Quando l’inciucio è uno schiaffo (all’italiano)

Quando l’inciucio è uno schiaffo (all’italiano)
di ​Federico Monga
Venerdì 27 Aprile 2018, 09:35
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Riusciranno i nostri eroi a fare un governo? Ecco un bestiario, ridotto all’osso, di questi ultimi 50 giorni per capire come stanno procedendo queste consultazioni e dove andranno a finire. Clemente Mastella: «Il consiglio che ho dato a Berlusconi è dirgli che Salvini tenta di fotterlo». Denis Verdini: «Per il governo io confido molto nel Vinitaly, da ubriachi si fa meglio». Berlusconi a Mattarella, al secondo giro al Quirinale, dopo l’eliminazione della Juve in Champions: «Tifo sempre per l’Italia, ho sperato che battesse il Real e vincesse la Coppa». Salvini pochi secondi dopo: «Presidente posso? Ma io ho goduto». Alessandro Di Battista, il giorno successivo: «Non si può pensare che il cambiamento possa passare attraverso quel ventriloquo che ieri muoveva le labbra di Salvini e lo trattava come Dudù, anzi probabilmente Berlusconi Dudù lo tratta meglio». Il presidente del Pd Matteo Orfini, dopo le consultazioni con Fico: «Non cambia nulla, il contratto M5S è fiction». Ma la sintesi migliore di fronte della telenovela politica tra i colli romani resta, per distacco, quella dell’ex senatore Antonio Razzi (non è uno scherzo ha detto proprio così): «È stato la legge elettorale che è una legge che bisogna fare per forza inciucio, è inutile che urlano e che dicono niente inciucio, poi le conseguenze lo tirerà gli italiani alla prossima votazione a chi ha fatto l’inciucio che invece aveva promesse niente inciucio». Tutto chiaro? 
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