard grave in ospedale: «Mi hanno dato fuoco. Stavo dormendo, dei ragazzi mi hanno gettato alcol addosso»
Anzio, clochard grave in ospedale: «Mi hanno dato fuoco. Stavo dormendo, dei ragazzi mi hanno gettato alcol addosso»
di Ivo Iannozzi e Alessia Marani
Sabato 27 Aprile 2024, 06:41
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Terrorizzato a morte, con ustioni di primo e secondo grado sul collo, al petto e alle gambe. Kumar Ravinder, clochard di origine indiana di 42 anni, ieri mattina è sceso dal treno alla stazione di "Villa Claudia" ad Anzio, ha chiesto disperatamente aiuto alle persone che erano in banchina. Ha chiesto un cellulare per potere dare l'allarme al 112. «Hanno provato a darmi fuoco», ha gridato in un italiano stentato. Confuso, a malapena in grado di parlare, quasi nudo perché si era tolto gli abiti che avevano preso fuoco. L'uomo è stato subito soccorso dagli agenti del commissariato del litorale a sud di Roma ma anche da un'ambulanza dell'Ares 118. I sanitari lo hanno accompagnato con urgenza prima agli ospedali riuniti della cittadina dello Sbarco poi al centro grandi ustionati del Sant'Eugenio dell'Eur, a Roma dove è arrivato in codice rosso. I medici stanno curando le sue lesioni, per fortuna non è in pericolo di vita. Ma chi è stato?

IL LUOGO

Sul caso stanno indagando gli investigatori del distretto di polizia. Si cercano riscontri al racconto. Kumar prima di essere preso in carico dai sanitari è riuscito a dare una descrizione sommaria del luogo dove sarebbe accaduto il fattaccio. «Stavo dormendo nel mio giaciglio nei pressi di un cavalcavia, all'improvviso sono spuntati dei ragazzi. Mi hanno gettato dell'alcol addosso». L'agguato sarebbe avvenuto intorno alle nove di ieri mattina nei pressi di un'altra stazione della ferrovia che collega Roma ad Anzio, in prossimità della fermata "Padiglione".

Gli investigatori hanno battuto l'area e cercato l'accampamento nei pressi del capannone industriale abbandonato della ex Palmolive. Ma in quel posto non sarebbero stati trovati segni riconducibili a focolai. Gli agenti non hanno trovato il luogo esatto. Il clochard, naturalmente, era sconvolto e potrebbe non essere stato in grado di indicare con esattezza dove è stato aggredito. Di certo ha riportato le ustioni. Per questo i poliziotti anche nelle prossime ore proseguiranno nelle ricerche attivando anche i colleghi della polizia Scientifica per i rilievi del caso. Contemporaneamente, gli agenti stanno analizzando le immagini registrate dagli impianti di videosorveglianza presenti nelle stazioni di Padiglione e Villa Claudia.

IL PRECEDENTE

Le indagini sono solo all'inizio. Il grave episodio riporta alla mente un altro drammatico fatto che sconvolse il litorale romano 15 anni fa. Era l'alba del 2 febbraio 2009 quando Singh L., un altro clochard indiano di 36 anni, venne aggredito dal branco nella sala d'aspetto della stazione ferroviaria di Nettuno. Nel commando c'erano tre italiani di cui uno minorenne. A loro i carabinieri arrivarono nel pomeriggio. Si trattava di un gruppo violento, secondo gli inquirenti, quel giorno alla ricerca di un barbone al quale «dare una lezione». Agghiaccianti le deposizioni al processo per il tentato omicidio. Nel fare scaricabarile, gli autori cercarono di rimpallarsi le responsabilità additando soprattutto uno dei ragazzi: «Già due settimane fa voleva appiccare il fuoco a un altro barbone che gli aveva negato una sigaretta. "Je do foco", diceva». I tre, secondo l'accusa, avrebbero deciso di trasformare il barbone che dormiva alla stazione in una torcia umana «per noia». L'episodio fu definito «raccapricciante» dall'allora Capo dello Stato Giorgio Napolitano e destò una grande indignazione tra gli abitanti del litorale che, di fatto, poi adottarono e si presero cura del clochard.

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