Il cortocircuito di piazza San Carlo

Il cortocircuito di piazza San Carlo
di Federico Monga
Sabato 14 Aprile 2018, 09:22 - Ultimo agg. 16 Aprile, 11:34
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«Una ringhiera vi ha messo in ginocchio, avete calpestato bambini e donne con un petardo, ve ne accorgete solo quando vi tocca la pelle, c’è chi si alza senza la propria famiglia, sotto le macerie di una casa distrutta, senza acqua né cibo, contro le più grandi forze mondiali». Questo è il post, scritto su Facebook da Sohaib Bouimadaghen, 19 anni, origini marocchine ma nato in Italia, il giorno dopo aver scatenato il panico tra i 30mila torinesi che in piazza San Carlo stavano assistendo alla finale di Champions Juve-Real. Per mesi il corto circuito mediatico aveva sostenuto la tesi della psicosi da attentato Isis. Con gli arresti di ieri la Procura ha svelato la vera causa del fuggi fuggi che provocò oltre 1500 feriti e uccise una ragazza. Insieme con altri sette ventenni, tutti immigrati di seconda generazione, Sohaib ha utilizzato spray al peperoncino e petardi per stordire e rapinare alcuni tifosi. Vantandosi dell’accaduto, sui social ha fatto allusioni ai bombardamenti in Siria puntando il like contro «le più grandi potenze mondiali che calpestano donne e bambini». Il giorno dopo è andato per negozi a spendere i soldi della rapina alla ricerca di scarpe Nike e iPhone, due dei maggiori simboli globali dell’Occidente infedele. Fa impressione che, di questi tempi, sia i terroristi, sia un giovane delinquente con il cervello in pappa, e non a caso soprannominato «Budino», possano fare male allo stesso modo. 

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