Il bamboccione sfrattato. Ma negli Usa

Il bamboccione sfrattato. Ma negli Usa
di Federico Monga
Giovedì 24 Maggio 2018, 07:00
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Che gli Stati Uniti non fossero la patria dei bamboccioni ma dei pionieri, e quindi dell'ascensore sociale che funziona come in un grattacielo di Manhattan, lo si era capito da tempo. Ma ieri lo ha scolpito sulle tavole della legge anche un giudice dello Stato di New York. In tribunale erano finiti Michael Rotondo e i suoi genitori Mark e Cristina. Papà e mamma non ne potevano più del figliolo nullafacente con la barbetta, i capelli lunghi e gli occhialini (solo quelli) da intellettuale che passava le giornate a bighellonare tra camera da letto e salotto. Dopo anni di discussioni in tinello, hanno deciso di fare causa e l'hanno vinta. Il giudice ha sentenziato lo sfratto immediato, insensibile alle richieste di quell'uomo anagraficamente fatto che ha tentato un'ultima, infantile proroga di sei mesi.

La sentenza americana fa a pugni con le decisioni, ormai ricorrenti, prese dai nostri magistrati. Non ci resta allora che unirci all'invidia per i coniugi Rotondo di Gino Cecchini che, come ha stabilito per ben due volte il tribunale di Pordenone, da mesi deve sganciare alla figlia, in cronico ritardo con gli esami all'università, 500 euro «necessari alle spese personalissime e ludico-ricreative, anche straordinarie». Non lamentiamoci, però, che da noi l'ascensore sociale funziona come un attempato montacarichi di un ospedale pubblico in una regione da anni in dissesto finanziario.

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