L'ossimoro caprese

L'ossimoro caprese
di Federico Monga
Venerdì 13 Aprile 2018, 09:36 - Ultimo agg. 16 Aprile, 11:33
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È proprio una scalogna vivere a Capri. Alzarsi la mattina e non vedere il grande raccordo anulare di Roma ma i Faraglioni. Aprire la finestra e non respirare una boccata di smog della Bassa Padana ma la brezza marina che soffia dal Golfo. Non potersi avviare al lavoro in coda tra i tir lungo la variante di valico dell’Appenino ma passeggiare tra i tavolini della Piazzetta. Non potersi candidare al Comune di Taranto in crisi per l’Ilva ma incassare l’Imu tra le 10 più alte d’Italia e una tassa di sbarco da 2,5 euro da 180mila turisti all’anno.

Non poter invecchiare alla fermata del C41 in attesa di arrivare al Vomero ma prendere il bus ogni 10 minuti, pagando la metà dei non residenti. Con tutte queste sfortune il sindaco ha pensato bene di aderire al referendum, insieme alla Sardegna (altra landa desolata) e a 31 isole italiane, per cambiare la Costituzione in modo da ottenere lo status di «area svantaggiata». Certo, l’ospedale Capilupi è in condizioni pessime. Ma al Loreto Mare se la passano meglio? Certo, chi va a lavorare a Capri deve sostenere spese extra.

Ma i pendolari da Napoli a Roma viaggiano gratis? I disagi capresi sono reali ma anche un piccolo costo per chi ha scelto di vivere in paradiso. Raccogliere le firme per essere considerati «svantaggiati» è un ossimoro nell’isola del jet set. Il rischio, nell’Italia dei mille campanili, è che Terni risponda pretendendo di trasferire la Grotta Azzurra di fronte alle acciaierie. 

federico.monga@ilmattino.it
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