De Luca, meglio di un giallo: il colpevole è un maggiordomo

Siamo proprio sicuri che la linea degli insulti a raffica non ci mandi a sbattere?

Rifiuti nel sottosuolo
Rifiuti nel sottosuolo
di Vittorio Del Tufo
Sabato 2 Marzo 2024, 09:02 - Ultimo agg. 3 Marzo, 12:00
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Salvare Port'Alba? Noi ci crediamo

Un consorzio di imprenditori in campo per salvare Port’Alba. Diciassette librai, editori e artigiani che hanno deciso di fare squadra, con l’Associazione Culturale Port’Alba, per tutelare un tesoro della città e della nostra memoria, a cominciare dal restauro dello storico Arco che cade a pezzi. Un interlocutore unico per il Comune, un’iniziativa concreta dopo anni di omissioni, scempi e occhi chiusi.

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Napoli non dimentica don Pedro

Napoli non ha dimenticato il suo monumentale don Pedro de Toledo e non ha dimenticato nemmeno l’origine dei Quartieri, che furono chiamati Spagnoli proprio perché il fumantino vicerè decise di confinarvi le sue guarnigioni militari.

Purtroppo le spoglie di don Pedro riposano lontano da Napoli, ed esattamente nel Duomo di Firenze, dove l’artefice della trasformazione urbanistica della città morì, nel 1553, prima che il suo mausoleo venisse portato a termine. La buona notizia è che il monumento funebre di Pedro Álvarez de Toledo nella Basilica di San Giacomo degli Spagnoli torna a splendere grazie ai lavori di restauro resi possibili da Capri Group e all’associazione Friends of Naples. La città ringrazia. E anche don Pedro.

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Più rispetto per il sottosuolo

Chi non ringrazia, anzi chiede e pretende rispetto, è il sottosuolo della città, invaso da centinaia di migliaia di metri cubi di rifiuti lanciati dai napoletani, nel corso di decenni, in fondo alle cavità attraverso i pozzi. L’allarme, ripreso da Paolo Barbuto sul Mattino, è stato lanciato dalla società Ingeo che si è aggiudicata il bando per le verifiche nella “città di sotto”. Che continua a custodire segreti ma anche a ingoiare nefandezze. Nelle viscere della metropoli tutto si confonde: mito, storia, leggende, archeologia e monnezza.

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Di sciabola e di fioretto

Il colpevole, dunque, è il sindaco Manfredi. Che anziché combattere preferisce «chiedere la carità». Era inevitabile che nel mirino del Governator Furioso finisse, alla fine, anche il sindaco del dialogo. È a lui che De Luca, senza nominarlo, si rivolge quando afferma che «c’è chi, nelle istituzioni, preferisce la logica da maggiordomo per avere risorse piuttosto che difendere i diritti come si fa da uomini e non da servi». Parole piuttosto sprezzanti - ma si sa, è da tempo che De Luca ha deciso di indossare i guantoni da boxe - che però fanno a pugni con i risultati portati a casa dal sindaco su vari fronti (Patto per Napoli, periferie, Bagnoli) rimasti immobili per anni. La linea del dialogo, evidentemente, comincia a pagare. Siamo proprio sicuri che quella degli insulti a raffica non ci mandi a sbattere? 

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